Recensione Lo smemorato di Collegno (2009)

La miniserie di RaiUno è giocata sugli aspetti oscuri relativi al caso che appassionò l'Italia negli anni Venti, senza sbilanciarsi sulla possibile truffa messa in atto dall'uomo, ma andando invece a spiegare il difficile percorso di ricostruzione dell'identità che lo 'smemorato' intraprende.

Conoscete quest'uomo?

Nella seconda metà degli anni Venti, l'Italia si appassionò a una vicenda che ebbe come protagonista un uomo senza memoria. Era un barbone, beccato mentre rubava in un cimitero, che dichiarava di non ricordare assolutamente nulla del suo passato. Venne internato nel manicomio di Collegno e la stampa si interessò a lui. Fossero già stati sviluppati i mezzi di comunicazione di massa, parleremmo di 'caso mediatico', ma in realtà fu grazie all'interesse di un unico giornalista che la vicenda trovò risalto su un giornale locale per poi espandersi e riempire le colonne di molta carta stampata. L'Italia era allora un paese uscito a pezzi dalla guerra, dove le vedove si rintanavano in chiesa per pregare per il miracolo: vedere il proprio marito disperso tornare a casa. In un simile contesto, quell'uomo senza nome divenne una speranza per queste donne e due di loro in particolare se lo contesero: Giulia Canella, giovane e bella donna borghese sposata a un filosofo partito per il fronte macedone, e Rosa Bruneri, donna senza un soldo abbandonata da un marito pregiudicato.

A questa vicenda che appassionò e spaccò l'Italia in due si era già ispirato Sergio Corbucci che l'aveva portata al cinema negli anni Sessanta, piegandola alla comicità di Totò. Oggi la storia de Lo smemorato di Collegno torna d'attualità con una miniserie televisiva in due puntate, prodotta da Rai Fiction, che propone una maggior aderenza della storia alla realtà dei fatti, grazie al prezioso contributo del romanzo di Lisa Roscioni che ha fatto da linea guida alla realizzazione di questo prodotto televisivo diretto da Maurizio Zaccaro, che comunque non intende fugare tutti i dubbi sull'identità reale del protagonista. La miniserie è infatti giocata sugli aspetti oscuri relativi al caso, senza sbilanciarsi però sulla possibile truffa messa in atto dall'uomo, ma andando invece a spiegare il difficile percorso di ricostruzione dell'identità che lo 'smemorato' intraprende.
Se la ricerca di una certezza che restituisca all'uomo la sua vita sembra essere il motore della vicenda, più intrigante si fa la lotta delle due donne convinte di essere, ognuna, la sua legittima moglie. Naturalmente si tratta di fiction Rai, la realtà viene abbondantemente edulcorata: sulle condizioni di vita dei pazienti del manicomio nessun accenno, gli aspetti più morbosi della vicenda vengono addolciti, la Chiesa e la devozione ad essa hanno un posto privilegiato, e via discorrendo. La realizzazione è comunque corretta, Zaccaro riesce a colorare la vicenda di quell'inquietudine necessaria a restituire il volto di un'epoca, e ben descritto è l'iter di una notizia per diventare un vero e proprio caso nazionale. Protagonisti de Lo smemorato di Collegno sono il tedesco Johannes Brandrup, Gabriella Pession e Lucrezia Lante della Rovere, tutti autori di una performance onesta, alle prese con uno script che non brilla certo per freschezza, ma che può contare su una storia piuttosto intrigante.