Danny Boyle presenta Sunshine

Il regista britannico è passato dalle nostre parti per promuovere Sunshine, la storia di un viaggio fisico, mistico e mentale verso un Sole morente.

Danny Boyle si avvicina alla fantascienza con Sunshine, un thriller futuristico che racconta la missione di salvataggio del Sole, il cui graduale "spegnimento" sta per portare sull'orlo dell'esinzione il genere umano.
Il regista di Trainspotting e The Beach è passato per la Capitale durante il tour promozionale del film, e non ha mancato di soddisfare le curiosità della stampa romana, oltre a lanciarsi andare a qualche commento calcistico sul suo Manchester che era in procinto di affrontare la Roma in Champion's League (non rivanghiamo l'accaduto, e facciamo solo le debite congratulazioni a Boyle). Con lui c'è il produttore del film Andrew MacDonald.

Quali elementi della sceneggiatura di Alex Garland per Sunshine l'hanno attratta?

Danny Boyle: Sono un sostenitore della continuità e sentivo che avremmo dovuto lavorare nuovamente insieme, considerata l'ottima esperienza con 28 giorni dopo. E poi, la premessa della sceneggiatura era affascinante. Penso proprio che nessuno avesse mai fatto prima un film sul Sole, che è la cosa più importante in assoluto per noi; se si spegnesse, saremmo tutti morti nel giro di otto minuti, eppure nessuno ha mai realizzato un film su questo argomento. Ho pensato che fosse una cosa fantastica. Ovviamente, c'era anche l'idea degli effetti psicologici su queste persone e quello che vedono quando si avvicinano alla fonte di tutta la vita nel nostro sistema. Questo argomento mi ha sempre interessato molto.

Andrew MacDonald: L'idea del film è nata proprio grazie allo script di Garland, che mi ha subito conquistato, è una storia trascinante che ci tiene con il fiato sospeso fino alla fine.

I film sullo spazio normalmente la interessano?

Danny Boyle: Amo i film ambientati nello spazio, ma sono attirato per lo più da quelli che definisco dei film spaziali più eleganti. I film di fantascienza sono i western di oggi, ovvero un modo per esplorare eventi politici, sociali o culturali e trarne metafore divertendo il pubblico. Un viaggio verso il sole è interessante da realizzare visivamente ma anche da ritrarre psicologicamente: il volo di Icaro è soprattutto un viaggio mentale.

In senso mistico?

Danny Boyle: Beh, ci siamo sempre chiesti cosa accadrebbe se dovessimo incontrare il creatore dell'universo: per alcuni questa è un'idea spirituale e religiosa, per molti invece è un'idea scientifica. Siamo tutti fatti di particelle di stelle. Qui la domanda è, che effetto avrebbe sugli uomini l'approssimarsi alla stella da cui dipende ogni forma di vita nel nostro sistema solare?

Quindi ci vede un paragone tra il Sole e Dio.

Danny Boyle: In un certo senso sì, ma più che altro in rapporto all'arroganza dell'uomo, convinto di poter alterare il corso natura e il destino del cosmo. Nel film Cillian Murphy è lo scienziato a bordo della nave spaziale: la sua bomba nucleare, la più devastante creazione umana, è messa a confronto con la bomba di Dio, e il suo pensiero scientifico entra in rotta di collisione con quello teologico. C'è una persona che fa esplodere una bomba mentre si trova al suo interno, sostenendo, con aria di sfida, di essere in grado cambiare l'universo. Invece, Dio ritiene che questo non passa avvenire, perché si tratta del suo universo.

Sunshine è quindi ricco di elementi scientifici oltre che fantastici?

Danny Boyle: Sì, molto più di quanto si possa pensare. Non volevo un film di pura fantasia. Abbiamo studiato i risultati di numerose ricerche compiute sul Sole della Nasa, abbiamo visto documentari dedicati allo spazio, oltre che i maggiori classici di fantascienza. E in questo genere c'è un'opera che resta insuperata: 2001, Odissea nello spazio. Ma non ho pensato più di tanto a questi film mentre giravo il mio.

Per la prima volta con questo film si è avvicinato alle modernissime tecniche digitali. Come si è trovato?

Danny Boyle: Mi piace questo questo aspetto del cinema. Dopo Trainspotting, ero stato coinvolto nella realizzazione del quarto film della saga di Alien - poi uscito come Alien: La clonazione - ma finii per tirarmi indietro perché mi intimidiva l'imponenza del lavoro sugli effetti speciali che sarebbe stata richiesta. Come potete immaginare, Sunshine si basa moltissimo sugli effetti speciali e le immagini in computer grafica perché le sequenze sul Sole non si potevano realizzare altrimenti. E adesso mi sento molto più a mio agio con il blue screen!