Breaking Bad: Aaron Paul racconta il suo Jesse Pinkman

Aaron Paul, pluripremiato interprete del Jesse Pinkman di Breaking Bad, dice addio al suo personaggio e alla serie cult creata da Vince Gilligan.

È finita. È (quasi) finita Breaking Bad, serie eccelsamente scritta e magistralmente interpretata creata da Vince Gilligan. Mentre negli Usa è agli sgoccioli, l'Italia può ancora godersi gli otto episodi inediti che compongono la seconda parte della stagione finale, la quinta. Li propone dal 21 settembre, in prima serata, il canale satellitare AXN. Il cuoco e spacciatore di metanfatemine Walt White, mutevole figura di professore di chimica del liceo sdoppiatosi nel suo feroce e temuto alter ego Heisenberg, sta per concludere la sua avventura nel mondo del crimine. Come il cancro che lo ha costretto a darsi al crimine, anche Walt ha corrotto e sconvolto le vite di chi lo circonda, Jesse Pinkman compreso. Il suo ex studente, all'inizio partner criminale consenziente, ha imparato che era meglio stargli il più lontano possibile; ci ha provato in ogni modo, mano che la serie procedeva e White diventava gradualmente più spietato. A parlare di lui, della sua parabola personale e della fine di Breaking Bad - ma speriamo di farci consolare dal prequel Better Call Saul - il suo interprete, il 34enne dell'Idaho Aaron Paul.

Com'è andata al Comic Con?
É stato folle! Bryan Cranston si aggirava tra i partecipanti con la maschera di Walter White indosso, e più tardi, durante il panel, si è tolto la maschera e l'ha appoggiata sul microfono. Così quando mi avvicinavo per rispondere a una domanda sembrava che stessi baciando Bryan. Mi si sono anche incastrati dei peli finti della barba tra i denti.

Come stai affrontando la fine della serie?
Sono devastato. I primi episodi dell'ultima stagione sono volati in un soffio. Con gli ultimi otto ho cercato di godermi ogni attimo e ogni dialogo delle sceneggiature. Mi bevevo un bicchiere di vino con calma e sfogliavo lentamente ogni pagina. L'ultimo episodio Bryan e io ce lo siamo letti ad alta voce, insieme. Lo abbiamo fatto alla sua casa di Albuquerque, ed è stato registrato di fronte alla crew che preparava il documentario su Breaking Bad. È stata la prima volta che si sapeva tutti e due come sarebbe finita. Bryan ha letto l'ultimo passaggio del copione che diceva semplicemente "fine della serie". È stato un momento molto intenso a livello emotivo per tutti quelli presenti nella stanza. Bryan e io ci siamo guardati e senza parlare, con gli occhi pieni di lacrime. Non potevo credere che non ci sarebbero state più storie da raccontare, ma è un bel finale.

Che tipo di ricerca avevi affrontato per il ruolo di Jesse?
Sono andato in centri di riabilitazione e ho parlato con ex tossicodipendenti e persone che stavano cercando di smettere. Ho anche cercato di interagire con chi fa uso di metanfetamine per cercare di trarne tutto quello che potevo per sembrare il più credibile possibile. Giunto il momento di girare, la mia preparazione per il ruolo consiste nello sforzarmi di credere che sto veramente vivendo quello che accade in quella scena.

Ritieni di essere evoluto come attore rispetto all'inizio della serie?
Oh sì! È stato un corso avanzato pazzesco. Sono stato così fortunato da poter lavorare accanto a un attore del calibro di Bryan Cranston tutti i giorni per anni. Non sto dicendo che all'inizio ero un cane come attore, ma certamente ho imparato molto sul set di Breaking Bad.

Qual è il segreto del successo della serie?
Parte tutto dalla scrittura, che è sempre stata grandiosa. Neanche il più bravo degli attori può trasformare in buona una sceneggiatura mediocre, poi solamente renderla decente: se non hai una buona sceneggiatura tra le mani, non hai niente.

È vero che Bryan Cranston è il giullare del set?
Sì, è sempre lui. C'è una scena dove mi dice che devo far fuori qualcuno. Durante una delle riprese, Bryan si produce in uno dei discorsetti di Walt White e a un certo punto tira fuori una pistola ad acqua a forma di pene lunghissimo e comincia a schizzarmi. Lui fa così e basta. Lui è così. Bryan è la persona più professionale e al contempo immatura che abbia mai conosciuto nella mia vita. Il suo modo di lavorare è divertente ma costoso, visto che siamo una delle ultime serie girate ancora su pellicola. Mi ricordo di una volta che eravamo in mezzo al deserto e Bryan non la smetteva più di ridere. Ci è costato tre rulli di pellicola.

Cosa hai pensato quando hai realizzato che era davvero finita?
Sono stato attraversato da una miriade di emozioni. Stavano visionando l'ultima scena: eravamo solo Bryan e io, ed era stata dura, emotivamente parlando. Ci siamo nascosti e li abbiamo guardati mentre visionava il girato. Potevamo sentire gli applausi. Quando finalmente ci siamo fatti vedere avevamo di fronte un centinaio di membri della crew in lacrime.

Cosa fa la gente quando ti riconosce per la strada?
Ultimamente capita spesso che mi dicano: "Ehi, sono qua, tirami il Gatorade!" (Yo! Gatorade me, bitch! ndr). Questo perché una volta mi trovavo a Londra, in una giornata tremendamente calda, e mi aggiravo per le strade con una bottiglietta di Gatorade appena acquistata per rinfrescarmi. A un certo punto sento un tizio che mi grida: "Tirami il Gatorade!", e io senza pensare mi sono voltato e gli ho tirato la bottiglia. Credo di averlo spaventato, ma da quel giorno mi accade di frequente.