Come la polemica #OscarSoWhite può rendere l'Academy migliore

Le ragioni del boicottaggio della comunità black di Hollywood nei confronti degli Academy Awards 2016, e il modo in cui questa polemica può fare bene agli Oscar e a Hollywood.

Whiter Than Oscars
Whiter Than Oscars

Per chi non lo sapesse, la polemica a cui ci riferiamo, quella diventata virale giorni fa su Twitter attraverso l'hashtag #OscarSoWhite, si riferisce alla mancanza di nomination di rilievo a personalità di colore dell'industry cinematografica americana ai prossimi Oscar 2016, che si terranno il 28 febbraio. Per rendere meglio l'idea, il 95.3% dei candidati è bianco, mentre i candidati alle categorie più importanti (i cinque registi e i 20 attori/attrici) sono tutti bianchi: la stessa identica cosa era successa l'anno scorso, quando, soprattutto con l'esclusione di Selma da molte categorie - tuttavia era presente in quella del Miglior Film, forse anche grazie alla presenza della produttrice Oprah Winfrey - aveva fatto molto scalpore.

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Quest'anno la polemica è molto più accesa e, almeno negli USA, sta divampando ogni giorno sempre di più: ne parla la stampa, ne parlano i candidati presidenziali, ne parlano ovviamente attori e registi hollywoodiani. Poche ore fa proprio l'Academy, attraverso una dichiarazione della presidente Cheryl Boone Isaacs, ha lasciato intendere che già nei prossimi giorni verranno decisi dei primi "decisivi e sostanziali cambiamenti in grado di poter finalmente garantire la necessaria diversità per i prossimi anni". Quali saranno questi cambiamenti e cosa comporteranno? Prima di provare a ragionarci e immaginare possibili scenari, facciamo prima un passo indietro e cerchiamo di capire cos'è successo quest'anno e perché così tante star stanno pensando di boicottare la serata più scintillante e prestigiosa di Hollywood.

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Nessuna sfumatura di grigio

Selma - La strada per la libertà: David Oyelowo e Carmen Ejogo in una scena
Selma - La strada per la libertà: David Oyelowo e Carmen Ejogo in una scena

Se per gli Oscar 2015, come già detto, a fare clamore era stato soprattutto un film, Selma, e l'esclusione dalla candidature della sua regista, Ava DuVernay, e dell'ottimo interprete David Oyelowo, per questi Oscar 2016 non è altrettanto semplice trovare un unico elemento scatenante. Nell'occhio del ciclone in questi giorni sono finiti il nuovo film di Spike Lee, Chi-Raq, molto amato da buona parte della critica, e attori iconici della comunità black come il Samuel L. Jackson di The Hateful Eight o il Will Smith di Zona d'ombra. Ma non sono probabilmente questi i veri "scandali".

The Hateful Eight: mani alzate per Samuel L. Jackson nel teaser trailer del film di Tarantino
The Hateful Eight: mani alzate per Samuel L. Jackson nel teaser trailer del film di Tarantino
Straight Outta Compton: Neil Brown Jr., Aldis Hodge, Corey Hawkins, Jason Mitchell e O'Shea Jackson Jr. in un'immagine del film
Straight Outta Compton: Neil Brown Jr., Aldis Hodge, Corey Hawkins, Jason Mitchell e O'Shea Jackson Jr. in un'immagine del film

Per esempio non si può fare a meno di notare che Straight Outta Compton - forte anche dell'incasso di oltre 200 milioni di dollari, uno dei maggiori di sempre per un regista black - era stato una delle grandi sorprese di questa stramba Award Season, arrivando addirittura a conquistare le prestigiose menzioni come uno dei 10 migliori film dell'anno dalla National Board of Review e l'American Film Institute (oltre che da svariati critici USA), ma soprattutto le nomination come Best Ensemble agli Screen Actors Guild Awards e come miglior film ai Producers Guild Awards. Queste ultime due sono in genere considerate come precursori molto benauguranti di una nomination agli Oscar come Best Picture; e invece è arrivata un'unica candidatura, quella alla sceneggiatura di Jonathan Herman, Andrea Berloff, S. Leigh Savidge e Alan Wenkus. Quattro bianchi. Un po' come il caso di Creed - Nato per combattere, altro film molto amato dalla critica e dal pubblico (oltre 100 milioni di dollari incassati) ma che ha ricevuto solo la nomination a Sylvester Stallone.

