Brie Larson a Locarno con Short Term 12

La star di The United States of Tara e il regista Destin Cretton ci parlano del dramma indie Short Term 12, uno dei migliori lavori in concorso a Locarno.

Uno dei film più interessanti tra quelli visti nel concorso della 66esima edizione di Locarno viene dagli Stati Uniti. Short Term 12 è un'opera drammatica indipendente firmata da un giovane regista originario delle Hawaii, qui alla suo secondo lungometraggio. Sembra che in futuro sentiremo parlare a lungo di Destin Cretton per la forza emotiva della sua scrittura e per aver avuto l'intuizione giusta assegnando a un'attrice mainstream che proviene dalla tv come Brie Larson un bel personaggio drammatico. Presto rivedremo Brie in The Spectacular Now, altra pellicola notevole che potrebbe finalmente lanciarla defnitivamente anche nel circuito indie, ma in Short Term 12, da protagonista assoluta, buca lo schermo sfoderando finalmente notevoli doti drammatiche nel ruolo controverso di Grace, operatrice di un centro di accoglienza per adolescenti a rischio che nasconde un doloroso passato.

Come nasce Short Term 12?
Destin Cretton: Nasce da una mia esperienza personale. Mentre frequentavo il college ho lavorato in una struttura simile. Il personaggio di Nate, quello che arriva all'inizio del film per lavorare con i ragazzi somiglia a me. E' stata un'esperienza molto complessa e significativa. Da giovane ero molto naive e il lavoro con i ragazzi in difficoltà mi ha segnato profondamente, ma le storie mostrate sono 100% fiction. Non ci sono riferimenti precisi a persone reali. Mi sono ispirato a esperienze di persone che ho incontrato lavorando lì, a interviste lette sui giornali e a storie di persone che lavorano in case di accoglienza in cui mi sono imbattuto.

Nel film ci sono alcune scene volontariamente o involontariamente simboliche Ad esempio nella scena in cui i due protagonisti si recano dalla famiglia di lui per festeggiare si vede un momento molto toccante, parte di una cerimonia religiosa. C'è un riferimento specifico a una religione precisa?
Destin Cretton: No, non volevo assolutamente parlare di una religione specifica né mostrare il modello religioso come necessariamente positivo, ma dare il senso di cultura familiare. Mostrare scene in cui le persone si tengono per mano e si danno forza a vicenda mi serviva a dare l'idea dell'atmosfera che si respira in certi ambienti.

E invece il ragazzino malato che durante gli attacchi si mette a correre, perché si avvolge nella bandiera americana?
Destin Cretton: Mi piace l'idea di un paese in grado di prendersi cura di tutti i suoi cittadini, anche quelli più fragili.

Brie, cosa ti aspetti da questo film?
Brie Larson: Girare quest'opera stata un'esperienza incredibile. L'argomento del film non tocca solo gli Stati Uniti, ma anche persone in tutto il resto del mondo. Grazie a ciò ora abbiamo la possibilità di essere a un festival come Locarno, di incontrare persone meravigliose e di poter parlare a tutti.

Quale prevedete che sarà l'impatto di Short Term 12?
Destin Cretton: L'industria di Hollywood è basata sull'hype e la nostra è un'opera piccola. La prima sfida per me è stata trovare qualcuno che amasse il film tanto da investirci sopra risorse e tempo.

Avete in mente un pubblico preciso per un lavoro come questo?
Destin Cretton: No. Non ho fatto il film per me stesso, ma certamente è pensato per un pubblico piccolo, capace di empatizzare con la storia e i personaggi. Speravo di creare un ambiente di lavoro piacevole e devo ringraziare tutti coloro che si sono impegnati a fondo credendo nel progetto. In fase di montaggio ho fatto dei test screening, non per vendere il film, ma per vedere l'impatto sulle persone. Non sono un distributore e non conosco le tecniche di marketing, ma sono molto eccitata perché il film sta per uscire negli USA. Vedremo cosa accadrà.

Il film è emotivamente e fisicamente impegnativo. Come ti sei preparata per un personaggio così complesso?
Brie Larson: Non abbiamo avuto molto tempo per fare prove prima di girare, ma Destin ha un intuito formidabile per gli attori. Per quanto mi riguarda ho affiancato per un periodo una responsabile di una facility imparando il mestiere. Ogni ragazzo ha un suo file e gli operatori hanno una serie di regole comportamentali da seguire. Prima dell'inizio delle riprese abbiamo fatto una cena con tutto il cast e fuori dalla mia porta ho trovato un pacco inviatomi da Destin. Sopra c'era scritto di non aprire fino a quando non sarei arrivata al ristorante. Quando l'ho aperto ho trovato una sua lettera in cui mi parlava del mio personaggio e una serie di domande da fare agli altri membri del cast, domande personali che permettessero di entrare in sintonia. Il pranzo è diventato un modo di comuncare e alla fine ciascuno di noi aveva una consapevolezza molto maggiore del proprio ruolo.
Destin Cretton: Ho sfruttato la naturale disponibilità di Brie e John Gallagher Jr. e il loro calore per creare un legame con i ragazzi, una specie di famiglia allargata.

Mentre giravate avevate realizzato che stavate facendo un bel lavoro?
Brie Larson: In realtà ero molto intimidita. Ogni giorno era una sfida nuova.
Destin Cretton: Con questo lavoro ho capito che non c'è niente di più bello e più difficile che fare un film su persone a cui tieni.