Recensione Cocco di nonna (2006)

Adam Sandler ha colpito ancora. Qui in veste di produttore, continua a diffondere commedie di dubbio gusto che ben poche risate strappano al pubblico rassegnato.

Dalla nonna con i videogames

Alex è un trentacinquenne programmatore e sviluppatore di videogiochi che, a causa di un debito non pagato, è costretto ad abbandonare il proprio appartamento cercando ospitalità prima presso l'amico mammone Jeff, per poi alloggiare dalla nonna e dalle sue coetanee coinquiline. Inoltre dovrà vedersela con J.P., collega piuttosto agguerrito e assai poco normale, e con Samantha, la nuova e affascinante manager assunta dalla sua ditta, da cui è irresistibilmente attratto.

Adam Sandler ha colpito ancora. Qui in veste di produttore, continua a diffondere commedie di dubbio gusto che ben poche risate strappano al pubblico rassegnato. Con Cocco di nonna, però, si toccano minimi storici mai raggiunti. Passi l'esilità della trama, passi anche la scelta di personaggi di dubbio gusto, chiudiamo un occhio sulle continue allusioni e gag sessuali che ammiccano al genere sexy-demenziale alla Porky's questi pazzi pazzi porcelloni senza averne né il mordente né la carica trasgressiva, ma un guazzabuglio di stupidità così mal assortito non si era mai visto. Una trama in cui poco o niente accade, dove il leit motiv è rappresentato dai videogame e buona parte della pellicola è occupata dalla visione di Alex e i suoi colleghi impegnati a testare i giochi da loro stessi prodotti in interminabili sfide contro pestiferi ragazzini. Il motore che muove tutta la trama, il trasferimento di Alex a casa della nonna, è solo uno spunto potenzialmente ricco di sviluppi a cui però ben poco segue, se non una sorta di party orgiastico in cui circolano dosi massicce di alcool e marijuana che si conclude con una delle arzille vecchiette impegnata a sedurre Jeff, l'amico di Alex che dorme succhiandosi il dito.

Ogni possibile sviluppo comico della trama si perde in scene inconsistenti, i personaggi più esplicitamente caricaturali, come il robotico J.P. o lo spacciatore Dante con scimmia al seguito, risultano più patetici che divertenti e le scene clou della comicità sandleriana raggiungono il culmine in un siparietto onanistico di Alex di fronte a una Barbie con le fattezze di Lara Croft che viene scoperto (ma non interrotto) dalla scandalizzata madre di Jeff. Vi sono poche cose peggiori di una commedia demenziale che non strappa neanche una risata. Peccato per le attrici, l'affascinante Linda Cardellini, ingabbiata in uno script scialbo e insipido, e il premio Oscar Shirley Jones, qui nelle vesti di arzilla vecchietta sessuomane. Un po' poco per risollevare le sorti di un film che cola irrimediabilmente a picco già dopo i primi cinque minuti.

Movieplayer.it

1.0/5