Dollhouse - Stagione 1, episodi 7 e 8

L'avventura prosegue con due episodi molto diversi ma che assolvono a un compito analogo: quello di allargare l'universo della Dollhouse mostrandoci i suoi legami con il mondo esterno e di indagare il passato di alcuni dei suoi protagonisti.

Tra alti e bassi degli ascolti USA la serie tv Dollhouse prosegue con due episodi molto diversi, soprattutto per il tono, ma che fondamentalmente assolvono allo stesso compito: quello di allargare l'universo della Dollhouse mostrandoci i legami con il mondo esterno e il passato di alcuni dei suoi misteriori protagonisti. La serie creata da Joss Whedon continua a dimostrare una straordinaria flessibilità con continui e repentini cambiamenti all'interno dello stesso episodio ma allo stesso tempo riesce a creare un universo affascinante e ben definito, lavoro particolarmente apprezzabile considerato che finora abbiamo visto solo otto episodi, e ci sono serie che dopo stagioni intere ancora non hanno una così forte identità.

Il settimo episodio, Echoes, scritto e diretto da Tim Minear (anche autore dell'episodio 1x05, True Beliver), è un ben riuscito mix tra un semplice divertissement e il più classico degli episodi flashback sul passato della protagonista. Attraverso la storia di un virus rilasciato apparentemente per sbaglio in un college scientifico veniamo a conoscenza di alcuni aspetti del passato di Echo/Caroline, del suo essere responsabile della morte dell'ex fidanzato nonché del proprio imprigionamento nella Dollhouse in seguito ad un'irruzione in laboratorio in cui vengono effettuati su su cavie animali (e, probabilmente, anche umane) e al tempo stesso scopriamo anche qualcosa in più sulle origini della Dollhouse stessa attraverso la Rossum Corporation, compagnia che di questi esperimenti è responsabile. Più che la storia in sé, ciò che colpisce dell'episodio è il riuscito parallelismo tra il presente - Echo che si sente inspiegabilmente attratta sul luogo dell'incidente e cerca di salvare un qualcuno di cui però non sembra ricordare l'identità precisa - e il passato di Caroline, quello che in realtà diede involontariamente inizio al suo coinvolgimento con la Dollhouse. Parallelamente poi c'è l'aspetto più divertente e meno serioso, ovvero le conseguenze che questa droga ha sulle sue vittime: essa causa una forte paranoia accompagnata da una quasi totale perdita di razionalità, e quando la droga in questione arriva anche nella Dollhouse ci permette di conoscere aspetti inediti, ma esilaranti, di personaggi come Topher e Adelle.
In Needs (regia di Félix Enríquez Alcalá, veterano di Battlestar Galactica e del suo film tv Razor, e sceneggiatura della giovane Tracy A. Bellomo) il tono si fa decisamente più drammatico quando alcuni actives quali Echo, Sierra, Victor e November si risvegliano con le loro personalità originali, ovvero pre-Dollhouse, ma senza memoria. Ovviamente spaventati da questa strana prigione in cui si trovano rinchiusi - e il fatto di dormire in una sorta di bara non aiuta, del resto Whedon è un noto vampirofilo - escogitano una fuga non sapendo in realtà di essere osservati con molta attenzione da Adelle DeWitt, dal suo braccio destro Dominic e anche dalla Dottoressa Saunders che in realtà è la vera mente dietro questa strana, e se vogliamo crudele, operazione. Perchè ridare ad alcuni active la loro personalità? Perchè c'è qualcosa che non sta più funzionando in questa Dollhouse, ne siamo consapevoli noi spettatori come ne sono consapevoli loro. Alcune di queste "bambole" continuano a manifestare irrequietazza, imprevedibilità, e dei bisogni - i "needs" del titolo originale: ovvero la necessità di mettersi l'animo in pace attraverso una sorta di "chiusura". Per Sierra, ad esempio, si tratta di affrontare l'uomo che l'ha consegnata alla Dollhouse, per Victor più semplicemente il desiderio di stare vicino all'amata Sierra; November desidera piangere la figlioletta perduta, Katie, mentre per Echo l'urgenza deriva dalla sua personalità che la induce a fare sempre tutto quello che può per ristabilire la giustizia e restituire la libertà a chi ne è stato privato: questa Caroline senza memoria, questa eroina delle cause perse, deve ad ogni costo liberare gli inquilini/schiavi della Dollhouse.
La "chiusura" è quindi raggiunta, anche se per pochi istanti: nel momento in cui la ottengono, il cervello degli active "ribelli" è stato predisposto da Topher per il rilascio di un potente tranquillante. I ragazzi si "addormentano" - November sulla tomba della sua bambina, Sierra e Victor uno tra le braccia dell'altro, e Echo sulla soglia della Dollhouse - e vengono riportati a "casa", ristabilendo la situazione di prima del risveglio.

Diversi elementi emergono da questo episodio: innanzitutto, ci vengono rivelati dettagli del passato non solo di Echo/Caroline ma anche di alcuni dei suoi compagni; in secondo luogo, è messa meglio in luce l'ambiguità morale che affligge i "gestori" della Dollhouse, ad esempio lo scienziato Topher, che opera non si capisce con quanta consapevolezza del male che fa, e la dolce dottoressa Saunders, che ha dimostrato sin dall'inizio una grande empatia con i ragazzi che ha in cura ma che, almeno in questo caso, agisce con l'obiettivo di farli tornare pienamente sotto il controllo della Dollhouse.
Infine, il "risveglio" anomalo degli active ci fornisce una prospettiva inedita sulla stessa Dollhouse, e ci permette di osservare con occhi nuovi e quindi rilevare aspetti inediti di questa bizzarra prigione dorata.

Dal punto di vista del mero avanzamento del plot, invece, c'è da registrare l'importanza del colpo di scena in sottofinale, con Echo che è riuscita, a insaputa di DeWitt e soci, a lasciare un significativo messaggio all'agente Ballard: di fronte alla richiesta di aiuto pronunciata dalla labbra della sua Caroline, possiamo aspettarci in lui una rinnovata determinazione per affossare la Dollhouse.