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Sylvester Stallone e Michael B. Jordan nello spinoff di Rocky, Creed
Sylvester Stallone e Michael B. Jordan nello spinoff di Rocky, Creed

Cosa vuol dire questo, che di due film profondamente black e tanto amati da milioni di persone, i membri dell'Academy sono riusciti ad apprezzare solo il contributo di persone non di colore? Ovviamente non è così - al massimo gran parte dei membri dell'Academy questi film non li avrà proprio visti (e molti attori avranno votato comunque Stallone in quanto Stallone o per sentito dire) - ma di certo l'impressione, anche se assolutamente superficiale, non è delle migliori.

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Beasts of No Nation: la prima immagine di Idris Elba circondato da comparse
Beasts of No Nation: la prima immagine di Idris Elba circondato da comparse

C'è poi il discorso degli attori: quest'anno la "lotta" per la conquista delle nomination attoriali è stata particolarmente dura a causa della presenza di tantissime performance di alto livello, e sono stati tanti gli esclusi eccellenti, non solo tra quelli di colore. Però è evidente che, numeri alla mano, l'esclusione di un qualsiasi attore che non sia bianco tra 20 posti liberi tra le categorie attoriali (che diventano 40 se consideriamo lo scorso anno) è davvero impressionante, anche perché le alternative comunque non mancavano: anzi, fino alla vigilia dell'annuncio delle nomination, alcuni come Idris Elba per Beasts of No Nation o Benicio Del Toro per Sicario (ok, non è black, ma comunque parte di una minoranza) erano addirittura tra i favoriti, e si sono trovati invece "derubati" dal Tom Hardy di Revenant - Redivivo.

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Si tratta di discriminazione o semplicemente alcuni film (come appunto quello di Iñárritu) sono molto più forti e a farne le spese sono magari i singoli interpreti? Probabilmente entrambe le cose, perché se è indubbio che i film che hanno ricevuto tantissime nomination sono stati apprezzati (e visti) molto più che altri, è anche vero che molte pellicole, magari proprio perché così legate alla cultura black, vengono ignorate a prescindere da alcune frange dell'Academy meno progressiste. Più vecchie.

Hollywood sta provando a cambiare, perché l'Academy non ci riesce?

La dirigenza dell'Academy sa benissimo tutto questo, così come sapeva da mesi che quanto accaduto nel 2015 si sarebbe ripetuto anche con questa nuova edizione, d'altronde i frontrunner erano stati individuati anche dalla stampa di settore già a novembre, ovvero quando, in tempi non sospetti, la copertina di The Hollywood Reporter dedicate alle attrici della tradizionale Roundtable pre-Award Season aveva fatto molto discutere.

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Non è quindi un caso il ritorno di Chris Rock come conduttore, non sono un caso i (bellissimi) poster di questo 2016 che ritraggono sì gli immancabili Jack Nicholson e Meryl Streep ma anche Lupita Nyong'o, Jamie Foxx e perfino gli unici vincitori black dello scorso anno, John Legend e Common per la canzone originale del famigerato Selma, Glory.

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Per quanto sia ovvio che (come ha detto ieri anche Viola Davis) la soluzione sia sempre e comunque fare film migliori, per l'Academy la mancanza di diversità è effettivamente un problema e non solo perché è cattiva pubblicità o perché alcuni divi gridano al boicottaggio, ma perché mentre l'industry hollywoodiana sta quanto meno provando a cambiare qualcosa, un'istituzione come l'Oscar dimostra di essere più vecchia che mai. Si potrebbe poi discutere all'infinito di quanto possa essere sbagliato inserire a tutti i costi un attore nero nei Fantastic 4 - I Fantastici Quattro o di come effettivamente la lista dei candidati ad un premio dovrebbe sempre e comunque rispecchiare la sincera opinione dei votanti e non quello che i media o la società si aspettano, ma è un dato di fatto che se gli Oscar devono rappresentare il cinema americano agli occhi del mondo, l'Academy deve seguire lo stesso processo di cambiamento che stanno tentando gli Studios. Se quindi la Marvel ha voluto ad ogni costo un regista nero per il suo Black Panther (finendo per ingaggiare proprio il regista di Creed, il talentuosissimo Ryan Coogler), anche l'Academy deve adeguarsi e fare in modo che ci sia sempre un qualche candidato che rappresenti quella minoranza al Dolby Theatre, anno dopo anno.

