Come ti spaccio Rawson Marshall Thurber a Locarno

Il nostro incontro con il regista della commedia 'familiare' Come ti spaccio la famiglia, interpretata dalle star Jennifer Aniston e Jason Sudeikis.

Risate in Piazza Grande con l'irresistibile commedia made in USA Come ti spaccio la famiglia. Il simpatico Rawson Marshall Thurber si è fatto le ossa nel mondo della commedia dirigendo la pellicola demenzial/sportiva con Ben Stiller Palle al balzo, ma stavolta torna a occuparsi di genere con un'opera più articolata, dal ritmo frenetico, ricca di gag, doppi sensi a sfondo sessuale o no, momenti slapstick e un bollente spogliarello messo in scena dalla diva Jennifer Aniston. Quale miglior passerella europea della Piazza Grande locarnese che, negli anni passati, ha lanciato pellicole come Little Miss Sunshine e 500 giorni insieme, rapidamente trasformatesi in hit, in attesa dell'uscita italiana del film prevista per il 12 settembre.

E' difficile trovarsi su un set a dirigere tante star come quelle che hai avuto a disposizione?
Rawson Marshall Thurber: Meglio avere più talenti a disposizione che meno. Divertirsi troppo sul set è negativo perché abbiamo un lavoro da portare a termine, ma ammetto che con Jason e Jennifer ci siamo fatti un sacco di risate. Sul set c'era un'atmosfera familiare, loro due sono molto accoglienti, ma anche le giovani co-star Emma Roberts e Will Poulter hanno fatto la loro parte.

Com'è andata l'uscita del film negli Stati Uniti?
Il film è uscito tre giorni fa. E' andato piuttosto bene per ora, so che il pubblico si è divertito molto.

Come è nata l'idea alla base del film, quella di decostruire l'immagine della famiglia tradizionale andando contro i valori americani?
La New Line mi ha inviato la sceneggiatura firmata da Bob Fisher e Steve Faber, autori di 2 single a nozze. Lo script è stato poi rimaneggiato in seconda battuta da Sean Anders e John Morris. L'idea originale era quella di distruggere la famiglia tradizionale, ma il primo scopo del nostro era far ridere il pubblico riflettendo sul ruolo della famiglia nella società americana, perciò abbiamo inserito delle modifiche. Il vero cuore del film è mostrare che la famiglia, alla fine, è il luogo in cui c'è affetto e amore. La parentela non è necessaria.

Un altro tema toccato da Come ti spaccio la famiglia è quello del traffico di droga tra Messico e Stati Uniti.
Negli USA questa è una questione molto seria, affrontata da grandi film come Traffic, ma noi dovevamo parlarne in modo comico. Non dovevo fare un trattato o un'opera di denuncia perciò non mi sono documentato più di tanto.

Per un regista è più difficile girare un film on the road?
Ogni volta che faccio un film è una sfida, che sia stanziale oppure on the road. Non volevamo che il pubblico si sentisse intrappolato nel camper, perciò abbiamo inserito molte scene in esterni per creare momenti di relax e dare varietà al tutto.

Torni a occuparti di commedia otto anni dopo palle al balzo. Quali cambiamenti ha subito, secondo te, questo genere negli ultimi anni?
Dopo Palle al balzo ho girato un piccolo dramma, I misteri di Pittsburgh, che non è divertente, almeno non intenzionalmente. Oggi le commedie americane sono profondamente influenzate dalla televisione, perciò sono diverse da quel passato nella struttura. La commedia è un genere che muta più velocemente rispetto ad altri perché è influenzata dai cambiamenti sociali, economici e produttivi. E' più legata alla contemporaneità

Come è stata sviluppata la personalità dei singoli personaggi?
Il background dei caratteri non faceva parte della sceneggiatura, ma è nato da lunghe discussioni con gli attori. Su una cosa eravamo d'accordo: era importante che i personaggi non si piacessero tra loro all'inizio perché la frizione iniziale crea momenti di grande comicità. Un lavoro a parte è stato fatto sui villain, che devono essere davvero cattivi perché se sono troppo da cartoon l'effetto svanisce. Perciò abbiamo cercato di farli duri e cattivi per cambiare il tono del film. Il personaggio più difficile da mettere in scena, però, è stato quello interpretato da Ed Helms perché è quello più sopra le righe.

Sul set gli attori sono stati liberi di improvvisare?
Abbiamo improvvisato moltissimo. La sceneggiatura era già divertente, ma il mio lavoro di regista è quello di tirar fuori il meglio dagli attori e stavolta avevo a disposizione grandissimi interpreti. Ho accolto tutte le loro idee e proposte.

Perché avete scelto il nome Miller?
Quando sono stato ingaggiato era già nello script, ma devo dire che negli States è un cognome piuttosto comune e suonava bene.