Downton Abbey secondo Sophie McShera: Che onore servire i Crawley!

Sophie McShera, l'interprete di Daisy di Downton Abbey, ha ricevuto il Premio Plinius all'Ischia Film Festival alla vigilia dell'arrivo su Diva Universal della versione integrale della serie, il 10 luglio. E ha svelato speranze e gioie legate alla vita tra la servitù della tenuta aristocratica più amata della TV.

Non importa quale gradino della scala sociale occupi Daisy in Downton Abbey perché il successo della serie britannica va ripartito in misura uguale tra i membri del nutrito cast, siano essi interpreti della nobiltà o della servitù. Per questo Sophie McShera è raggiante nel ricevere come riconoscimento internazionale al proprio lavoro il Premio Plinius all'Ischia Film Festival. Tornata in Italia dopo un breve weekend romano ai tempi delle superiori, l'attrice inglese festeggia l'arrivo della versione integrale del telefilm su Diva Universal (l'appuntamento è fissato per il 10 luglio) in attesa della messa in onda della stagione quattro di cui si stanno attualmente svolgendo le riprese.

Quale relazione tra i personaggi della serie ti sta più a cuore?
Sono molto legata al rapporto madre-figlia tra Daisy e Mrs. Patmore: lavorando tante ore al giorno a stretto contatto è naturale che la relazione diventi così intensa. Il mio personaggio nelle prime puntate è come una bambina che poi cresce fino a diventare la classica adolescente ribelle, impara ad alzare la testa e a farsi sentire. Smette di essere remissiva e nella seconda stagione chiede anche una promozione e nelle due successive si vede quasi una situazione alla pari tra le due.

Che ne sarà della proposta di Mr. Mason?
Ormai da quella decisione è passato un bel po', diciamo che si stanno prendendo del tempo... vedremo cosa succederà, per ora non posso dire nulla.

La serie pone molta attenzione all'accuratezza storica. Succede anche con le differenze linguistiche e gli accenti?
Assolutamente sì, anche se io non ho alcun lavoro aggiuntivo perché vengo dallo Yorkshire, come molti altri miei colleghi. Il resto del cast, invece, viene seguito da un coach e tutti noi riceviamo la consulenza di uno storico esperto, Alaister Bruce, che ci spiega l'epoca nei particolari ed è responsabile dei dettagli del cerimoniale della servitù, tra le altre mansioni.

Anche tu hai dovuto imparare il cerimoniale?
No, a me non è servito, ma i ragazzi si sono applicati molto. Pensa che non ho neppure dovuto imparare a cucinare, come del resto Lesley Nicol (Mrs. Patmore). Il dipartimento artistico ci procura già gli alimenti assemblati e noi ci limitiamo a spostarli dal tavolo e a fingere di mescolare gli ingredienti, muovere la carne o sbattere le uova.

Cosa si prova ad essere diventati un riferimento culturale?
Ogni volta che un altro telefilm o un film o un programma tv parla di Downton Abbey noi del cast ci mandiamo messaggi per avvisarci dell'accaduto perché lo consideriamo un grande onore. Pensare che un attore famoso guarda la nostra serie è tuttora sconvolgente.

Non ti aspettavi un tale successo di pubblico?
Potevo immaginarlo in Gran Bretagna ma non certo nel resto del mondo. Leggendo la sceneggiatura mi sono resa conto del fatto che il materiale fosse ottimo ma non credevo che avrebbe superato i confini nazionale. Il successo in giro per il mondo va al di là di ogni mia ambizione o immaginazione.

Quanto sta aiutando la tua carriera?
Innanzitutto ringrazio il cielo perché ho un lavoro fisso, anche se la mia vita non è poi cambiata di molto, tranne la possibilità di andare ad esempio a lavorare negli USA, come succederà con il film Cinderella di Kenneth Branagh. Per ora abbiamo fatto solo le prove in costume, che a me sembrano un sogno.

Come hai ottenuto la parte?
I produttori Disney mi hanno notata ai SAG Awards e appena mi hanno visto hanno detto: "Saresti perfetta per il ruolo della sorellastra!". Non so se prenderlo come complimento ma io sono emozionatissima. Tra l'altro adoro la favola fin da bambina e tempo fa ho anche interpretato Cenerentola a teatro.

Con gli occhi di una donna di oggi cosa pensi della condizione femminile dell'epoca?
In Downton Abbey esistono comunque donne forti con cui non vorresti litigare mai nella vita, da chi cerca di entrare in politica a chi lavora come giornalista. Ovviamente vedere le restrizioni dell'epoca con gli occhi moderni mette in luce tante difficoltà. Le aristocratiche, però, si annoiano a tal punto che forse a loro va peggio, perché non hanno nulla da fare e vorrebbero trovare un'occupazione di qualche genere per ammazzare il tempo.

Ti avrebbe fatto piacere vivere a quell'epoca?
No, perché la servitù faceva una vita molto faticosa e gli aristocratici si annoiavano. A me piace troppo mangiare e dormire!

Ti sei chiesto quale sia il segreto del successo della serie?
Se lo conoscessi scriverei io stessa una serie tutta mia. Di sicuro è merito dello script brillante che riesce a tenere viva l'attenzione su tutti i personaggi del cast, ad ognuno dei quali il pubblico si affeziona. O li si ama o li si odia, ma l'interesse resta sempre alto e si vuole sapere sempre come passano le loro giornate.

Cosa hai provato quando hai saputo che avresti ricevuto un premio in Italia?
Per me è un onore indescrivibile. Sono stata in Italia solo per qualche giorno in gita scolastica a Roma ma passeggiare per le vie di Ischia e trovarmi di fronte lo spettacolo mozzafiato del castello con il mare luccicante a me sembra davvero un desiderio realizzato.