Britannia 2, la recensione: abbandonata la realtà, la serie "storica" diverte e intriga

La recensione di Britannia 2, la seconda stagione della serie che abbandona gli elementi storici per addentrarsi nella magia con una buona dose di follia.

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Britannia: David Morrissey un'immagine della seconda stagione

Archiviato ogni legame con con i fatti storici realmente accaduti, la serie ideata da Tom e Jez Butterworth, come spieghiamo nella nostra recensione di Britannia 2, trova finalmente la propria identità con una narrazione al limite della follia, magica e in più momenti brutale.

Del racconto del passato della terra, misteriosa e affascinante, in cui si muovono i Celti e che viene invasa dall'esercito romano, rimane davvero poco di realistico e l'inventiva degli sceneggiatori può spaziare liberamente per dare vita a scontri epici tra più fazioni, sviluppo narrativo che purtroppo richiede forse più del previsto per avere delle basi solide necessarie a sostenere la seconda metà della stagione, la più interessante, che prende il via dal quarto episodio all'insegna di svolte particolarmente dark e sfrutta la bravura del cast, guidato da David Morrissey. Dopo le naturali perplessità, la visione della serie in arrivo su Sky Atlantic dal 22 novembre riesce comunque a divertire con un mix di situazioni quasi psichedeliche, come i titoli di testa sulle note della cover di Season of the Witch, teste mozzate, uccisioni, amori, sacrifici e intrighi politici.

Lotte per il potere e la sopravvivenza

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Britannia: un primo piano di Eleanor Worthington-Cox

La storia riprende due anni dopo l'invasione dei Romani e nel primo episodio si mostra persino la crocifissione di Gesù, non nascondendo così fin dalle prime battute che Britannia attinge a piene mani anche dalle credenze religiose e dalla filosofia. Gli aspetti "storici" sono mantenuti al minimo grazie al racconto del diabolico e machiavellico generale Aulo Plauzio (David Morrissey) che si occupa di gestire le aree sotto il dominio dei romani e fa i conti con l'arrivo dell'Imperatore Claudio (Steve Pemberton), che lo vorrebbe riportare con sé a Roma, situazione non particolarmente apprezzata dal militare perché vorrebbe dire perdere il potere così tanto amato conquistato negli ultimi anni.
Cait (Eleanor Worthington Cox) continua a cercare di capire come far diventare realtà la profezia che la vorrebbe responsabile della sconfitta dell'impero, ma il suo addestramento con Divis (Nikolaj Lie Kaas), che inizia anche a fare sogni che lo mettono in difficoltà, è ancora approssimativo e ha dei risvolti quasi comici.
Tra i druidi c'è invece un certo scontento nei confronti di Veran (Mackenzie Crook) che deve quindi lottare per mantenere la leadership e affrontare la nuova minaccia di un fratello gemello che si nasconde, almeno per ora, nella foresta.
La regina Amena (Annabel Scholey) cerca di ideare un modo per affrontare i romani e Phelan (Julian Rhind-Tutt) viene posto di fronte alle sue vere origini in un modo sconvolgente e disturbante.

Una stagione in crescendo

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Britannia: una foto della seconda stagione

Servono circa tre puntate alla seconda stagione di Britannia prima di imboccare il sentiero migliore e trovare finalmente la dimensione giusta in cui far evolvere il racconto. I creatori Tom e Jez Butterworth hanno, quasi inspiegabilmente, ottenuto la fiducia di Sky che ha permesso di sviluppare una seconda stagione dopo un esordio che appariva confuso, in più punti persino ridicolo e in alcuni momenti davvero complicato da seguire. Lo show, con i dieci episodi inediti, decide ora di allontanarsi definitivamente dalla possibile immagine di serie storica immergendosi totalmente in un racconto all'insegna della lotta per il potere in un mondo intriso di misticismo e violenza.
Rispetto alla prima stagione David Morrissey, almeno nelle prime battute, ha maggior spazio con il suo generale privo di ogni scrupolo e ben poco disposto a cedere una posizione prestigiosa conquistata letteralmente con il sangue che, in queste puntate, scorre copioso tra le fila di tutti gli schieramenti. L'attore possiede il giusto carisma per sostenere la parte e apparire convincente in situazioni quasi agli antipodi come dare ordini e salvare l'imperatore durante un bagno in vasca, pronunciando battute che affidate a un altro interprete susciterebbero ilarità.
Tra le performance maschili non si può poi non lodare quella di Mackenzie Crook alle prese con un doppio ruolo che lo mette alla prova fisicamente e lo obbliga a trasformarsi profondamente, oltre a portare in scena due personaggi in cui l'oscurità ha un ruolo essenziale: che si tratti di letteralmente ricucirsi il volto o di ottenere informazioni con terrificanti sacrifici, l'attore regala una performance sinistra e quasi ipnotica, delineando due figure che si muovono tra dimensioni quasi sovrannaturali.

Contrasti riusciti tra leggerezza e dramma

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Britannia: un'immagine della seconda stagione

Se Aulo e Veran sono messi alla prova da un arrivo, altri personaggi stanno invece intraprendendo un viaggio dai risvolti inaspettati. L'esilarante Divis, interpretato in modo brillante da Kaas, porta in scena alcune delle sequenze maggiormente divertenti e leggere con i suoi tentativi di istruire Cait, superare definitivamente le conseguenze della possessione demoniaca di cui è stato vittima e facendo i conti con un'inesperienza che nella quinta puntata causa non pochi problemi. La coppia composta da Cait e Divis ha inoltre una delle sottotrame più interessanti essendo al centro dell'ormai famosa profezia legata alla salvezza della Britannia e incrociando il proprio cammino con il piano di Harka.

