Recensione Alpha Dog (2006)

Alpha Dog agghiaccia per la naturalezza con cui la macchina da presa immortala amplessi nel bagno di una villa, mentre fuori echeggiano note di una festa in piscina, per poi passare al silenzio del deserto riempito dagli spari di un mitragliatore.

Deserto di anime

Apha Dog è la vera storia di Jesse James Hollywood, giovane boss della droga a Los Angeles, coinvolto in un caso di rapimento ed omicidio, per regolamento di conti.
Nella versione cinematografica il caso Alpha Dog ha per protagonista Johnny Truelove e la sua banda. Il giorno in cui scopre che Jake Mazursky, uno dei suoi corrieri, lo ha tradito, sottraendogli 1.200 dollari, lo allontana con violenza, scatenandone una reazione folle. Jake, tossicomane all'ultimo stadio, mette a soqquadro casa di Johnny, innescando una vertigine di vendetta che porterà al rapimento del suo fratellino. Trattandosi di ragazzi, il rapimento assume toni goliardici e, in un mix di ragazze, droga e alchool, sarà lo stesso ostaggio a chiedere di rimanere con loro.
Dopo alcuni giorni di "detenzione", non trovando via d'uscita al rapimento, Johnny decide di far eliminare il ragazzo.

La regia di Nick Cassavetes torna limpida e spudoratamente autentica a descrivere l'inferno delle bande in America; fatti di cronaca all'ordine del giorno con un'età media dei protagonisti sconvolgente.
Piccoli aspiranti boss che dalle aule di liceo ordinano raid e rappresaglie, spesso a costo della vita; tutto vero e documentato dalle pagine dei giornali.
Proprio a causa della veridicità dei fatti, la sceneggiatura del film è stata necessariamente rimaneggiata più volte, poiché dall'inizio delle riprese, sono stati incriminati e catturati alcuni dei responsabili. Gli avvocati dell'accusa tentarono di impedire l'uscita del film, temendo che la giuria potesse venirne influenzata. Attualmente alcuni dei ragazzi coinvolti sono detenuti nel braccio della morte, mentre altri sono stati condannati all'ergastolo.

Quello che colpisce, indipendentemente da quell'essere sempre sopra le righe tipico del cinema americano, è la freddezza con la quale è perpetrato il delitto e vengono prese decisioni sulla vita altrui, come in un videogame. Il distacco dal reale, in un delirio di onnipotenza consumato nell'ambiente dei teenagers, sconfina nei loschi ambienti della droga, armando la mano di teste calde, incapaci di gestire situazioni più grandi di loro. Così, messi davanti all'evidenza e spinti dalla paura della follia di Jake, Johnny e i suoi optano per l'assassinio dell'ostaggio, piuttosto che affrontare la responsabilità di un sequestro. Come se, eliminarlo potesse risolvere il problema; non considerano di peggiorare le cose, correndo poi a nascondersi come bambini scoperti a rubare caramelle.

Alpha Dog agghiaccia per la naturalezza con cui la macchina da presa immortala amplessi nel bagno di una villa, mentre fuori echeggiano note di una festa in piscina, per poi passare al silenzio del deserto riempito dagli spari di un mitragliatore. E il tonfo del corpo che cade a terra, in un fossa che si riempie lentamente di sangue, lascia attoniti come i testimoni del fatto che restano a guardare la scena, forse aspettando che quel ragazzo si rialzi e gridi allo scherzo.
La corsa all'emulazione di un mondo adulto di "padrini" acceca imberbi delinquenti per i quali non si riesce a provare compassione ma rabbia per la stupidità con cui si lasciano invischiare in un gioco indubbiamente più grande di loro e nell'incapacità di gestirlo al momento opportuno. Rabbia per vite bruciate e buttate in cambio di soldi sporchi, dimostrando chi è il più forte fra i deboli. Grilletti facili come panacea a tutti i mali e come unico contraltare la vendetta; disperazione per un mondo che non riescono a controllare. Un mondo di adulti fragili e confusi, disposti a concedere qualunque cosa pur di mettere a tacere scandali e orrore. Un panorama desolato come il deserto in cui viene ucciso Zack; ragazzino, anche lui marcio, ma con l'incoscienza dei quindici anni, affascinato dal male in cui si crogiola in attesa dell'esecuzione. Zack che sceglie scientemente di non tornare a casa, per restare coi suoi carnefici, dimenticando di esserne vittima. Ed è la sua presa di coscienza il momento più duro, quando ormai prossimo alla morte, realizza quanto sta per accadere ed inizia ad urlare e piangere disperato come un animale in gabbia, per poi acquietarsi seguendo docilmente le istruzioni degli aguzzini. Non tenta di fuggire, ma si illude di farlo assecondandoli, dimostrandosi vero agnello sacrificale; lui che incarna quanto ancora di innocente è rimasto nei giovani americani. Con lui muore la parte buona dell'America giovane, in una sequenza liberatoria. Durante tutto il film cresce la tensione per un dramma incombente che si spera fino all'ultimo momento, non debba consumarsi; quando poi il sogno americano si infrange, cade ogni speranza e si scatena la corsa all'assassino.

Cassavetes chiede al suo pubblico di schierarsi, svolgendo la sceneggiatura come sul banco di una giuria, presentando testimoni e sospettati fra i quali una meravigliosa madre, interpretata da Sharon Stone. Un personaggio intenso, soprattutto nell'intervista successiva alla morte del ragazzo quando, ormai vecchia ed alcolista, si offre in tutta la sua fragilità di madre addolorata, in un piccolo monologo di grande intensità.
Complessivamente buono tutto il cast, fra cui un disinvolto Justin Timberlake nei panni di Frankie Balanbacher, sequestratore suo malgrado, in equilibrio fra innocenza e colpevolezza ma troppo debole per rovesciare le sorti di un dramma annunciato.