Recensione La matassa (2009)

Facile immaginare come certe situazioni da commedia degli equivoci, affidate a Salvatore Ficarra e Valentino Picone, generino gag a ripetizione, con un padrino e altri mafiosi da operetta a rendere loro la vita difficile, mentre un nucleo di bravi ma confusionari poliziotti tenta di sbrogliare la matassa.

Dalla Sicilia con furore

Qualche matrimonio e un funerale, nel nuovo film dello scatenato duo Ficarra & Picone. Tanto per riaffermare quel clima da "strapaese" attraverso il quale, in maniera decisamente più riuscita rispetto alle precedenti pellicole da loro interpretate, si gioca sulla sicilianità delle ambientazioni e dei personaggi; una sicilianità marcata, ma non macchiettistica nel senso deteriore del termine, in grado anzi di fornire un canovaccio rispettabile per un plotoncino di bravi caratteristi, dalla cui capacità di interagire coi protagonisti acquistano slancio tanto i momenti di comicità nuda e cruda che le scene nelle quali viene riversata maggiore empatia, a rimarcare il fatto che La matassa rivela sin dall'inizio una diversa maturità di scrittura da parte degli autori.

Questa matassa difficile da sbrogliare nasce infatti da una felice intuizione, riguardo all'Italietta che vediamo oggi arrancare dietro alla crisi economica e sociale, ovvero l'inasprirsi delle contese famigliari, il venire meno dei legami di sangue e di altri duraturi rapporti per questioni di vile denaro, come si sarebbe detto un tempo. Ed ecco quindi un funerale, quello del padre di Paolo, a riavvicinare rocambolescamente due cugini i cui genitori avevano litigato tanti anni prima per la proprietà di un alberghetto a conduzione famigliare. Proprio nel giorno delle esequie una irresistibile catena di equivoci porta lo scapestrato Gaetano ad incontrarsi di nuovo col più compassato e introverso Paolo, cui era molto legato da bambino. Uno vive di espedienti e piccole truffe, avendo messo su un'improbabile agenzia matrimoniale per immigrati che vogliono regolarizzare la propria posizione, l'altro ha un piccolo capitale da amministrare ma anche diversi debiti ereditati insieme all'hotel, quasi naturale che il già precario rapporto tra i due non tardi molto a diventare esplosivo. Anche perché a intorbidire ulteriormente le acque ci si mette pure la mafia, determinata ad esigere da Paolo quel "pizzo" che il padre, a causa delle difficoltà economiche, aveva ormai smesso di pagare...
Facile immaginare come certe situazioni da commedia degli equivoci, nelle mani di Salvatore Ficarra e Valentino Picone, siano pretesto di gag sempre più surreali, grottesche, con un padrino e altri mafiosi da operetta a rendere loro la vita difficile, ed un nucleo di bravi ma confusionari poliziotti a sbrogliare un'altra matassa per nulla agevole. Sebbene sia poi la matassa affettiva, con tutti quei rapporti non risolti tra i protagonisti che progressivamente si evolvono, ad imprimere una marcia in più alla pellicola, evitando che si trasformi in uno sterile assemblaggio di sketch e facendo sì che si crei un alone di simpatia attorno ai due cugini, alle loro peripezie.

Malgrado ciò, La matassa soffre ancora di qualche carenza compositiva nei frangenti in cui le battute sfociano nell'ovvio, assecondando una verve verbale che nel duo alterna esiti mirabolanti a declinazioni di un umorismo a volte troppo infantile. Se l'impalcatura del film tiene, in queste fasi del racconto più scialbe e inconcludenti, molto si deve all'ottimo gioco di squadra offerto da autori, interpreti, e da chiunque abbia contribuito a tenere alto il livello di una produzione piuttosto curata anche a livello visivo. Le riprese, concentrate tra le province di Catania e Ragusa, esibiscono inquadrature col dolly e piani sequenza non così comuni nelle nostre produzioni comiche più recenti, mentre il montaggio di Claudio di Mauro assicura fluidità alla narrazione, resa poi ancora più coinvolgente dalle musiche di un ispirato Paolo Buonvino.