Cugino e cugino: Dalla padella alle sbarre

Arriva su Rai Uno la divertente serie Cugino e cugino, con protagonisti l'indovinato duo comico Giulio Scarpati-Nino Frassica, che si muovono con equilibrio tra il dramma e la commedia e portano sul piccolo schermo una buona dose di sentimenti.

Tempi duri per le famiglie tradizionali. La tv le descrive sempre con maggiore frequenza come allargate, non convenzionali e straordinariamente moderne. Prova ad allinearsi alla sospetta tendenza progressista anche la fiction Cugino e cugino, divertente e ambiziosa serie di Rai Uno, pronta a lanciare in prima serata una coppia comica improbabile come poche. A pensare che la faccia buona di Giulio Scarpati (l'adorato Lele di Un medico in famiglia) potesse amalgamarsi bene alla verve ironica di Nino Frassica (Don Matteo) è stato il regista Vittorio Sindoni: con il suo ultimo sforzo per il piccolo schermo Sindoni è stato audace affidando al variegato duo il compito di muovere alla risata e di riflettere su temi tutt'altro che leggeri. Così l'amabile Scarpati, che ancora aspetta il ruolo del cattivo, deve vedersela con Frassica, scampolo del vecchio varietà che ha saputo reinventarsi in televisione. E la trovata è azzeccata: il primo nei panni di un padre ansioso e di un vedovo malinconico sarebbe buono fino alla noia da solo, mentre le battute pungenti dell'altro, un inverosimile cugino siciliano cuoco ma soprattutto irrimediabile pasticcione, resterebbero isolate senza una spalla. Insieme i loro personaggi sembrano compensarsi e dare vita a una serie di sketch che fanno da motore a una serie briosa.

Ma Cugino e cugino non ruota solo intorno alle avventure rocambolesche dei due protagonisti, al centro di dodici puntate divise in sei serate: a intrecciarsi con le loro vicende - perlopiù faccende familiari e beghe lavorative - sono due location significative nell'immaginario nazionale, i fornelli e le sbarre. La serie infatti porta sul piccolo schermo una tematica e una professione poco usati come il carcere e la rieducazione penitenziaria, appoggiandosi su una base più sicura e abusata come quella della cucina, recentemente comparsa come filo conduttore di numerosi show televisivi e di diverse serie, come La ladra.
Incastrate l'una nell'altra come tasselli di un puzzle semplice, le due sfere così diverse per toni riescono ad emergere con un equilibrio inaspettato e vengono affrontate in maniera bilanciata e senza superficialità.
Se le mura domestiche, quelle del penitenziario e i banchi (di prova più per i genitori che per i figli) non dovessero convincervi, a fare da traino per la riuscita della fiction potrebbe essere la classica declinazione del romanticismo nostrano: dalla vicina un po' invadente alla mamma separata, dalla donna in carriera alla tata immigrata. Di amori all'orizzonte se ne vedono parecchi a partire dai primi episodi, miscelati tra un divertimento genuino e concreto ed una buona dose di sentimentalismo senza eccessi.