Criminal Minds: Il profilo dei profilers - File 0002

Soggetti esaminati: agenti Greenaway, Prentiss, Rossi, ed Hotchner.

I mostri esistono. Per davvero.
Non assomigliano agli zombie di Romero nè agli algidi vampiri della Transilvania. Non hanno artigli o denti a sciabola, ma dalle loro mani gronda il sangue di centinaia di vittime innocenti. A vederli per strada non li degni di uno sguardo e la 'normalità' di cui si vestono è più temibile delle zanne di un lupo mannaro. Si, i mostri esistono e noi siamo il loro territorio di caccia. Nascosti tra la folla della gente comune, i serial killer studiano le loro prede in attesa dell'occasione propizia per sferrare il loro attacco. Ma se è vero che per ogni mostro sovrannaturale c'è un eroe pronto a sconfiggerlo, lo stesso vale per quelli umani che si aggirano nelle città.

I nostri paladini sono armati di intuito, perspicacia e un'acuta capacità di osservazione; Criminal Minds ci offre uno sguardo ravvicinato sui metodi usati dai nostri eroi, dai profilers dell'F.B.I., per identificare i volti anonimi degli assassini seriali. La squadra del B.A.U. (Behavioral Analysis Unit) di Quantico è un gruppo affiatato e ben collaudato, ma accoglie volentieri nuovi elementi per ottenere il massimo vantaggio nella caccia alla creatura più crudele e sfuggente che esista.

Elle Greenaway ad esempio, si guadagna il trasferimento al B.A.U. dopo aver dimostrato il suo valore durante un'indagine. Affidandosi al suo istinto, non si è lasciata intimorire dalla scala gerarchica ne' dall'aurea di leggenda che circonda alcuni membri dell'unità. Elle, interpretata da Lola Glaudini, è rimasta orfana di padre all'età di otto anni, un trauma profondo che l'ha spinta a forgiare un'armatura dietro la quale nascondersi. Ha lavorato per un periodo alla sezione crimini sessuali: è un'agente in gamba, forte, determinata ma anche sensibile e attenta. Grazie all'esperienza sul campo riesce a diventare una discreta profiler, ma ciò che la caratterizza è la sua emotività. Greenaway usa la sua aria da 'ragazza tosta' per celare la sua vulnerabilità, ma riesce ad accordarsi facilmente alle vibrazioni emotive emanate dalle vittime, sopravvissute e non. Mentre gli altri colleghi tendono a distanziarsi dai loro sentimenti per poter meglio immedesimarsi nel profilo dell'S.I. (Soggetto Ignoto), Elle usa la sua empatia come uno strumento a suo vantaggio. Tuttavia quella che è la sua forza, è anche la sua debolezza. Dopo aver sfiorato la morte per mano di un killer schizofrenico, il trauma per lo stress subito le fa perdere l'obiettività necessaria per gestire il grado di coinvolgimento. Quella che era una risorsa preziosa si trasforma nella causa della sua disfatta. Elle oltrepassa un limite invalicabile uccidendo uno stupratore a sangue freddo e non le resta altra scelta che dimettersi dal Bureau.

La sua scrivania non rimane vacante a lungo però, e una nuova collega prende il suo posto: Emily Prentiss, che ha il volto di Paget Brewster. Figlia di un'ambasciatrice influente, Emily ha vissuto per gran parte della sua adolescenza in Medio Oriente, acquisendo conoscenze che ne fanno un elemento prezioso per la squadra. Prentiss arriva al BAU animata dalla passione per il lavoro di profiler, ma nonostante la sua integrità, il suo ingresso nella squadra avviene per una manovra politica di cui lei non è al corrente. Tuttavia, nel momento in cui riceve pressioni perchè 'ricambi' per il trasferimento ottenuto, Emily non esita un secondo e piuttosto che vendere la sua lealtà decide di dimettersi. Le sue idee sui giochi di potere sono molto chiare: 'la politica fa diventare la gente diffidente e separa le famiglie' e nelle sue parole è lampante l'amarezza di un'infanzia poco felice. Per sua sfortuna arriva al BAU in un momento delicato, quando la squadra è ancora scossa dalla vicenda di Elle e la sua presenza viene vista da Hotch (Thomas Gibson) e Gideon (Mandy Patinkin) come un'imposizione.

La sua professionalità e competenza placano immediatamente i dubbi dei due dirigenti ed Emily fa del suo meglio per integrarsi nel gruppo. Gli altri membri accolgono positivamente la nuova collega, ma un'altra stoccata fa tremare la stabilità del team. Dopo il rapimento di Spencer Reid (Matthew Gray Gubler) da parte di un S.I., Prentiss si ritrova a subire l'atteggiamento brusco e aggressivo di Reid, costantemente sulla difensiva e in preda a sostanze stupefacenti. Lei è l'ultima arrivata e di conseguenza il bersaglio più semplice per chi ha subito uno shock emotivo. Tuttavia questi ostacoli iniziali non la scoraggiano e grazie alla sua tenacia riesce a diventare parte della 'famiglia' del BAU.

