L'orrore arriva dallo schermo: da Videodrome a Friend Request

Dai televisori affollati di presenze maligne di "Poltergeist" alle richieste d'amicizia pericolose di "Friend Request", dai serial killer "elettrici" di Wes Craven alle ragazzine spettrali degli horror giapponesi, ecco cosa si nasconde dietro gli schermi degli horror e dei cult degli ultimi trent'anni.

Da quando internet e i social sono entrati a far parte del nostro quotidiano non abbiamo dovuto aspettare molto tempo prima che il cinema esplorasse anche questo mondo, in particolare i suoi lati più oscuri. L'uscita di Friend Request - La morte ha il tuo profilo, diretto da Simon Verhoeven, è solo uno degli ultimi tentativi di esplorare cosa c'è dietro lo schermo e di esorcizzare gli aspetti più spaventosi (e meno conosciuti) della rete. Ci ha provato il nostro Dario Argento con Il cartaio, in cui i protagonisti sono costretti a confrontarsi (e "giocare") con un serial killer, mentre in tempi più recenti film come Unfriended hanno provato a spingere agli estremi quegli aspetti negativi dei social che tutti conosciamo.

Friend Request - La morte ha il tuo profilo: Alycia Debnam-Carey e William Moseley in una scena del film
Friend Request - La morte ha il tuo profilo: Alycia Debnam-Carey e William Moseley in una scena del film

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Il cinema dell'orrore però, ha sempre avuto una fascinazione particolare per gli schermi - o meglio per ciò che si nasconde dietro di essi - e non è rimasto certo ad aspettare che internet cambiasse le nostre vite e il modo di relazionarci con gli altri. Cosa c'è dietro lo schermo vivo di un vecchio televisore? Di chi sono quelle voci che ascoltiamo nel fruscio costante di un monitor? Quali terribili segreti, quali fantasmi si materializzano in un video segnato dal tempo? Lo scopriremo attraverso questo breve percorso che abbiamo voluto iniziare dai primi anni Ottanta fino ad oggi, tra TV da salotto poco rassicuranti a schermi più sofisticati.

1. Poltergeist (1982)

Heather O'Rourke in Poltergeist - Demoniache presenze
Heather O'Rourke in Poltergeist - Demoniache presenze

La luce fredda di un televisore illumina il viso della piccola Carol Anne, che sgrana i grandi occhi azzurri ed accenna ad un sorriso rivolto a qualcosa che in quel momento è sullo schermo. Siamo nel salotto di un villino a Cuesta Verde, dove la famiglia Freeling si è appena trasferita, e nel silenzio poco rassicurante della notte, la piccola sembra quasi ipnotizzata dal televisore acceso. Non sono i cartoni animati, non è un telefilm, ma sono spiriti maligni - i poltergeist del titolo - che tentano un approccio con lei per conquistare la sua fiducia e trascinarla nel loro mondo, affollato di anime inquiete.
Il televisore in questo caso è un veicolo ma diventerà anche un mezzo di comunicazione tra Carol Anne e la sua famiglia, quando la piccola sarà intrappolata nell'aldilà. La morale, per un film in bilico tra intrattenimento e horror (d'altronde fu diretto da Tobe Hooper ma con la supervisione massiccia di Steven Spielberg) non è neanche tanto sottile: ecco cosa succede ad affidare i propri figli alla TV, come se fosse una babysitter.

Heather O'Rourke in Poltergeist
Heather O'Rourke in Poltergeist

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2. Videodrome (1983)

Videodrome, una scena del film di Cronenberg
Videodrome, una scena del film di Cronenberg

Con David Cronenberg l'esplorazione del rapporto tra l'uomo e la tecnologia si fa più cupo e torbido. Anche in questo caso l'orrore arriva dallo schermo di un televisore, ma le entità soprannaturali non c'entrano, perché al centro della storia - malata, allucinata, perversa - c'è un canale televisivo pirata che trasmette immagini di snuff e torture sessuali, per poi scomparire nel nulla. Videodrome è uno di quei film con il quale il regista canadese si è spinto davvero agli estremi per raccontare la televisione come un'entità malvagia, volta a fare il lavaggio del cervello agli spettatori per poi distruggerli. Oggi sembra quasi di leggere un certo timore per la TV da parte di un cineasta come Cronenberg, il cui mondo era il cinema, timore esasperato da una storia che parla di seduzione e manipolazione fino a conseguenze terrificanti.

James Woods 'stregato' dalle labbra di Debbie Harry in Videodrome
James Woods 'stregato' dalle labbra di Debbie Harry in Videodrome

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3. Demoni (1985) e Demoni 2 (1986)

Unici due film italiani di questo percorso tra uno schermo e l'altro, possono essere considerati tra gli ultimi successi del nostro cinema di genere. Nel primo capitolo a far tornare i demoni sulla terra, dando il via ad una spaventosa epidemia non è solo una maschera, con la quale una ragazza si procura un taglio che presto si infetta, ma anche il film "maledetto" che viene proiettato in un cinema di Berlino. La scena più potente del film - che è anche quella in cui il male si manifesta palesemente al pubblico in sala - vede un'altra giovane sbucare da dietro la tela sulla quale viene proiettato il film. Con Demoni 2 invece - anche questo frutto della collaborazione tra Dario Argento e Lamberto Bava - il rapporto tra l'epidemia demoniaca e lo schermo si fa più esplicito quando la prima vittima viene assalita da un demone che esce da un televisore, con un effetto di grande impatto, per quei tempi. Splatter a piene mani e luci al neon per due cult anni '80.

