Edward Norton: "Non ho riti, solo l'ossessione di non essere all'altezza"

A Locarno, la star di Fight Club ripercorre la propria carriera esaltando i registi con cui ha lavorato e confessando le proprie passioni e debolezze.

Schivo e schietto, l'antidivo Edward Norton ha animato l'avvio della 68° edizione del Festival di Locarno, chiamato a mettere in atto misure di sicurezza straordinarie per arginare l'affetto del pubblico nei confronti dell'attore. Affetto ricambiato con parsimonia, visto che Norton ha schivato gli assalti dei fan desiderosi di autografi e selfie concedendosi col contagocce. Eppure a Locarno Edward sembra essersi proprio divertito e si è mostrato talmente rilassato da ringraziare pubblicamente lo sponsor che ha permesso la sua venuta per avergli offerto "una piacevole vacanza sul lago". Il protagonista di Fight club non ha certo peli sulla lingua e in passato si è distinto sui set per il carattere non proprio accomodante, ma con la maturità è arrivata una nuova consapevolezza di sé che lo spinge a focalizzarsi soprattutto sul mestiere di attore e, possibilmente, di sceneggiatore e regista.

Locarno 2015: un bel primo piano di Edward Norton
Locarno 2015: un bel primo piano di Edward Norton

"Ho cominciato a recitare in un teatro di New York. Non mi limitavo a stare in scena, ma scrivevo anche i copioni. Ho sempre amato molto la scrittura, mi interessa esplorare i vari mestieri che ruotano intorno alla recitazione" racconta l'attore, ripensando agli esordi. "Quando sono approdato al cinema, ho avuto la fortuna di esordire col botto. I miei primi tre film sono stati Schegge di paura di Gregory Hoblit, Tutti dicono I love you di Woody Allen e Larry Flynt - oltre lo scandalo di Milos Forman. I film realizzati con Woody Allen e Forman li ho girati prima che uscisse Schegge di paura, perciò i miei primi tre film sono state esperienze pure. Nessuno mi conosceva, non c'erano fattori esterni che influenzassero il mio lavoro". Edward Norton rivendica un rapporto simbiotico con i cineasti con cui lavora e sottolinea la centralità della relazione regista-attore. "Milos Forman era uno dei miei idoli, ero affascinato dalla sua metodologia di lavoro e dai risultati ottenuti. Milos è stato molto generoso con me, è stato un mentore, mi ha permesso di stare seduto con lui in sala di montaggio per veder crescere il film giorno dopo giorno. Mi ha insegnato che l'obiettivo non è recitare perfettamente, ma esplorare il personggio, sperimentare".

Da Walt Disney a Fight Club

Locarno 2015: Edward Norton con in mano il Pardo d'oro offerto da Moet Chandon
Locarno 2015: Edward Norton con in mano il Pardo d'oro offerto da Moet Chandon

Quando gli viene chiesto quali sono le pellicole che hanno influenzato la sua formazione, Edward Norton si dimostra più eclettico del previsto partendo da lontano e confessa che "la prima passione cinematografica sono stati i film Disney per ragazzi, titoli come Incredibile viaggio verso l'ignoto; poi è arrivata la passione per Guerre stellari che ricordo di un aver visto in un meraviglioso cinema di Baltimora, dove sono cresciuto, e ha avuto un impatto pazzesco su di me. Crescendo mi è nata la passione per Woody Allen, Io e Annie e Manhattan mi hanno insegnato come si possa raccontare una storia in modi tanto diversi e poi c'è stata la scoperta di Spike Lee e del suo Fa' la cosa giusta. Spike, col suo stile provocatorio, è riuscito a riprodurre sullo schermo la tensione che si respirava nelle città americane negli anni '80". Nel 1999 è arrivato il felice incontro con David Fincher che ha voluto Norton protagonista di Fight Club regalandogli un ruolo iconico in una pellicola che ha fatto storia. Dai retroscena che Norton ci ha raccontato, si evince che anche la genesi del film è stata tutt'altro che tradizionale: "Quando David ci ha proposto di recitare nel suo film non ci ha inviato il copione, ma ha preferito mandarci il romanzo di Chuck Palahniuk. L'ho apprezzato molto, era cupo e divertente, ma avevo molta difficoltà a immaginarmi in un ruolo così diverso da me. Quando ho capito che il film era un'esperienza emotiva fortissima, ho cominciato ad apprezzare il lavoro. Ho lavorato a lungo con David allo script. In principio era quasi una rappresentazione shakesperiana, mi ci è voluto un po' di tempo per convincermi che potevo superare i miei limiti. Alla fine sono stato soddisfatto del risultato e ho imparato che quando ho la sensazione di non essere adatto a un ruolo, che è troppo per me, devo tentare perché il risultato può essere interessante".