Will Smith in una scena di Zona d'ombra
Will Smith in una scena di Zona d'ombra

C'è da andare fieri di un atteggiamento del genere, di questa ossessiva ricerca del politically correct a tutti i costi? Forse no, ma in fondo a chi importa? Possiamo davvero noi lamentarci se qualche bravo attore bianco troverà meno spazio a favore di qualche collega di colore? Se anche fosse davvero un'ingiustizia, sarebbe davvero la prima nella storia degli Oscar? Non è invece meglio pensare all'effettivo contributo che una realtà solitamente bacchettona e conservatrice come quella dell'Academy possa dare al mondo intero in termini di esempio e solidarietà? O anche all'effettivo contributo che possa dare al mondo della cultura e dello spettacolo dando spazio e visibilità ad un cinema che comunque, anche nel 2016, fa ancora fatica ad emergere al di là delle comunità nere.

Avremo degli Oscar finalmente "diversi"? E saranno davvero migliori?

Mad Max: Fury Road - Un primo piano di Charlize Theron
Mad Max: Fury Road - Un primo piano di Charlize Theron

Arriviamo quindi al punto che riguarda effettivamente i premi e i cambiamenti che verranno. Per il momento si parla di portare le nomination a Best Picture a 10 titoli, un numero quindi fisso e non più variabile come è stato negli ultimi anni, ed un numero doppio rispetto a quanto è accaduto per decenni fino al 2010. Cosa significa questo, che avremo tanti film "black"? Assolutamente no, ma avremo piuttosto un numero sempre crescente di pellicole di vario genere, così come già accaduto negli anni passati o anche quest'anno, con Mad Max: Fury Road e Sopravvissuto - The Martian. Si tratta di un cambiamento auspicato da molti per tanto tanto tempo, ed è un cambiamento che può effettivamente rappresentare una svolta decisiva per un premio che altrimenti richierebbe di non essere al passo con i tempi.

Room: Jacob Tremblay insieme a Brie Larson in una scena del film
Room: Jacob Tremblay insieme a Brie Larson in una scena del film

Si parla poi di aumentare anche il numero di candidature degli attori che, storicamente, sono sempre state solo 5. Vuol dire avere più star alla cerimonia; vuol dire inserire ottime interpretazioni di film magari meno forti; vuol dire magari avere anche più spazio per giovani esordienti (per esempio in pochi hanno parlato del bravissimo Jacob Tremblay, soltanto 9 anni ma vero protagonista del bellissimo Room proprio quanto la futura vincitrice Brie Larson); vuol dire, magari, anche trovare spazio per le innovazioni del performance capture (prima o poi il nuovo Avatar di Cameron arriverà). Vuol dire avere un roster di attori effettivamente diverso e non solo per il colore della pelle.

Infine, si parla di togliere il diritto di voto ai membri dell'Academy che non votano con sufficiente regolarità o addirittura a coloro che non lavorano più nel campo cinematografico da molti anni. In pratica, scusate la brutalità, si tratta di tagliare i rami secchi di un'Academy che giustamente era partita con l'idea di celebrare a vita i suoi illustri membri, gente che in un modo nell'altro ha dato tanto al cinema, ma che adesso non è più rappresentativa in alcun modo né dell'universo cinematografico né della società in cui viviamo. Questo potrebbe essere il cambiamento più radicale, e anche più difficile da attuare, ma ci sembra anche il più significativo, e siamo convinti che in questo caso la polemica dell'#OscarSoWhite possa essere sfruttata a sua volta per fare una pulizia non solo necessaria ma anche desiderata da tempo.

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Prepariamoci quindi ad avere degli Oscar diversi, degli Oscar forse migliori anche se magari un pochino più "pilotati" e forse, anche meno sinceri. Ma d'altronde il 99% delle persone non ha mai avuto grande fiducia nel sistema Oscar e della sua correttezza, diciamo bene? E allora tanto vale usarlo per portare quantomeno una parvenza di giustizia in un mondo che ne ha tanto bisogno.