Recensione Ragione e sentimento (1995)

Nello sceneggiare e adattare per il grande schermo "Sense and Sensibility", il primo romanzo pubblicato dalla scrittrice inglese, Emma Thompson e Ang Lee sono riusciti ad evocare il piccolo mondo ipocrita e capriccioso che la Austen, cresciuta tra i ricevimenti e le chiacchiere della piccola nobiltà agraria della provincia inglese tra Settecento e Ottocento, ci ha lasciato nei suoi libri.

Elinor e Marianne

Il fascino della prosa di Jane Austen è nel rigore, nella luminosa precisione che ne fa uno dei più alti vertici di perfezione mai raggiunti dalla letteratura in lingua inglese, accompagnata com'è dall'ironica denuncia delle meschinità umane e allo stesso tempo dall'ammirazione per intelligenza e bontà d'animo.
Nello sceneggiare e adattare per il grande schermo "Sense and Sensibility", il primo romanzo pubblicato dalla scrittrice inglese, Emma Thompson e Ang Lee sono riusciti ad evocare il piccolo mondo ipocrita e capriccioso che la Austen, cresciuta tra i ricevimenti e le chiacchiere della piccola nobiltà agraria della provincia inglese tra Settecento e Ottocento, ci ha lasciato nei suoi libri.

La sceneggiatura della Thompson, premiata da un Oscar e da un Golden Globe, pur rimaneggiando dialoghi e anche alcuni punti chiave del plot del romanzo, mantiene in primo piano le anime della scrittura Austeniana: lo humour, il romanticismo e il problema della condizione femminile del tempo. Quest'ultimo punto sembra essere particolarmente caro alla Thompson, che focalizza l'interesse sulle figure centrali della storia - le due sorelle Elinor e Marianne Dashwood - ancor più di quanto non avvenga nel libro della Austen.
Elinor e Marianne sono entrambe giovani donne brillanti e colte, cui gli schemi, i doveri, le aspettative in cui s'inquadra il loro sesso stanno stretti; ma mentre Elinor, la maggiore, si rassegna al sacrificio dei suoi sentimenti e delle sue aspirazioni, Marianne sceglie di seguire sempre e comunque le ragioni del suo cuore impetuoso.
Kate Winslet, appena diciottenne al tempo delle riprese, ha tutta la bellezza, la passione, la fierezza e la fragilità di Marianne Dashwood; ma è Elinor - il personaggio interpretato dalla Thompson - a conquistare incondizionatamente le simpatie dello spettatore. Sin dalle prime scene, il suo ruolo nel ménage familiare si rivela nella sua importanza; è Elinor a prendere sulle spalle tutte le responsabilità della casa dopo la morte improvvisa del padre; è lei sola a consolare il dolore della madre, perché Marianne è troppo presa dal suo; è lei a tentare di placare le smanie ribelli della piccola Margaret, la minore delle sorelle Dashwood, a cercare una nuova sistemazione per la famiglia e a mantenere civili i rapporti con il fratellastro e la cognata, che vengono a prendere possesso della proprietà. Elinor pensa a tutti e nessuno pensa a Elinor, ma in lei c'è troppo amore e troppo buon senso perché possa provare malanino di fronte all'egoismo dei suoi familiari.

Naturalmente, anche la vicenda romantica che costituisce il nodo fondamentale dell'intreccio è segnata dalla differenza tra le due sorelle: Elinor si tira saggiamente e silenziosamente indietro quando la famiglia dell'uomo che ama interviene per prevenire il fidanzamento, mentra Marianne finisce per "compromettersi" con un uomo che l'abbandona per la dote favolosa di un'altra. Ma non è la malignità altrui a turbarla - perché da quella nemmeno Elinor, con la sua condotta irreprensibile, è al sicuro. Marianne giunge a un soffio dal morire in nome del suo sogno d'amore, ed è ancora una volta la sorella, con le sue cure instancabili e con l'unica istanza egoistica che pronuncia in tutto il film ("Marianne, non lasciarmi sola"), a riportarla alla vita. Ma qualcosa in Marianne si spegnerà ugualmente, e per sempre. La sua forza vitale, la sua esuberanza, la sua passione, sono il fatale sacrificio che questo giro di boa le imporrà: e una Marianne molto diversa, una Marianne molto più simile ad Elinor, potrà sposare un uomo rispettabile e generoso che l'adora e realizzarsi così nei vincoli che impone la società in cui vive.
Mentre la sorella ridimensiona se stessa e i suoi desideri, il destino di Elinor è di vedere i suoi sogni diventare inaspettatamente realtà, senza aver mai mancato ai suoi principi. Ma a dispetto del finale, apparentemente conciliante e gioioso, resta l'amarezza per la perdita della straordinaria vitalità di Marianne, vittima di un mondo che nega alle donne la possibilità di esprimere se stesse e non offre loro altro che una scelta: il matrimonio o l'ostracismo.

Movieplayer.it

4.0/5