Commissioni, tax credit, unità: perché l'appello del cinema (indipendente) italiano riguarda tutti

L'incontro con le categorie e le associazioni audiovisive è stato un motivo di confronto e di dibattito. Dietro le tante parole, un concetto però va illuminato: il cinema è un lavoro vero e proprio, e per questo andrebbe maggiormente tutelato.

Commissioni, tax credit, unità: perché l'appello del cinema (indipendente) italiano riguarda tutti

Iceberg, la parola che più delle altre si è rincorsa tra le (molte) parole spese in difesa del sistema produttivo cinematografico italiano. Sala gremita - anzi, sale, perché l'evento si è rimpallato in ben tre spazi del cinema Adriano - in occasione di un confronto che, fin dal titolo, si carica di attesa e di speranza: vogliamo che ci sia ancora un domani. Ma di che domani si parla? "La voce di tutta l'industria cinematografica e audiovisiva indipendente" riunita per ri-portare al centro dell'attenzione i fondamenti nevralgici di una linea produttiva troppo spesso data per scontata. Al centro dell'evento numerose associazioni di settore (e citiamo, andando in disordine, UNITA, ANICA, 100 Autori, WGI, ANAC, Cartoon Italia), con l'apertura dell'evento affidato alle parole di Viola Rispoli, sceneggiatrice: "Il cinema è come un iceberg. C'è la punta che svetta, ma il 90% è sottacqua. E il sommerso è il corpo della cinematografia italiana, tra opere maggiori e minori, tra successi e insuccessi. Il corpo tiene a galla la punta. Insieme, noi tutti teniamo a galla il mondo del cinema italiano".

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Viola Rispoli, Carlotta Ca' Zorzi, Simonetta Amenta e Andrea Occhipinti

Niente di più vero, perché la conferenza, al netto delle belle parole, dovrebbe puntare alla sostanza, ossia: spiegare all'opinione comune (e all'opinione politica) che il mondo del cinema è un lavoro vero e proprio. Basti pensare che, tra i dati sciorinati nelle slide che abbiamo avuto modo di visionare, viene sottolineato che per ogni euro investito se ne creano 3,54, spesi in altri settori, e quindi riflesso di occupazione diretta e indiretta. Questo è solo uno dei dossier portati avanti sul palco, con il file rouge tenuto dal produttore e distributore Andrea Occhipinti, "Siamo qui con 21 sigle per una visione unica, e con un obbiettivo: raccontare e interrompere la narrazione distorta che l'opinione pubblica piò avere sul mondo del cinema. Ferma pacatezza, e richieste di chiarimenti. Dopo un crack produttivo che ha sommato numerosi progetti, adesso la macchina è rallentata".

Il cinema è un lavoro, e come tale va raccontato

Cinema Adriano Roma
L'esterno del cinema Adriano, gremito

Come stampa di settore, legata indissolubilmente alla filiera, ci siamo effettivamente ritrovati nell'appello lanciato dalle associazioni. I temi toccati, come detto, sono stati tanti, e tanti avrebbero motivo di essere approfonditi. Naturalmente si è dibattuto sul sistema del tax credit, che viene ritenuto vitale in quanto "è una leva economica e occupazionale", e il blocco che comprende i contributi selettivi e automatici, mette in crisi il mercato, mettendo in crisi soprattutto la produzione indipendente. "Produrre film vuol dire sperimentare, far lavorare le persone. I film incassano poco? 112 milioni di euro nel 2023, siamo secondi solo alla Francia", viene spiegato sul palco da Simonetta Amenta, presidente AGICI. "Oltretutto il box office non è l'unico metro per giudicare il successo di un film, e non basta per giudicarlo. Il tax credit? Per ogni euro dato, ne restituiamo 3 e mezzo". È effettivamente così? Più che produrre tanto forse si produce... male, riflettiamo noi che settimanalmente ci troviamo ad affrontare almeno quindici uscite tra cinema e streaming. In tal senso condividiamo lo spunto arrivato dalla conferenza: molti film "non hanno natura prioritaria la sala" e cercano "solo un'uscita per rispettare i termini di legge". Stesso discorso per gli incassi: il box office balza agli occhi, ma il successo di un film può derivare anche dalle vendite all'estero, dal passaggio tv, dallo streaming. Pure perché, come spiega Occhipinti, "Se ci sono poche realtà, ci sono pochi punti di vista. Equilibrio su questo aspetto".