La freschezza quasi totalmente innocente di Eleanor Worthington-Cox è poi sicuramente ben distante dal fascino di Annabel Scholey che con la sua Amena crea la figura di una donna in grado di manipolare gli altri e che si rifiuta di diventare una vittima, tessendo reti in cui intrappolare i propri nemici e cercando di riallacciare i rapporti con la propria famiglia, in un continuo gioco di astuzia e forza pur di sopravvivere in un mondo brutale.

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Britannia: Annabel Scholey in una foto della seconda stagione

Una violenza esagerata, ma che funziona

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Britannia: una foto del sesto episodio della seconda stagione

E la violenza nella seconda stagione di Britannia meriterebbe un capitolo a parte: dagli attacchi, ovviamente al rallentatore ed enfatizzati da una splendida fotografia, tra romani e druidi ai sacrifici che vengono compiuti durante i rituali, al duello che segna duramente Veran e lascia a terra una vittima, senza dimenticare massacri e torture per far rinnegare il passato o il modo terribile con cui vengono profanati i resti umani. Questo elemento che in altre serie potrebbe quasi assumere un risvolto disgustoso e rivoltante, inserito nel contesto sopra le righe e irreale che contraddistingue la seconda stagione di Britannia non disturba e viene quasi giustificato, soprattutto nella seconda parte della stagione in cui i contrasti visivi e metaforici sostengono in modo interessante la narrazione.

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Britannia: David Morrissey nella seconda stagione della serie

La qualità della produzione, evidente a prima vista grazie ai costumi elaborati e alla costruzione scenica, contribuisce in modo efficace a non far crollare il fragile castello di carte costruito da Tom e Jez Butterworth mescolando elementi storici con mitologie ed elementi religiosi e alimentato da un approccio dark che riesce comunque a dare spazio a un umorismo molto british e dissacrante, al centro anche del sesto episodio in cui Philo e Brutus sbagliano decisamente le tempistiche per organizzare un epico scherzo. Superati i primi episodi in cui il racconto ingrana con qualche difficoltà, anche a causa del gran numero di personaggi coinvolti, Britannia spinge improvvisamente sull'acceleratore della stranezza e la serie, quasi inaspettatamente, intrattiene con la sua imprevedibilità e immagini visivamente affascinanti, come le donne guerriere che si esaltano in battaglia o sequenze animate che dovrebbero fare luce nell'intricata trama spiegando il passato e, in realtà, aggiungono semplicemente un tassello bizzarro in più nella già complessa narrazione creata per il piccolo schermo.

Poco spessore emotivo

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Britannia: una foto di Mackenzie Crook

Quello che manca alla serie è forse una maggiore attenzione nella gestione degli aspetti più emotivi e dell'interiorità dei propri protagonisti: non bastano dei momenti quasi paterni tra Cait e Divis o i problemi in famiglia di Amena per dare spessore a dei personaggi all'insegna dell'azione e non della riflessione.
La bravura degli interpreti, tra cui non si può non ricordare anche la presenza sfuggente ed enigmatica di David Bradley nella parte di Quane, sa però far superare allo show numerosi ostacoli per condurre gli spettatori in un'atmosfera folle che, dopo una stagione e mezza, sa finalmente distinguersi tra le innumerevoli proposte televisive.

Conclusioni

L'atmosfera mistica e un po' folle che contraddistingue i nuovi episodi della serie, come abbiamo già sottolineato nella nostra recensione di Britannia 2, è la carta vincente di questo capitolo della storia proposta sul piccolo schermo. L'utilizzo della storia come semplice punto di partenza permette infatti alla serie di trovare la sua dimensione e, sulle note della trascinante colonna sonora, portare in scena l'eterna lotta per il potere e il tentativo di trovare se stessi e il proprio posto nel mondo in modo originale e persino divertente. Gli eccessi, narrativi e visivi, si inseriscono bene in un contesto quasi onirico e ricco d'azione che riesce a coinvolgere, sempre a patto di non fermarsi troppo a riflettere su quanto si sta vedendo, considerando l'elevato grado di follia che anima gli eventi. Britannia, sfruttando nel migliore dei modi il budget a propria disposizione, usa a proprio favore la libertà creativa e la bravura del cast per dare vita a un mondo davvero incredibile che, tuttavia, intrattiene.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.6/5

Perché ci piace

  • La cura con cui si è creato visivamente il mondo in cui si svolgono gli eventi è evidente fin dai primi minuti.
  • Gli attori dimostrano grande bravura nel gestire un materiale al limite del surreale.
  • La colonna sonora sostiene con efficacia alcuni dei momenti più spettacolari e significativi.
  • La libertà creativa è evidente e dà i suoi frutti, in particolare nella seconda metà della stagione.

Cosa non va

  • La violenza potrebbe risultare eccessiva e di cattivo gusto.
  • Gli elementi storici perdono progressivamente il legame con la realtà.
  • Il racconto impiega più di un episodio prima di coinvolgere realmente lo spettatore.
  • L'interiorità dei personaggi viene sfiorata solo in parte e non è quasi mai approfondita.