Una delle sequenze finali di Demoni 2
Una delle sequenze finali di Demoni 2

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4. Videokiller (1988)

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Film quasi dimenticato interpretato da Kevin Dillon (per lo stesso ruolo era stato considerato Johnny Depp) che sfrutta idee poi riprese con successo in pellicole successive decisamente più famose. Al centro del film ci sono i due titolari di un videonoleggio e la VHS di un vecchio film sci-fi degli anni '50 con una scena inquietante in grado di trasformare chi la vede in un assassino. Gli spettri del Sol Levante in questo caso non c'entrano nulla, ma, curiosamente, il regista scelse di far interpretare gli alieni del film ad attori orientali.

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5. Sotto shock (1989)

Cinque anni dopo l'exploit di Nightmare - Dal profondo della notte, Wes Craven decise di inventarsi un altro villain horror, ma Horace Pinker, un serial killer che terrorizza Los Angeles, non ebbe la stessa fortuna di Freddy Krueger, pur essendo ricalcato sul personaggio reso celebre da Robert Englund. Il mondo dei sogni, come luogo d'incontro tra il protagonista e il "mostro", viene messo da parte dopo che Pinker viene condannato alla sedia elettrica. A quel punto l'elettricità diventa il principale veicolo che permette a Pinker di muoversi, ma i monitor televisivi - e i più svariati programmi TV - saranno il "campo di battaglia" per Mitch Pileggi e un giovane Peter Berg che più avanti sarebbe diventato anche regista.

Mitch Pileggi in una scena di Sotto Shock (Shocker) di Wes Craven
Mitch Pileggi in una scena di Sotto Shock (Shocker) di Wes Craven

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6. The Ring (1998)

Una sequenza di immagini inquietanti e misteriose che richiamano forme circolari - un pozzo, un occhio in primissimo piano, uno specchio che riflette una donna che si pettina - è la scena più famosa, iconica, parodiata di The Ring, horror giapponese che, dopo aver folgorato il pubblico occidentale, ha dato il via ad un filone popolarissimo (e un po' esasperante nella ripetitività dei temi, va detto) nei primi anni Zero, e a qualche remake americano (lo stesso The Ring, con Naomi Watts, ma anche The Grudge con Sarah Michelle Gellar e il più riuscito Dark Water con Jennifer Connelly). Altra sequenza memorabile del film è quella in cui la maledizione della videocassetta che è al centro della storia arriva al culmine con l'apparizione dello spettro di Sadako, che con i suoi lunghi capelli corvini fuoriesce dallo schermo di un televisore per uccidere il malcapitato di turno con lo sguardo.

7. Kairo (2001)

Una scena di Kairo
Una scena di Kairo

Un horror molto affascinante e suggestivo, dalla messa in scena elegante e minimalista, questo film di Kiyoshi Kurosawa, che si evolve attorno a due storie parallele che portano lo spettatore nell'oscurità di Internet, immaginata come un sito misterioso, una serie di "stanze" affollate di ombre e spettri. Pur ricalcando l'immaginario degli horror giapponesi, in questo caso l'orrore è evocato più dal senso di angoscia esistenziale e dalla solitudine in cui si ritrovano intrappolati i protagonisti.

8. White Noise (2005)

Un'occasione sprecata, questo thriller con Michael Keaton nei panni di un uomo che perde sua moglie in circostanze tragiche, e si mette in contatto con lei attraverso il rumore bianco degli apparecchi televisivi e radiofonici. Sprecata, perché il tema della psicofonia, per chi è incuriosito dal soprannaturale, basterebbe da solo per evocare situazioni da pelle d'oca, tra voci appena udibili nel fruscio costante degli apparecchi televisivi e radiofonici, e volti che si materializzano nel grigio degli schermi. E invece alla fine il tutto si risolve in maniera piuttosto banale.

Michael Keaton in White Noise
Michael Keaton in White Noise

9. Sinister (2012)

Sinister: un primo piano di Ethan Hawke
Sinister: un primo piano di Ethan Hawke

Una variazione sul tema del found footage per Scott Derrickson - già autore dell'ottimo The Exorcism of Emily Rose - solo che in questo caso i filmati in Super 8 ritrovati casualmente nella soffitta di una casa, oltre a svelare il male, lo evocano. Lo scoprirà a sue spese Ethan Hawke, che nei panni di uno scrittore di saggi su eclatanti casi di cronaca, finirà tra le spire di un'indagine molto pericolosa alla fine della quale si troverà al cospetto della stessa sinistra figura che appare nei filmati. Un horror soprannaturale molto cupo, non del tutto riuscito, ma avvincente e disturbante.

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10. Unfriended e Friend Request - La morte ha il tuo profilo (2014 - '16)

Due pellicole uscite a distanza di breve tempo l'una dall'altra, e che come abbiamo accennato all'inizio di questo articolo, ingigantiscono i potenziali pericoli dei social. Così, in Unfriended di Levan Gabriadze una storia di cyberbullismo si trasforma in un complicato intreccio senza via d'uscita dai toni soprannaturali, mentre con Friend Request un semplice gesto come accettare una richiesta d'amicizia sui social, sarà l'inizio di uno spaventoso incubo per la protagonista. In questo caso, a far paura è chi si nasconde dietro un profilo, i mostri che dietro una semplice foto e poche righe di presentazione nascondono le loro ossessioni e il loro malessere.

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