Recensione High Crimes - Crimini di stato (2002)

Buon thriller processuale a tinte spionistiche, nella migliore tradizione del genere e con il ritorno della coppia Ashley Judd & Morgan Freeman.

Conosci veramente tuo marito?

Siamo dalle parti del thriller spionistico con questo High Crimes - Crimini di stato, nuovo film dell'esperto Carl Franklin (regista di Il diavolo in blu e La voce dell'amore) che per l'occasione riesce a rimettere insieme l'ottima coppia composta da Ashley Judd e Morgan Freeman (già insieme in Il collezionista). L'idea di base non è delle più innovative di certo: l'edulcorata vita quotidiana di una bella coppia di successo è turbata da un fulmine a ciel sereno con conseguente crollo di ogni tipo di certezza. Scoperchiato il contenitore degli scheletri nell'armadio, la ricerca della verità sarà rischiosa e drammatica, ma alla fine tutti i nodi verranno al pettine.

Il cinema americano sembra sempre più ossessionato dal tema del doppio, o meglio dalla paura che dietro la normalità borghese si nasconda sempre qualcosa di inconfessabilmente criminale. Negli ultimi anni, soprattutto, si è intensificato, all'interno del genere, il tema della doppia vita e dei servizi segreti. Se infatti una volta l'orrore derivava quasi sempre dal dover scoprire di aver un marito maniaco-omicida (sullo stile di Le verità nascoste per intenderci), ultimamente, il thriller pare allontanarsi dal rassicurante utilizzo dellla grammatica filmica tipica dell'horror (che è in completo rilancio come genere puro e autonomo), per stringere un forte sodalizio con la spy-story e quindi con tutto il conseguente arsenale di supersospetti e paranoie.

Ed è proprio in questo filone che si inserisce questo nuovo lavoro di Carl Franklin, non a caso tratto da un romanzo di Joseph Finder, esperto conoscitore della CIA e specialista di politica internazionale. La sceneggiatura, affidata a Yuri Zeltser e Grace Cary Bickley, mantiene sostanzialmente le promesse dell'ottimo romanzo di Finder e si caratterizza per l'ottimo ritmo, ma anche per una certa superficialità nel tratteggio dei personaggi di controno (problema strutturale di certo cinema americano) e per qualche strizzata d'occhio di troppo al facile sentimentalismo.
Il film comunque scorre gradevolmente: Franklin svolge il compitino con professionalità, mette la cinepresa sempre al posto giusto e non esagera in scene di azione, gli attori protagonisti sono convincenti, la fotografia e il montaggio più che gradevoli e le musiche, affidate al grande Graeme Revell (lo ricordiamo per le colonne sonore di Strange Days, Dal tramonto all'alba e La sposa di Chucky), sono ottime.

Un buon film di genere in definitiva, forse privo di anima o meglio di qualsiasi urgenza narrativa, che non farà gridare nessuno al miracolo, ma neanche allo scandalo. Chi si accontenta gode! Io godo raramente; fate voi.