Dead Trigger, recensione: videogamers a caccia di zombie

La recensione di Dead Trigger: Dolph Lundgren recluta ragazzini abili nei game per uccidere veri zombie. Ma il film tratto dal celebre videogioco funziona davvero poco.

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Dead Trigger: una scena del film

La recente uscita direct to video di Dead Trigger targata Koch Media, ha permesso di scoprire questo film del 2017 diretto da Mike Cuff e Scott Windhauser, tratto dall'omonimo videogioco, che è stato un survival horror in prima persona di buon successo, tanto da dare vita anche a un sequel.

Come vedremo nella recensione di Dead Trigger, il film non ha purtroppo le doti per ricevere uguali riconoscimenti: se il videogame resta un bel ricordo, il film lascia infatti l'amaro in bocca, anche se va dato merito a Koch Media di editare un prodotto che comunque troverà estimatori nel genere zombi e nei fans del muscolare Dolph Lundgren.

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Dead Trigger: una scena con Dolph Lundgren in primo piano

La trama: cercasi videogamers abili ammazza-zombie

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Dead Trigger: un'immagine di Dolph Lundgren

Si parte che l'apocalisse zombie è già da molto tempo in atto. Un misterioso virus ha ucciso infatti miliardi di persone e trasformato molti altri in zombie assetati di sangue. Il governo si dimostra incapace di venirne a capo, l'unica scelta è quella di sviluppare un videogioco che illustra quelle che sono le reali difficoltà nell'uccidere le terrificanti creature. I giocatori più abili nello sterminare gli zombi, tutti ovviamente ragazzini, vengono reclutati per formare una squadra e combattere le creature nella vita reale. Il team è guidato dal capitano Kyle Walker (ovviamente l'eterno Dolph Lundgren, qui con inedita e per certi versi esilarante capigliatura mora): la missione è quella di andare a Terminal City, l'origine dell'epidemia, per cercare un gruppo di scienziati che hanno lavorato su una possibile cura per la pandemia. Naturalmente per arrivare alla meta bisognerà superare un'intera città di famelici non morti.

Tensione? Brividi? Spaventi? Non da queste parti...

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Dead Trigger: un momento del film

Portare qualcosa di nuovo nel genere zombi è difficile, e non ci riesce sicuramente Dead Trigger, che purtroppo tradisce un po' la tensione e il divertimento del videogioco. A parte le frequenti situazioni un po' grottesche e alcune al limite del ridicolo durante l'avventura del team, frutto di una sceneggiatura francamente povera, sono anche certi snodi narrativi a lasciare interdetti, con personaggi che spuntano qua e là, mai davvero approfonditi (anche perché in parecchi muoiono molto presto) e lasciati in balìa di dialoghi piuttosto imbarazzanti.

Ma quello che manca è appunto la tensione, non c'è la minima traccia di brividi nel corso dei massacri, e anche i giovani protagonisti non riescono a evocare nessuna empatia. In ogni scena si può intuire cosa accadrà dopo qualche secondo, latita paurosamente l'originalità o qualche guizzo a sorpresa. C'è perfino la solita azienda ricca e cattiva che vuole trarre giovamento dalla situazione. Il tutto senza un briciolo di autoironia.

Da salvare la simpatia di Lundgren (moro) e il look degli zombie

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Dead Trigger: una scena con Dolph Lundgren

E allora c'è qualcosa da salvare o almeno un motivo per meritare una visione? Beh, c'è Dolph Lundgren, che nel suo consueto improbabile personaggio zeppo di clichè (con tanto di passato tormentato) riesce a risultate addirittura divertente, proprio per il fatto che sembra prendersi troppo sul serio. E poi il citato look con capigliatura mora fa il resto. Nella pochezza dei mezzi, gli zombi come aspetto non sono neanche tanto male, e qualche massacro a furia di pistolettate e colpi di machete si lascia vedere. Vedete di farvi bastare questo.

Conclusioni

Come avrete capito leggendo la recensione di Dead Trigger, non siamo certo di fronte di fronte a un film indimenticabile, anzi. Nonostante il genere zombie, qui non c’è alcun brivido, tutto scorre senza sorprese e colpi di scena, con alcuni passaggi un po’ assurdi causa una sceneggiatura a dir poco zoppicante. Le interpretazioni non migliorano la situazione, ma almeno Dolph Lundgren fa sempre la sua figura.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La simpatia quasi involontaria di Dolph Lundgren.
  • Alcune scene cruente con gli zombie.

Cosa non va

  • Non c’è la minima traccia di tensione.
  • L’originalità latita e tutto è ampiamente prevedibile.
  • L’autoironia è completamente assente.
  • Qualche situazione è grottesca e alcuni personaggi davvero imbarazzanti.