Damages: Quadruplo inganno

Una serie legal-thriller appassionante e incisiva, capace anche di dire cose tutt'altro che banali sulla società americana e sui nostri tempi

Per quanto sia assodato un generale e "paradossale" superamento della televisione americana nei confronti del cinema, luci e ombre hanno caratterizzato le nuove produzioni seriali statunitensi. Che non ne vogliono sapere di perdere quella vitalità e quella ricchezza di immaginario che le contraddistingue, ma che di sovente, dopo grandi inizi, cominciano a perdersi nell'ansia di accumulo indeterminato (vedasi Lost, Heroes, 24 e Prison Break su tutte). Ma c'è fortunatamente ancora spazio per la folgorazione, e dopo la sublime radicalità di Dexter, arriva Damages, gioiello incontrastato della produzione 2007, che si è beccato il solo e sacrosanto Golden Globe per l'incredibile Gleen Close (ormai anche la trasmigrazione dei grandi attori verso la televisione è un fatto). Troppo poco comunque per una serie legal-thriller appassionante e incisiva, capace anche di dire cose tutt'altro che banali sulla società americana e sui nostri tempi. Stilisticamente vicina al grande modello che fu il poliziesco americano anni '70 e capace di equilibrare perfettamente, grazie a una superba sceneggiatura, le esigenze "paranoiche" con un umanesimo sorprendente.
Basterebbe vedere l'incipit del pilota o meglio ancora tutto l'episodio - che funziona perfettamente come film a sé stante e non solo per le eccellenti soluzioni formali - per comprendere che si naviga in ottime acque. Se poi nelle successive undici puntate si riesce a mantenere la tensione alta senza mai sperperare la bontà dello spunto iniziale e si azzecca (per una volta) un finale di grande forza e coerenza, senza sperperare un briciolo delle ambizioni del plot, allora non c'è proprio di che lamentarsi.

Si parte dalla fine: Ingresso di un palazzo lussuoso di New York. Una serie di attacchi sull'asse (esiste ancora chi monta con un'idea forte del cinema) e una fotografia vintage molto lavorata raccontano l'uscita da un ascensore di Ellen Parsons (la sorprendente Rose Byrne) sconvolta e con indosso solo un cappotto insanguinato. Nel frattempo nel bagno della sua casa giace morto nella vasca da bagno il suo ragazzo. La sequenza lascai decisamente il segno, ma si torna a sei mesi prima, con Ellen, giovane e brillante avvocato costretta a scegliere tra il matrimonio della sorella e un colloquio con la Hewes & Associates, diretta da Patty Hewes (Gleen Close), un po' la Anne Wintour/Miranda Priestley de Il diavolo veste Prada, ma cattiva davvero. L'ambiziosa Ellen entrerà nelle sue grazie proprio in virtù della sua scelta, per affiancarla nel durissimo processo contro il miliardario self-made man Arthur Frobisher (un grande Ted Danson), che attraverso una truffa finanziaria è riuscito a lasciare senza pensione 5000 dei suo dipendenti. A difendere Frobisher la figura umana più controversa e profonda della serie tv, Ray Fiske (interpretato da Zeljko Ivanek), mentre a innescare le complesse dinamiche tra Petty, il suo assistente Tate e Ellen sarà Katie, la sorella del suo stesso fidanzato che lavorò come cuoca a un catering organizzato da Frobischer lo stesso week-end in cui ci fu l'indagata speculazione in borsa.

Al di là del clima di paranoia tipico del genere e della complessa struttura narrativa a flashback e flashforward a rendere Damages una grande serie è il rapporto tra i personaggi e lo sviluppo delle loro personalità. Sfugge, infatti, Damages dalla tentazione di mettere continuamente carne al fuoco, preferendo rispettare le premesse e concentrandosi su un numero ristretto di personaggi, il cui percorso non lascia indifferente. La morale poi è dura e arriva come un pugno sullo stomaco. I buoni, i cattivi, la redenzioni sono concetti obsoleti, come anche è superato lo spirito progressista che anima usualmente il tema processuale nel cinema americano. Il diritto è la salvaguardia dell'esistente e dei privilegi di chi lo rappresenta e anche l'anima più teoricamente candida brama per salire sul carro di chi ha il potere. Non conta allora se si ha cuore la famiglia o se non si è in grado di gestire un figlio o un marito. Ellen farà un giro all'inferno e perderà l'innocenza, questo è indubbio. Ma l'ha mai avuta questa innocenza? Ora che è pronta per la vendetta avremo modo di saperlo.