Dr House - Stagione 5, episodio 9: Last Resort

Coraggio e viltà o semplicemente avventatezza sono il fulcro di questo ottimo episodio che tratta ancora una volta la questione del voler conoscere ad ogni costo le risposte sugli eventi che determinano l'esistenza in modo da poter avere il controllo sulla propria vita.

Il dramma di un uomo disperato e disposto a tutto pur di trovare risposta al quesito che gli ha devastato la vita è il protagonista di Last Resort (in italiano L'ultima risorsa), nono episodio della quinta stagione di Dr. House: Medical Division, e pone l'accento sulla necessità di trovare le risposte per riuscire a vivere in pace con se stessi ed ad affrontare la quotidianità per quanto questa possa essere priva di speranze.
Questione centrale questa anche nella vita di Thirteen che non riesce a maneggiare in modo consapevole il morbo di Huntington che la condanna a morte certa e che preferisce intraprendere vie sbagliate pur di non affrontare la realtà dei fatti. Una di queste è rifiutare la proposta di Foreman che vorrebbe includerla nel programma di sperimentazione di un nuovo farmaco su cui sta lavorando il gruppo di studio di cui adesso fa parte e che pare possa ottenere il risultato di rallentare il decorso del fatale morbo.

Questo colloquio avviene durante un'impegnativa mattina alla clinica ambulatoriale con il pronto soccorso affollato di pazienti tutti più o meno bisognosi di attenzione, uno in particolare più nervoso degli altri che fissa con insistenza l'ufficio della Cuddy dove House è impegnato a trafficare con la scrivania e proprio dopo un tentativo di dialogare con il medico, questo particolare paziente estrae dalla tasca dei pantaloni una pistola prendendo in ostaggio un gruppo di persone, tra cui la stessa Thirteen, rinchiudendosi con Greg all'interno dell'ufficio della dirigente.
Le richieste dell'uomo sono semplici e dirette: da anni soffre di una serie di disturbi tra cui affaticamento, insonnia, rush cutanei e difficoltà di respirare, ma benché abbia consultato numerosi medici nessuno di questi è riuscito a fornirgli una diagnosi risolutiva e la sua necessità di conoscere cosa stia minando la sua salute è preponderante al punto da preferire di finire in carcere consapevole piuttosto che continuare a vivere libero e ignaro; quindi per ottenere il rilascio degli ostaggi è sufficiente che il miglior dottore dell'ospedale guardi le sue cartelle cliniche e soddisfi il suo bisogno di sapere.
E chi meglio di House potrebbe affrontare questa sfida? Ovviamente nessuno.
Elencati nuovamente i sintomi e controllate le condizioni apparenti dell'uomo, House elabora una prima diagnosi e indica con grande facilità anche la via terapeutica da seguire. In realtà si tratta di un trucco perché la Cuddy, espressamente richiesta dall'uomo come punto di contatto con l'esterno, porta, su richiesta dello stesso House, una siringa contenente un sedativo, ma l'astuto sequestratore, non fidandosi, pretende che l'iniezione venga prima praticata su uno degli ostaggi e quando l'uomo crolla al suolo svenuto comprende l'inganno e per reazione spara alla gamba di un altro prigioniero.
Non è quindi il caso di tentare ulteriori vie trasversali e mentre la Cuddy allerta la polizia che arriva con i corpi d'assalto, House si impegna nella diagnosi consultando i suoi collaboratori, compresi Chase e Cameron, attraverso il telefono cellulare.

Le ipotesi sono molte, ma per testarle si è costretti a ricorrere a metodi farmacologici per l'evidente impossibilità di condurre il paziente agli strumenti diagnostici ed è sempre la Cuddy, chiaramente preoccupata per House, a fare da tramite. Il problema è che il paziente non si fida di alcun medicinale e pretende che vengano tutti sperimentati su un altro soggetto.
Pur di non rischiare la vita degli ostaggi, Thirteen decide di assumere lei ogni farmaco adducendo come pretesto che i rischi sulla sua persona sono minori avendo lei un'aspettativa di vita più bassa rispetto agli altri. In realtà è chiaro sia ad House che al sequestratore il tentativo da parte della ragazza, che teme il decorso della propria malattia, di affrettare la propria morte per non dover restare in balia della Huntington.

