Eat the rich: La saga GameStop, la recensione: investire è un gioco a perdere

La recensione di Eat the Rich: la saga GameStop. Non fatevi trarre in inganno: dietro la docu-serie Netflix non si nasconde il racconto della nascita e del crollo del colosso di acquisti videoludici, quanto un saggio finanziario su come un manipolo di alcuni sognatori ha tentato di rivalutare l'azienda sul mercato azionario, fino a realizzare l'impossibile.

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Eat the Rich: la saga GameStop - un bizzarro momento della serie

C'era una volta l'acquisto in negozio. Una semplice azione compiuta in un'epoca a noi vicina, eppure lontana secoli. C'era una volta l'acquisto in negozio, un tempo in cui il carrello della spesa si sostituiva al puntatore del computer, e il tasto "acquista" aveva le fattezze di una mano che toccava, testava, sostenuta da una mente che elaborava, pensava, decidendo se un prodotto fosse meglio di un altro.
C'era una volta, e paradossalmente c'è ancora, GameStop, negozio di rivendita videoludica che al contrario del suo fratello gemello Blockbuster, ha superato le crisi, lasciando vivere ancora qualche coraggiosa filiale in città più o meno grandi, o all'ombra di insegne luminose e accecanti tra i corridoi di centri commerciali.

Come sottolineeremo in questa recensione di Eat the Rich: La saga GameStop, la docu-serie Netflix firmata da Theo Love scava a fondo - o almeno ci prova - nell'universo di questo universo aziendale, tentando di risalire alle motivazione che hanno permesso a GameStop, sopratutto in tempi di pandemia, di sopravvivere all'onda d'urto che ha visto sbarrare la porta di entrata di innumerevoli imprese. Un salvavita momentaneo, dato da una crescita finanziaria nata in seno al mondo di Reddit, e che ha visto nascere, crescere e appassire conti, fortune e investimenti tutti legati a un solo nome: GameStop.
Eppure, il pacchetto estetico con cui viene presentata la narrazione, per quanto accattivante, non trova un proprio correlativo dal punto di vista della narrazione, lasciando che le testimonianze rimangano in sospeso, e le spiegazioni cadano nella tortuosa inconcludenza.

Eat the Rich: la saga GameStop - La trama

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Eat the Rich: la saga GameStop - una scena della serie

Un anno e mezzo fa, chiusi tra le mura domestiche, molti americani si sono ritrovati senza lavoro. Cittadini comuni, azionisti illitterati, grazie a un'app come Robin Hood, hanno iniziato a investire i propri risparmi, spinti dai consigli forniti dalla comunità di Reddit. Il risultato? Un'azienda sull'orlo del fallimento come GameStop si ritrova tra le voci più quotate in borsa e le sue azioni volano in alto, "fino alla luna". Ma come ogni sogno, arriva anche per GameStop e i suoi azionisti il momento di svegliarsi, e tutto crolla.

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Eat the Rich: la saga GameStop - un'immagine della docuserie

È un viaggio in tre tappe quello compiuto da Theo Love con il suo Eat the Rich: la saga GameStop. Un itinerario che parte dagli albori, dalla nascita del franchise e del suo crollo, passando per un mini-saggio sul mondo della finanza, per concludersi infine con l'implosione fatale delle azioni dell'azienda, un tesoretto che si squaglia come neve al sole, lasciando tra le mani di quegli investitori che non hanno venduto in tempo i propri titoli, tante speranze e pochi guadagni.
Eppure, quello che a primo acchito pare un percorso lineare, fatto di ampi rettilinei, si tramuta in una serie continua di tornanti accidentati che bloccano il fluire delle informazioni, rendendo la comprensione del testo poco chiara e tanto oscura. Non basta il montaggio a inserti, dove a fare capolino tra una testimonianza e l'altra, ci sono spezzoni di cartoni animati, e sketch divertenti, atti ad alleggerire il macigno nozionistico che si nasconde dietro ogni parola proferita e ricordo recuperato. Per quanto d'impatto, l'aspetto estetico e l'alone di divertissement che avvolge lo scorrere dell'opera, non suppliscono una narrazione che tanto vorrebbe dire e poco spiega. Confusionarie e poco lineare, la messa in sequenza delle varie informazioni è un'accozzaglia di dati e sguardi in camera. Cerca di essere leggero e accattivante come La grande scommessa, Eat the Rich: la saga GameStop, ma finisce per rivelarsi una sua brutta copia, una scommessa mancata che respinge la curiosità di uno spettatore disorientato e destabilizzato per l'incapacità di gestire la mole di informazioni fornitegli in un tempo esiguo e in una maniera così sconclusionata.

