Cowboy e italiani al Milano Film Festival

Per la settima giornata del festival arriva Jonathan Demme e intrattiene la platea con il suo film più amato, Il silenzio degli innocenti, ma abbiamo incontrato anche un invecchiato Butch Cassidy, che ancora non ha del tutto messo da parte la sua vera natura.

Butch Cassidy è ancora vivo, almeno stando al film di Mateo Gil, Blackthorn, che apre le proiezioni del giovedì: per la prima volta alla regia, l'autore spagnolo omaggia apertamente il genere western, confezionandone uno atipico per ambientazione ma affine per tematiche, impreziosito dall'ottima prova di Sam Shepard; altro Outsider della giornata è And Everything Is Going Fine, in cui Steven Soderbergh ricorda la figura dell'attore e commediografo Spalding Gray attraverso un collage di monologhi, interviste e filmati che ne approfondiscono la filosofia e la poetica. Nella ricchissima rassegna dedicata a Demme, oggi hanno trovato spazio Handle with Care, Neil Young Trunk Show (secondo tributo al cantante, realizzato quasi interamente durante il Chrome Dream II Tour), Jimmy Carter Man From Plains e Il silenzio degli innocenti, presentato nella suggestiva cornice del Parco Sempione dall'autore stesso.

Nella sezione Colpe di Stato, è stato riproposto il durissimo You Don't Like the Truth: 4 Days Inside Guantanamo di Luc Coté e Patricio Henriquez, insieme a A Bitter Taste of Freedom, di Marina Goldovskaya, incentrato su una delle vicende più note e insieme ambigue degli ultimi anni, quella dell'omicidio della giornalista Anna Politkovskaya, e sul ruolo svolto dal governo russo nell'ambito delle indagini sul movente e gli esecutori dell'assassinio. Nell'area della sezione dedicata ai videodocumenti, The Spill di Martin Smith si domanda quali siano le effettive responsabilità della BP sull'incidente nel Golfo del Messico dello scorso anno, e se, con un atteggiamento più lungimirante e responsabile, quella catastrofe naturale potesse essere evitata. The Stinking Ship di Bagassi Koura pone l'accento su un'altra piaga che coinvolge la Costa D'Avorio, già messa alla prova dalla guerra civile: quella dello sversamento presso le sue coste di rifiuti tossici, spesso con la connivenza di istituzioni e media, mentre Beneath Everest - Nepal Reborn di Tulsi Bhandari è la cronaca del doloroso, ma necessario, processo di democratizzazione del paese.
Nell'approfondimento dedicato a Randall Poster, è stato lui stesso a presentare due delle pellicole che più lo hanno influenzato nel proprio percorso artistico e lavorativo: Lo spaventapasseri di Jerry Schatzberg, pellicola culto degli anni Settanta, e Le avventure acquatiche di Steve Zissou di Wes Anderson.

In gara nella selezione ufficiale, Italy: Love It or Leave It di Gustav Hofer e Luca Ragazzi, è il viaggio-documentario di due ragazzi che, come tanti, vorrebbero lasciare l'Italia per tentare la fortuna all'estero, ma che prima di farlo scelgono di indagare i motivi per cui varrebbe la pena rimanere. Presenti in sala, i due giovani autori hanno ricevuto il sentito applauso di un platea gremita, conquistata dall'ironia e dall'intelligenza delle loro riflessioni on the road. In concorso anche il surreale Finisterrae di Sergio Caballero, insieme a Still Jacket di Ramòn Giger, documentario incentrato su Roman, un ragazzo autistico, e sul suo percorso alla ricerca del controllo di sé. Ultima pellicola della sezione per quest'oggi è Year Without a Summer di Tan Chui Mui, un poetico ritorno alle origini in cui passato e presente, realtà e sogno si sovrappongono, dando vita a un risultato di grande potenza espressiva.