Recensione Amabili resti (2009)

Jackson pone l'enfasi sui momenti più sognanti ed immaginifici, più spettacolari e cinematografici, usando le potenzialità e l'abilità della sua WETA per ricreare il limbo che ospita Susie, renderlo vivo e pulsante, sfolgorante e ricco di dettagli, colori e sfumature

Creatura del cielo

"Mi chiamavo Salmon, come il pesce. Nome di battesimo: Susie. Avevo quattordici anni quando fui uccisa, il 6 dicembre del 1973"
Questo l'incipit del romanzo di Alice Sebold edito nel 2002, ma anche del nuovo, atteso film di Peter Jackson, alle prese con una produzione sulla carta più piccola di quelle che l'hanno visto protagonista in passato, dal Signore degli Anelli al remake di King Kong.
Sulla carta, perchè è stato chiaro fin dai primi passi della lunga lavorazione che l'intenzione di Jackson fosse di prendere una strada diversa da quella dell'opera di partenza, enfatizzando i momenti più sognanti ed immaginifici, più spettacolari e cinematografici, usando le potenzialità e l'abilità della sua WETA per ricreare il limbo che ospita Susie, renderlo vivo e pulsante, sfolgorante e ricco di dettagli, colori e sfumature, facendo insieme un passo indietro nella sua carriera, richiamando quanto fatto nel 1994 per il mondo di fantasia delle protagoniste di Creature del cielo, ed avanti nel renderlo parte integrante della storia.
Come rivela lo stesso incipit, siamo negli anni '70. Il luogo è Norristown, cittadina della provincia di Philadelphia, in Pennsylvania. La piccola Susie viene irretita di ritorno da scuola da un vicino, George Harvey, che vive solo e costruisce case per bambole, ed invitata a visitare un rifugio sotterraneo che nelle sue parole sta costruendo per i ragazzini del vicinato. Harvey non mente: sono proprio i ragazzini, o meglio una ragazzina, Susie, che ha in mente nell'edificare l'opera, ma con intenti ben diversi da quelli dichiarati.

Susie rimane vittima dell'uomo ed inizia il suo soggiorno in una specie di limbo, di mondo tra i mondi, in attesa di attraversarlo definitivamente per giungere nel suo Paradiso.

La tecnologia a sua disposizione oggi permette a Jackson di far sì che il limbo di Susie viva delle emozioni della protagonista, riproducendone sensazioni e stati d'animo, seguendo quanto accade nel mondo reale che la ragazzina osserva dall'aldilà. Parenti ed amici continuano la loro vita, facendo esperienze che lei è costretta a vivere solo attraverso di loro e questo influenza quello che la circonda, in un susseguirsi di invenzioni visive sottolineate dall'incantata colonna sonora di Brian Eno.
La figura di Susie resta centrale, non solo in quanto narratrice della storia, ma in quanto vero proprio fulcro, anche visivo, del film. Fondamentale quindi l'attrice scelta per darle volto, voce ed emozioni: la piccola Saoirse Ronan, scelta da Jackson prima che stupisse noi ed il mondo con la sua interpretazione in Espiazione, che le è valsa anche la nomination all'Oscar.

La circonda di attori più consumati, come Mark Wahlberg e Rachel Weisz nei panni dei suoi genitori, Susan Sarandon in quelli della nonna e Michael Imperioli in quelli dello sceriffo len Fenerman, ma si tratta di figure di contorno poco definite, quasi fossero loro i fantasmi. Solo l'Harvey di Stanley Tucci mantiene un maggior spessore, permettendo all'attore di avere più spazio che in altre occasioni e dare una prova di misura, equilibrata, a tratti inquietante, che dimostra cosa possa dare il meglio anche in ruoli diversi da quelli a cui ci ha abituato.

Dato il diverso approccio all'opera, non stupisce che l'Amabili resti di Peter Jackson si concentri meno sul cosa viene raccontato e più sul come: non sono pochi i momenti riusciti, con messe in scena elaborate e scelte di montaggio efficaci, ma si ha l'impressione che è mancato in fase di sceneggiatura lo stesso lavoro di cesello applicato alla trasposizione della trilogia tolkeniana.

Jackson, con le abituali compagne di scrittura Fran Walsh e Philippa Boyens, mette consapevolmente da parte alcuni degli aspetti del romanzo della Sebold, enfatizzandone, come detto, altri, ma nel farlo non riesce a mantenere lo stesso equilibrio narrativo, accennando a dettagli che non ha il tempo di sviluppare e sorvolando soltanto su alcuni temi, rendendo lo script a tratti affrettato e confusionario. Nonostante questi difetti, resta comunque evidente l'impronta dell'artista Jackson, che conferma di saper stupire ed emozionare.

Movieplayer.it

3.0/5