Zodiaco - Il libro perduto: Delitti, segreti e profezie

Rimasto nel cassetto per due anni, arriva finalmente sui teleschermi l'atteso sequel della miniserie thriller del 2008, ambientato stavolta in un collegio sede di una misteriosa setta.

L'apparizione sui teleschermi italiani di Zodiaco, nel 2008, rappresentò per molti versi una novità e una ventata d'aria fresca per la fiction nostrana. Dopo un'assenza, di fatto, pluridecennale, tornavano infatti nella nostra produzione televisiva i temi del mistero e del sovrannaturale, le atmosfere cupe del thriller che tanta fortuna avevano portato al nostro cinema fino a tre decenni fa, le suggestioni di una storia complessa e ben sviluppata, così lontana dai temi abitualmente trattati nei prodotti proposti dalle reti generaliste. I buoni risultati ottenuti dalla miniserie di Eros Puglielli (in realtà un adattamento della fiction francese Zodiaque) avevano presto spinto la Rai e la Casanova di Luca Barbareschi a mettere in cantiere un sequel: questo Zodiaco - Il libro perduto era infatti, di fatto, già pronto nel 2010, e fu ufficialmente presentato al pubblico (ricevendo anche un premio per la sceneggiatura) nell'edizione di quell'anno del RomaFictionFest. Le strategie di palinsesto della Rai, che ha ricominciato da allora a puntare su una produzione dal taglio più standardizzato, hanno congelato fino ad oggi un prodotto dalle ottime potenzialità, che prosegue nel solco lasciato dal suo predecessore, ripresentandone alcuni dei protagonisti e costruendo attorno a loro una storia del tutto nuova.

Seguiamo così, in questi nuovi quattro episodi, le vicende di Riccardo, ultimo discendente della famiglia "maledetta" dei Santandrea, già decimata dal serial killer Zodiaco, che viene ammesso nell'esclusivo collegio San Filippo; un edificio imponente dalla storia millenaria, prestigiosa fabbrica per alcune delle migliori menti della politica, dell'arte e dell'economia degli ultimi decenni, ma anche sede di una misteriosa setta che basa il suo culto sulle profezie di Nostradamus. Proprio mentre stava indagando sul collegio, sul suo legame con la sua famiglia e con le azioni dello Zodiaco, Ester, zia di Riccardo e sorella gemella del killer, trova improvvisamente la morte. Un apparente incidente d'auto che presto si rivelerà non essere tale: il commissario di polizia Eva Gruber, attraverso un appunto trovato sul taccuino della ragazza, arriva al collegio e all'archeologo Julian, amico di Ester e anch'egli interessato alle attività della scuola, forse spinto da un interesse che è più che semplicemente accademico. Nel frattempo, nell'istituto psichiatrico in cui è rinchiuso, lo Zodiaco "sente" la morte di sua sorella e decide di evadere per vendicarla; ma i segreti racchiusi tra le mura del collegio si riveleranno ben presto ancora più pericolosi della presenza del serial killer, nuovamente in libertà.
Questo Zodiaco - Il libro perduto dimostra di assorbire bene il cambio in cabina di regia (a Puglielli è subentrato Tonino Zangardi, regista proveniente dal cinema, e finora lontano dalle atmosfere del thriller) mostrando la stessa cura visiva e narrativa che aveva caratterizzato il suo predecessore. Il taglio che Zangardi dà alla sua regia è tipicamente cinematografico, con morbidi movimenti di macchina, un clima caratterizzato da una sottile inquietudine, e un'ambientazione in cui la neve, e l'isolamento dell'inquietante scuola al centro della trama, sono elementi in primo piano. Sorprende positivamente vedere, in un prodotto televisivo italiano, una fotografia così curata e d'impatto (opera del veterano Blasco Giurato) e scenografie che divengono di fatto parte integrante della storia, con le vie di Praga che si aggiungono a quelle del capoluogo piemontese, e all'immaginaria località di Castel del Fiume al centro del quale viene posto il collegio. La sceneggiatura riesce a riprendere bene le fila delle vicende narrate nella serie precedente, legandosi saldamente ad esse e costruendo un credibile background per il serial killer protagonista, qui nuovamente interpretato (altrettanto bene) da Andrea Bosca. Una narrazione che, nel suo dipanarsi, mantiene una buona credibilità di fondo, e una tensione che permette anche di empatizzare con i vari personaggi, primi tra tutti la poliziotta interpretata da Magdalena Grochowska e l'enigmatico archeologo a cui dà il volto Sergio Assisi.
Nella resa visiva di molte sequenze, nel taglio della fotografia, nelle scelte di regia che caratterizzano molti momenti di questa miniserie, si avvertono spesso echi del Dario Argento migliore, quello che ci siamo lasciati alle spalle da ormai tre decenni: ovviamente il paragone risente del diverso mezzo, del diverso pubblico e soprattutto dei diversi periodi delle rispettive opere, ma non è forse un caso che la facciata dell'imponente scuola ricordi quella del collegio in cui si svolgeva Suspiria, e che il sovrannaturale "triangolo", che presto viene rivelato, tra le scuole poste a Torino, Praga e Londra rimandi alla saga (così malamente chiusa dal suo stesso creatore) delle Tre Madri argentiane. Rimandi cinefili, e soprattutto alla memoria dello spettatore più attento, per un prodotto che soddisferà certo la lunga attesa di coloro che avevano apprezzato il suo predecessore; e che si spera possa spingere i responsabili dei palinsesti Rai, e gli stessi produttori di fiction, a svecchiare finalmente i temi di una produzione che troppo spesso sottovaluta i gusti del suo stesso pubblico, attuale e potenziale.