Emily non è l'unica ad aver sostituito un ex membro del team: all'inizio della terza stagione Gideon abbandona il BAU, ormai stremato dalla pressione che lo ha logorato durante gli anni di servizio e un nuovo volto fa capolino dal suo ufficio. In realtà si tratta di uno dei fondatori dell'unità di analisi comportamentale: David Rossi, interpretato da Joe Mantegna.

Ritiratosi a vita privata dopo aver tracciato le linee guida insieme ad altri pionieri del campo, Rossi ha raggiunto la fama riversando le sue doti in campo editoriale. I suoi libri gli hanno garantito una vita di agi e dopo anni trascorsi in prima linea può finalmente permettersi il lusso di essere libero dal peso asfissiante del senso del dovere. Tuttavia, David sceglie di ritornare nel mondo che si è lasciato alle spalle per offrire la sua esperienza di veterano, o quanto meno questo è quello che offre ai suoi colleghi come spiegazione. In realtà il suo ritorno al BAU è dovuto a un vecchio caso, un duplice omicidio irrisolto che per anni ha assillato la sua coscienza, istigando i suoi sensi di colpa per non essere stato in grado di assicurare il colpevole alla giustizia. All'inizio il suo modo di agire non riscuote molto successo all'interno del gruppo: Rossi è indipendente, intuitivo, a tratti incauto e non fa gioco di squadra. Il suo comportamento è la diretta conseguenza dello stile adottato dai profilers quando ancora non esistevano regole e corsi di specializzazione per la materia. Rossi, Gideon e altri come loro hanno imparato a fare questo lavoro senza nessun manuale, sbagliando, correndo rischi impensabili quotidianamente, senza il supporto e la stabilità di un'equipe specialistica. Ma i tempi cambiano e un lupo solitario risulta inutile quanto obsoleto all'interno del BAU. Fortunatamente David è un'agente di prima classe e la sua apertura mentale gli garantisce un buon ammortizzatore contro l'impatto dei 'tempi moderni', garantendogli il rispetto degli altri membri del gruppo, primo fra tutti Hotchner che considera Rossi un degno sostituto di Gideon su cui fare affidamento.

Leader della squadra, Aaron Hotchner è un ex procuratore distrettuale, che ha lasciato le aule dei tribunali spinto dall'esigenza di intervenire direttamente nei casi a cui veniva assegnato. Una volta arrivati sulla sua scrivania, era ormai troppo tardi per le vittime, non restava altro da fare che ottenere una condanna per i colpevoli. Questo non era abbastanza per Hotch; proteggere il mondo dai serial killer è più che un lavoro per lui, il profiling non è qualcosa che lui 'fa', è ciò che lui 'è'. Aaron non sorride quasi mai, perchè per ogni serial killer catturato ce ne sono altri cinquanta a piede libero, mostri da fermare, persone da salvare prima che il loro sangue chieda giustizia. Hotch non sorride perchè ogni morte è un fallimento personale, ogni nome, ogni volto, è una persona in meno che è riuscito a proteggere. Se potesse, salverebbe tutto il mondo, tutte le donne seviziate, tutti quelli a cui hanno rubato la vita, la dignità, la gioia di vivere, tutti i bambini terrorizzati. Forse perchè da piccolo aspettava che qualcuno arrivasse a salvare lui. Non ci sono conferme dirette del fatto che suo padre fosse un uomo violento, ma durante l'interrogatorio di un serial killer, risulta chiaro che il mantello da eroe che pesa sulle sue spalle è il risultato di abusi subiti. 'Quasi tutti quelli che hanno subito violenze da piccoli diventano violenti a loro volta. Altri invece, crescono per catturarli'. Non sorride Aaron, perchè nonostante sia un eroe che salva vite e cattura mostri, 'quando arriva sulla porta di casa è solo un padre che non c'è mai'. Cacciare serial killer è un lavoro duro, che non puoi lasciare in ufficio dopo che la giornata è finita: non c'è scelta tra una festa in famiglia e la vita di persone innocenti.

Il suo senso del dovere travalica i limiti e come ogni altro elemento del BAU, Aaron paga un prezzo per la sua devozione. Ma è un sacrificio che non tutti sono disposti a fare e di certo pretenderlo dalla propria famiglia non è corretto. Ognuno ha un punto di rottura e Haley, sua moglie, raggiunge il suo dopo la nascita del loro bambino; stanca di dover accontentarsi dei ritagli di tempo e conscia di quello che un padre assente significa per un bambino, decide di lasciarlo. Dopo l'abbandono di Gideon, Hotch si trova nel bel mezzo di una tempesta, politica e psicologica: il suo diretto superiore vuole eliminarlo dalla concorrenza, in quanto possibile candidato alla poltrona di dirigente, la squadra è smarrita e alla deriva senza la presenza paterna e rassicurante di Jason e quella salda e inossidabile di Hotch, sospeso dal servizio attivo. Di fronte all'ultimatum postogli da sua moglie, Aaron fa una scelta, decidere di chiedere un trasferimento, ma alla fine rimane al BAU, perchè non può fare altro, non può essere altro.
I mostri sono là fuori e qualcuno deve fermarli prima che i loro artigli uccidano la prossima preda.