Troppo iroso per Hulk?

Edward Norton è noto per essere un perfezionista oltre che un intellettuale, retaggio dell'eredità materna visto che la genitrice è insegnate d'inglese, ed è anche risaputo che i suoi screzi con con la produzione de L'incredibile Hulk hanno causato il suo allontanamento dal franchise, ma quando gli viene chiesto un ricordo di quell'esperienza non si sbilancia, ammettendo di non essere "pregiudizialmente contrario ai franchise. Sul set di Hulk mi sono divertito con tutti quegli effetti speciali, ma è ovvio che questo tipo di film non è la mia priorità che è, invece, girare Birdman o i film di Wes Anderson". Proprio riguardo al metodo di lavoro di Wes Anderson, Norton svela un buffo segreto: "Prima di girare, Wes crea delle sequenze animate che riproducono le scene che ha in mente in cui doppia tutti i personaggi. Per noi attori è facilissimo. Basta ripetere quello che ha fatto lui, è come essere marionette nelle sue mani. Se guardi con attenzione i suoi film, capisci che, sotto la superficie e lo humor slapstick, Wes è un maestro delle emozioni". Edward Norton confessa che in fondo, lavorare con registi di cui sei fan, rende tutto più semplice. "Quando hai fiducia nel lavoro di un regista, devi metterti nelle sue mani. D'altronde proprio David Fincher ha dichiarato 'L'aspetto migliore del fare un film è che collabori con le persone e il peggiore è che collabori con le persone'".

E alla fine arriva l'Oscar

Birdman: Michael Keaton sfida Edward Norton in una scena del film
Birdman: Michael Keaton sfida Edward Norton in una scena del film

Trovandosi Edward Norton davanti, è impossibile non parlare di Birdman e della sua straordinaria performance nel film. "Sono grato ad Alejandro, ha girato dei film meravigliosi. Credo che Biutiful sia un capolavoro, ma con Birdman è riuscito a girare un film completamente diverso dai precedenti a livello emotivo e a livello tecnico. Non somiglia a nessun altra opera che ho visto". Per stuzzicare la stampa, a Venezia Inarritu aveva confessato che la satira a certi personaggi dell'industria di Hollywood presente nel copione è opera dello stesso Norton, ma lui si schernisce ridendo: "Non è vero, Alejandro vuole scaricare su di me la responsabilità. In realtà in tutti i personaggi del film c'è un po' di lui. Birdman è una seduta di autoanalisi. La satira che è nel film è stata fatta con amore, perché molti dei personaggi a cui alludiamo sono miei amici. La verità è che Alejandro ha un temperamento latino, è molto teatrale, ha una fortissima personalità. Più che criticare gli altri, è concentrato su di sé quindi le critiche sono rivolte a se stesso". Il futuro prossimo di Norton è fare ritorno dietro la macchina da presa, dopo la fugace esperienza di Tentazioni d'amore, adattando il romanzo Motherless Brooklyn e inoltre sta producendo la serie tv Lewis and Clarke. "La storia di Motherless Brooklyn è un veicolo per esplorare un periodo della storia di New York che mi interessava, ma per Lewis and Clarke ho guardato alla tv perché era una vicenda troppo vasta per essere contenuta in un film. Per un attore non c'è differenza, è una sfida interessante dal punto di vista industriale. Cary Fukunaga è un mio caro amico e con la prima stagione di True Detective ha fatto un lavoro incredibile. Io non ho pregiudizi sulla forma, mi concentro solo sul materiale. La tv permette di creare nuove opportunità di lavoro democratiche. Tutto sta cambiando, il cinema, il giornalismo. Prima le critiche negative sul New York Times influenzavano la vita di un film, ora le persone vanno su Metacritic, hanno una voce, credo che sia grande cambiamento. Anche il crowdfunding sembra una cosa simbolica, ma sono segnali tutti segnali di come il mondo sta cambiando e anche il cinema sta tentando di riprodurre questa nuova realtà".