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A lezione impreparati

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Eat the Rich: la saga GameStop - una scena della docuserie

Il mondo di coloro che si apprestano ad affrontare un documentario sulla finanza e sugli investimenti si divide in due: chi sa, e chi non sa, ma vuol capire. Beati i primi dinnanzi a un prodotto come Eat the Rich: la saga GameStop, perché sanno quel che viene loro detto. Ci provano gli sceneggiatori a raccogliere tutte le nozioni basilari del mondo degli investimenti, spiegando con elementarità le regole del gioco, ma tra tecnicismi e definizioni date per scontate (oppure, al contrario, fin troppo esplicate) il documentario finisce per travolgere in uno tsunami di interrogativi mai soddisfatti il proprio spettatore, lasciandolo nuotare in queste torbide acque senza salvagente. Più attento al comparto visivo, e alla resa estetica del proprio dinamico montaggio, il regista finisce per confezionare un pacchetto natalizio curato e impreziosito da personaggi fuori dal coro, illudendo il pubblico circa la preziosità di un contenuto privo di caratura perché ingarbugliato e annodato, come le luci di Natale da mettere sull'albero l'8 dicembre.

Lezioni di finanza

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Eat the Rich: la saga GameStop - un'immagine della serie

Allontanandosi dal tipico modus operandi dei documentari di Netflix, data la portata complessa del contenuto narrato, a fare da vigile in questo percorso trafficato di informazioni è una voce fuori campo, un narratore esterno pronto a fare capolino ogni qualvolta la portata delle nozioni pare troppo complicata. Nelle vesti di un professore che tenta di farsi simpatico agli occhi della classe, con un tono di voce accondiscendente e colmo di ironia, il narratore tenta di prendere le fila del racconto e fornire definizioni a concetti complessi come fondi speculativi Ma il problema più consistente che porta al crollo totale delle quote di fiducia spettatoriale nei confronti di questo documentario, è il poco spazio dedicato al background personale degli intervistati. Presentati velocemente, lo spettatore non ha il tempo necessario per ricordarsi chi queste persone siano, che posto occupino nel sistema azionario di GameStop, e le motivazioni che le hanno spinte a entrare o meno in questo universo finanziario. Manca la componente umana, insomma, un tassello altamente basilare per un'opera di matrice documentaristica; una falla nel processo narrativo che fa di Eat the Rich un prodotto di parole e di poca sostanza; un conglomerato di spiegazioni, ma non di persone; un prodotto finanziario accattivante, ma posto in un mercato finanziario pieno di bolle e di traffici illeciti. Un mondo, insomma, dove tutto è promesso, e poco mantenuto. Un po' come nell'acquisto e vendita di un'azione di GameStop.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Eat the rich: la saga GameStop sottolineando come a volte il materiale scottante di cui si è a disposizione, se non manovrato e organizzato nel giusto modo, porta a un'opera sconclusionata e poco d'impatto. Peccato.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Il montaggio e l'uso degli inserti.
  • La personalità fuori dal coro di alcuni intervistati.
  • L'idea di partenza.

Cosa non va

  • La gestione delle informazioni.
  • L'uso del narratore esterno.