Recensione La casa di sabbia e nebbia (2003)

Un film intenso e disperato che gioca sull'incrocio di destini segnati da solitudine ed emarginazione, conducendoci fra le pieghe di un mondo livido e ferito.

Casa dolce casa

L'esordiente Vadim Perelman, regista di spot pubblicitari originario di Kiev, sceglie come debutto una storia livida di dolore tratta dal best-seller omonimo di Andre Dubus III.

Al centro della storia c'è una casa, un bungalow sul Pacifico, contesa e desiderata dai due protagonisti, segnati da storie di emarginazione alle spalle, e fortemente motivati nel possederla.
La fragile e sola Kathy si ritrova senza casa in seguito allo sfratto notificatole dalla contea per un intoppo burocratico. Messo all'asta, il bungalow viene acquistato per pochi soldi dalla famiglia iraniana Behrani che ripone nell'immobile tutte le proprie speranze di riscatto dalla condizione degradante di immigrati. Dall'altra parte Kathy è costretta ad abbandonare l'adorata abitazione ereditata dal padre, trovandosi a vagare senza fissa dimora. La durissima battaglia legale ingaggiata dalla ragazza dovrà fare i conti con la strenua difesa del capofamiglia, un fiero ed ostinato ex colonnello, deciso a regalare un futuro di benessere ai propri cari.

La casa rappresenta per tutti la base da cui partire e l'approdo presso cui tornare. Perdere lo spazio che ha custodito i nostri ricordi ed il nostro passato è come perdere le radici, cancellare la propria identità. Questo è l'incubo in cui scivola Kathy che, quando vede la nuova famiglia insediarsi ed apportare modifiche alle pareti di quel luogo testimone e parte della sua vita, si sente espropriata dell'identità. Perdendo il controllo sulla propria casa, Kathy non sarà più in grado di mantenerlo nella sua vita. Attonita e disorientata si viene a trovare di fronte a ciò che prima le era famigliare, ed ora risulta ostile. Infatti, come si avvicina all'abitazione si ferisce con un chiodo, oscuro presagio della presenza di un ostacolo che non le permetterà più di accedere alla casa da padrona, ma solo da estranea, ospite di un luogo ormai irrimediabilmente perso.
La bella e vulnerabile ragazza alla deriva è interpretata da una convincente Jennifer Connelly alle prese con la solitudine e l'alcolismo.
Se il personaggio di Kathy introduce il tema della solitudine mostrando cosa significhi sentirsi esuli nel proprio paese, il colonnello Behrani e sua moglie incarnano i sogni e le speranze degli immigrati che sono estranei in un paese lontanissimo dal proprio.
Lo straordinario Ben Kingsley interpreta un ex colonnello iraniano pluridecorato e rispettato nel suo paese, che in America non è altro che un umile lavoratore straniero. Proprio la casa vicina alla spiaggia diviene l'occasione di riscatto, lo strumento di rispettabilità e credibilità di cui Behrani ha bisogno. La moglie, un'intensa Shohreh Aghdashloo (attrice iraniana che ha lavorato con Abbas Kiarostami) subisce le scelte di un marito autoritario senza comprendere ciò che le sta intorno, e con cui non riesce a comunicare. La donna, infatti, è sempre ripresa all'interno della casa, non mette mai piede fuori, è quasi prigioniera di una vita che non ha scelto, ma che subisce.
La notevole interpretazione dei coniugi Behrani è valsa una candidatura agli oscar per entrambi gli attori.

La casa di sabbia e nebbia è un film intenso e disperato che testimonia ancora una volta il dissiparsi del sogno americano, ormai sprofondato tra le nebbie di una società dolente.