Citadel, la recensione del finale di stagione: tutto quello che sai è sbagliato

La recensione del finale di Citadel: l'episodio 6, disponibile su Prime Video dal 26 maggio, con due grandi scene d'azione e un plot twist finale sconvolgente e degno di un grande film, congeda la prima stagione nel migliore dei modi.

Citadel, la recensione del finale di stagione: tutto quello che sai è sbagliato

Tutto quello che sai è sbagliato. Era una delle frasi che scorrevano sugli schermi dello Zoo Tv Tour degli U2 30 anni fa. Ed è anche una delle frasi di lancio di Citadel, la serie Prime Video che ha permesso alla serialità televisiva di fare un salto e avvicinarsi alle grandi saghe action e spy che siamo soliti vedere al cinema. Come vi racconteremo nella recensione del finale di Citadel, cioè l'episodio 6, disponibile su Prime Video dal 26 maggio, tutto quello che sapevamo era sbagliato.

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Citadel: Richard Madden e Priyanka Chopra in una scena

Con due grandi scene d'azione e di suspense, e un plot twist finale sconvolgente e degno di un grande film, la prima stagione di Citadel si congeda nel migliore dei modi. Proprio mentre viene annunciata la seconda. A proposito, guardate l'episodio fino alla fine. C'è una scena post credit in cui vediamo la nostra Matilda De Angelis, con capelli a caschetto, in quello che sarà lo spin-off italiano: Citadel: Diana.

Mason e il sottomarino: una missione impossibile?

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Citadel: una scena

"Sai come sono diventato una spia. Mio padre e mia madre se ne sono andati quando avevo cinque anni. Citadel mi ha visto, mi ha fatto capire chi sono". Sono le parole che, nel penultimo episodio di Citadel, Mason (Richard Madden) diceva a Nadia (Priyanka Chopra Jones). È una scena che ritorna all'inizio dell'episodio 6, per legare il racconto e per dirci che al centro di Citadel c'è una storia di identità e di legami. Che si muove avanti e indietro nel tempo, tra otto anni fa e oggi. Otto anni fa un sottomarino russo è stato hackerato, per evitare che un giorno potesse lanciare armamenti nucleari e causare una crisi mondiale. È l'operazione Cellula Rossa. Oggi ci troviamo in Marocco, e quell'operazione sta per essere completata. Mason deve lanciarsi con un paracadute, sopra il sottomarino e manipolare degli ordigni nucleari. Una missione impossibile? Lo vedremo.

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Serie derivativa o serie che prende a modello il meglio?

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Citadel: Priyanka Chopra Jonas in una scena

Non abbiamo messo a caso queste parole, "missione impossibile". Sì, perché ci sono due modi di vedere Citadel. È chiaro che i riferimenti alle tante spy story già passate sul grande schermo, da Mission: Impossibile a The Bourne Identity fino al mondo di James Bond, ci sono e sono evidenti. Ma - almeno a chi scrive pare che sia così - Citadel non sembra mai copiare pedissequamente queste famose saghe. Casomai sembra prenderle a modello per provare a raggiungerle, o, addirittura, ad alzare l'asticella. Serie derivativa o serie che prende a modello il meglio delle spy story per provare a reinventare il genere? Dipende da come volete vederla. Se, cioè, volete vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. A noi sembra mezzo pieno.

Nel presente ma con un occhio verso il futuro

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Citadel: Stanley Tucci in una scena

La Città delle Arti e delle Scienza di Valencia, al centro di una delle sequenze chiave del finale di stagione di Citadel, ci permette di puntare l'attenzione a una delle caratteristiche di Citadel. È una serie ambientata nel presente ma con un occhio già verso il futuro. Siamo ai giorni nostri, ma tutto è orchestrato in modo di dare l'idea di un mondo futuristico, tecnologico, al limite del fantascientifico. Spazi ampi, freddi, levigati, architetture geometriche. Che contrastano con luoghi storici, come le ville nobiliari, la natura aspra e selvaggia (i deserti del Marocco e le Montagne Rocciose in America), luoghi storici come il London Bridge, che vediamo in una sequenza. I protagonisti, in missione, indossano tute tecnologiche come quelle dei supereroi. Come ha detto qualcuno, Citadel è come un film degli Avengers, ma con le spie.

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Azione e sentimento

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Citadel: una scena della serie

Un insieme di sequenze d'azione e una storia piena di plot twist potrebbe sembrare fredda se non ci fosse, nel cuore di quella meccanica di precisione che è il racconto di Citadel, una storia familiare, di sentimenti e di legami. Al centro di Citadel c'è una continua storia di padri e di figli, di madri e di figlie, di eterni abbandoni e di eterni ritorni. Anche in questo senso Citadel riprende la tendenza di prodotti come Mission: Impossible, che oltre all'azione ha puntato molto sulla tensione sentimentale tra i personaggi di Tom Cruise e Rebecca Ferguson, e come il Bond di Daniel Craig, e i legami forti e dolorosi tra 007 e i personaggi di Eva Green e Lea Seydoux.

È ora di conoscere Mason Kane

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Citadel: una foto di scena

"È ora di conoscere Mason Kane". È una delle frasi che sentiamo dire verso la fine dell'episodio. Kyle, che è la nuova identità di Mason, sta per conoscere il suo vecchio sé. Nel mondo di Citadel è possibile, grazie a delle fiale con il profilo genetico. Il discorso è intrigante e inquietante. Pensateci: che cosa faremmo se ci capitasse di capire che eravamo un'altra persona, di conoscere l'Io che siamo stati, di tornare ad essere un altro? Come reagiremmo? Questo finale si porta dietro il plot twist più importante di Citadel, degno di un grande film di spionaggio.

Siamo solo hardware

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Citadel: un'immagine della serie

Ma è anche il segnale che la serie fa un discorso diverso dalle altre spy-story per quanto riguarda l'identità. Se la saga di Bond si basa sull'identità forte del protagonista, che, a parte coperture di rito, è sempre lui ("il mio nome è Bond, James Bond", è lì a testimoniarlo), le altre grandi saghe fanno un loro discorso sull'identità. In Mission: Impossible i cambi di identità sono frequenti, consapevoli: avvengono tramite le famose maschere di lattice e ai sintetizzatori vocali che permettono a un individuo di somigliare, nel volto e nella voce, a un altro. Ma è un gioco consapevole, è una recitazione: come un attore, la spia è conscia di interpretare un altro. In The Bourne Identity il protagonista è senza identità: non ha memoria, non sa chi è. Ma tutto avviene in maniera accidentale. In Citadel, invece, i continui cambi di identità sono voluti, da chi li orchestra e non certo da chi li subisce: si sceglie così di cancellare le persone, di togliere la loro personalità e i loro ricordi. In una parola: la loro anima. Memoria e codice genetico vengono tolti e rimessi a piacimento, come se fossero dei file, il backup della memoria di un computer. E così, piaccia no, ci rendiamo conto che siamo solo involucri. Siamo solo hardware.

Conclusioni

Come vi abbiamo raccontato nella recensione del finale di Citadel, con due grandi scene d'azione e di suspense, e un plot twist finale sconvolgente e degno di un grande film, la prima stagione di Citadel si congeda nel migliore dei modi. Con una riflessione sull'identità che va oltre le altre spy-story.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • La produzione della serie è all'altezza dei grandi film di spionaggio visti al cinema.
  • Le scene d'azione e gli attori protagonisti sono d'eccellenza.
  • La riflessione sull'identità fa un passo avanti rispetto ad altre storie di questo tipo.

Cosa non va

  • A volte la trama rischia di essere un po' complicata e di confondere lo spettatore.