Recensione Arac attack - mostri a otto zampe (2002)

Con Arac Attack - mostri a otto zampe il regista Ellory Elkayem rende omaggio agli horror insettofobi degli anni '50, sostituendo i furgoncini impellicciati con i più efficaci effetti digitali. Peccato che questo film faccia veramente poca paura...

Due ragnatele sugli occhi

Se i ragni vi fanno repellenza, se già con la visione di Aracnofobia avete avuto dei problemi ad addormentarvi, forse è il caso che tralasciate questo film. Se invece gli aracnidi vi stanno simpatici, dopotutto, e cercate un horror finalmente intelligente e ben fatto, astenetevi anche in questo caso. E se infine cercate solo di farvi qualche risata, allora ci siete vicini. Arac Attack - mostri a otto zampe infatti non passerà certo alla storia come un film che fa molta paura, quanto come un fortemente voluto omaggio agli horror insettivori degli anni '50. Il regista, Ellory Elkayem, però sa che non basta più un povero aracnide, per quanto ricostruito fedelmente dagli effetti digitali, a spaventare il pubblico moderno e quindi punta alla comicità a tutto gas. Peccato che però le risate siano scontate, così come tutto il resto di questo film.

Non ci sono salti sulla poltrona, quasi si può dire con matematica precisione fin dall'inizio chi vivrà e chi invece non ce la farà, e soprattutto i personaggi non sono caratterizzati, ma rispondono a dei classici stereotipi del genere: lo sceriffo-donna (Kari Wuhrer), dolce ma decisa nell'uccidere i ragnoni, il figlio genietto che non viene creduto mai (Scott Terra), la figlia ribelle (Scarlett Johansson) e soprattutto l'eroe buono e un pò imbranato (il solito David Arquette, che sembra ormai abbonato con parti del genere).

Il film comunque si segue bene e per passare due ore spensierate è adattissimo. E forse non aspirava ad altro. Inoltre i cinefili potranno sbizzarrirsi in un nuovo gioco di società: trova la citazione. Elkayem non è a digiuno di horror e rimanda a molte pietre miliari del genere, dando luogo a momenti veramente divertenti. Peccato però che abbia tralasciato di caratterizzare meglio i personaggi; un paio di battute del piccolo Mike brillano per un'ironia deliziosa e l'essersi arreso allo stereotipo hollywoodiano ci impedisce di cogliere altre perle possibili.
In conclusione un film da vedere con gli amici e con una tinozza di popcorn a portata di mano.