Il tema della commissione valutante e il mondo dell'animazione

Cosa viene chiesto, allora? Se il sistema non è perfetto ed è in crisi sono necessari interventi correttivi e di sostengo: certezze delle risorse, tutela della produzione indipendente, aliquote differenziate, semplificazione, trasparenza sugli investimenti, importanza dei contributi selettivi. Altro spunto che condividiamo: viene chiesto a gran voce che la commissione che determina i contributi selettivi punti più sulle opere indipendenti, e soprattutto che la commissione valutante le opere sia formata da professionisti del settore con comprovata competenza, e che vengano pagati per il ruolo (oggi assurdamente la commissione è su base volontaria!). Durante l'incontro è stato poi alzato il tema del cinema d'animazione italiano, in netta sofferenza: "L'animazione è fondamentale, ma non c'è una sotto quota e non c'è un obbligo in Rai Cinema per investire nell'animazione", dice ancora Andre Occhipinti. "È assurdo far crescere i nostri bambini con prodotti che arrivano dall'estero. Perché non potenziare attività come Rainbow, diventata mondiale?".

Marco Bellocchio: "senza unità non c'è futuro"

Se, tra le tante teste presenti, tra maestranze, professionisti e studenti di cinema, abbiamo adocchiato Paolo Sorrentino, Fabrizio Gifuni, Francesca Comencini, Valeria Golino, giusto per citarne alcuni, è salita poi sul palco Vittoria Puccini, presidente dell'associazione UNITA: "Bello vedere questa sala piena, UNITA è l'associazione di interpreti di cui sono presidente, spingendo a ragionare su questa contrazione di mercato che rende incerto il futuro di tutti noi. Il tax credit è fondamentale, e poi valorizzare la voce di autori indipendenti è fondamentale", ha spiegato. Tuttavia, dietro le tante parole, in qualche modo ci ritroviamo in quelle della sceneggiatrice Francesca Tozzi, in rappresentanza di 100 Autori e Writers Guide Italia: "Dire di essere giovani in Italia non significa nulla. Le idee vengono vendute per pochi spiccioli, agli esordienti viene chiesto tempo non pagato e non contrattualizzato. Chi ha meno di trentacinque anni guadagna dieci mila euro lordi all'anno. Insomma, non proprio un settore elitario. L'arte non deve parlare solo a sé stessa, vogliamo le sale piene, vogliamo scalare le classifiche, e per farlo bisogna ripartire dalle idee e dal lavoro non a fondo perduto. Con sostegno e garanzie".

Assemblea Cinema Foto Bellocchio
Francesca Tozzi e Marco Bellocchio

Ma, alla fine, qual è stato il punto d'incontro? Se l'arte ben poco si sposa con la razionalità (e questo è chiaramente un problema intriso al settore, e irrisolvibile) è Marco Bellocchio, salito in cattedra, il deus ex machina della mattinata: "Sembra che tutti abbiano ragione, nel contesto delle categorie. Eppure le disuguaglianze esistono all'interno delle categorie. Non tutti produttori sono ricchi, per dire. Così come i registi o gli attori. Per non parlare degli assistenti. In tutte queste disuguaglianze ramificate e diverse, non è mai stato possibile lottare tutti insieme. Non ricordo uno sciopero compatto. Eppure il cinema più della tv vede a sinistra. E il mio messaggio alla fine cita Aldo Moro: restiamo uniti". Appunto. Senza unità, non può esserci un domani.