Ad ogni farmaco che viene introdotto nell'ufficio di Cuddy corrisponde il rilascio di alcuni ostaggi e il peggiorare delle condizioni di Thirteen che fa da cavia, fino al momento in cui è necessaria una risonanza magnetica per stabilire se ci sia la presenza di un tumore nella gola del paziente, operazione che non può essere fatta in ufficio, ma che prevede lo spostamento dell'uomo nella sala preposta.
Allontanati i cecchini che tengono di mira il sequestratore, House e gli altri ostaggi rimasti fanno da scudo umano e in questo modo riescono ad arrivare a destinazione, ma il macchinario non funziona efficacemente in presenza della pistola impugnata dal paziente e Greg lo convince che per avere le risposte che tanto desidera deve necessariamente deporre l'arma, cosa che l'uomo, dopo un drammatico confronto, accetta di fare.
Gli ultimi ostaggi vengono quindi liberati, ma nel risultato dell'esame non c'è traccia di alcun tumore e a questo punto il paziente è rassegnato ad arrendersi senza le sue risposte. Ma è la curiosità di House adesso a non poter restare insoddisfatta e, fingendo con la polizia all'esterno di essere stato sopraffatto, restituisce la pistola al paziente pur di continuare con la diagnosi.

Greg si mette nuovamente in contatto con i membri del team, si vagliano ulteriori ipotesi, ma le condizioni di Thirteen sono ormai critiche a causa dell'ultimo farmaco somministrato che le sta provocando un blocco renale. Non c'è tempo da perdere, House incalza il team e alla fine arriva l'intuizione giusta che era stata scartata però da tutti i medici precedenti perché il paziente asseriva, sbagliando l'anamnesi personale, di non essere mai stato in zone tropicali.
L'ultimo farmaco dovrebbe essere quello risolutivo, ma l'uomo, continuando a non fidarsi, pretende che sia iniettato prima a Thirteen e impone ad House di lasciarli soli.
Greg è consapevole che tale decisione costerà la vita della ragazza, indebolita fino allo stremo, e sa perfettamente che è stata la sua insaziabile necessità di avere risposte a porlo in questa drammatica situazione, ma ormai il gioco si è spinto troppo oltre e non può fare altro che arrendersi e lasciare Thirteen nelle mani del paziente.

Cosa accade nella stanza vuota è però squisitamente umano perché Thirteen, posta davanti alla scelta di uccidersi con le sue stesse mani praticandosi l'iniezione, si rende conto di avere voglia di continuare a vivere e rifiuta di assecondare la richiesta del sequestratore che alla fine, impietosito o convinto dalle parole della giovane, si fida e si somministra il farmaco proprio un attimo prima che irrompano i corpi speciali facendo esplodere la parete della sala con una piccola carica esplosiva.
House è sollevato di vedere Thirteen debole, ma viva ed è anche in grado di osservare la reazione positiva del paziente alla terapia: l'uomo infatti respira meglio ed accetta l'arresto con un sorriso disteso adesso che è ormai in possesso delle risposte che cercava.

L'epilogo è significativo perché Thirteen, in dialisi per ristabilire la funzionalità renale, accetta l'offerta di Foreman di sottoporsi alla sperimentazione del farmaco e Cuddy prende coscienza che ha appoggiato ogni discutibile scelta di House durante la vicenda solo in virtù dei sentimenti che la legano a lui e che l'hanno resa vulnerabile alla preoccupazione che potesse restare ferito o ucciso durante il sequestro.
Solo House resta il solito inaffidabile e si comprende anche in quale attività era impegnato pochi attimi prima che il paziente armato facesse irruzione nell'ufficio di Cuddy. Il sorriso sornione e soddisfatto con cui accompagna la scoperta da parte della donna che il cassetto della propria scrivania era stato capovolto e la conseguente pioggia di oggetti sul pavimento sono segno che nemmeno questa volta il nostro Greg ha imparato la lezione.