Birdman e la virtù della verosimiglianza: 10 punti di contatto tra cinema e realtà

Sospeso in volo tra arte e realtà, il film trionfatore dell'ultima edizione degli Oscar gioca con le carriere dei suoi interpreti, ironizza sulle loro performance e crea curiose coincidenze legate al mondo del cinema, unite senza soluzione di continuità da un fluido piano sequenza.

Grottesco e poetico, Birdman si presenta al pubblico come un complesso groviglio di vita vissuta e simulazione artistica, una matassa in cui si intrecciano la necessità del vero e l'inevitabile artificio della messa in scena. Così l'elogio del piano sequenza non si limita a semplice esercizio di stile, a raffinata tecnica di ripresa, ma si eleva ad espediente narrativo e filo conduttore tra palco e vita reale.

Zach Galifianakis, Naomi Watts e Michael Keaton in Birdman
Zach Galifianakis, Naomi Watts e Michael Keaton in Birdman

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Come in un unico, ininterrotto flusso di coscienza visivo ed emotivo, Alejandro González Iñárritu non contrappone mai realtà e finzione; lo fa formalmente senza abusare degli stacchi di montaggio (pochi e ben nascosti), creando metaforicamente un'osmosi fluida tra backstage e spettacolo. Una scelta coerente con una serie di riferimenti più o meno espliciti alle reali esperienze artistiche e personali di vari protagonisti di Birdman. Citazioni e ammiccamenti metacinematografici che andiamo ad analizzare nei minimi particolari.

1. L'invadenza del cinema nella vita di Michael Keaton

Michael Keaton a Venezia 2014 con Birdman di Inarritu
Michael Keaton a Venezia 2014 con Birdman di Inarritu

L'imbolsito Riggan Thomson, il personaggio interpretato da Michael Keaton, dipende dal suo alter ego cinematografico perché la sua carriera gli ha donato fama, stima del pubblico, riempendo per anni un ego assetato di successi mai raggiunti nella vita privata. A suo modo anche lo stesso Keaton, sin dai suoi esordi, ha subito un forte condizionamento da parte del mondo del cinema, un vincolo che ne ha alterato il nome, influendo in maniera determinante sulla sua identità. Come molti sapranno, quello di Keaton è un nome d'arte. Certo, molti artisti ne hanno uno, ma non tutti sono stati quasi obbligati ad inventarselo per un caso di omonimia. Quando sul finire degli anni Settanta il giovane Micheal John Douglas debuttava sul grande schermo, Michael Douglas era già molto noto, era il figlio di Kirk Douglas, insomma, un macigno difficile da sormontare. Cambiare nome diventa cosa saggia e ancora una volta il cinema interviene. La diatriba è ancora aperta, ma il cognome di Keaton potrebbe essere un omaggio all'attrice Diane oppure al divo del cinema muto Buster.

2. Carriere sovrapponibili

Amy Ryan e Michael Keaton in una tenera scena del film
Amy Ryan e Michael Keaton in una tenera scena del film

La scelta di Keaton si riconferma tutt'altro che casuale quando Birdman analizza con cura tappe, momenti e ruoli-chiave nella carriera di Thomson, un attore divenuto celebre agli inizi degli anni Novanta per aver indossato i panni di un supereroe alato. Il riferimento al Batman di Tim Burton interpretato da Keaton tra il 1989 e il 1992 è più che esplicito, così come la china discendente intrapresa dall'attore statunitense subito dopo aver interpretato egregiamente Bruce Wayne. Mai caduto davvero in disgrazia come il suo personaggio, negli anni successivi alla gloria supereroistica Keaton non ha più conosciuto la stessa fortuna, né trovato un altro ruolo da protagonista così prestigioso, scegliendo film mediocri o limitandosi a ruoli da comprimario in pellicole come Jackie Brown.

3. Birdman Forever?

Una delle più divertenti citazioni metacinematografiche inserite nel film da Iñárritu ricalca le dinamiche di una sliding door molto curiosa e ironica. E' risaputo nel 1994 Keaton rifiutò di tornare nei panni del Cavaliere Oscuro, non convinto da una sceneggiatura superficiale, priva della carica dark e delle sfumature gotiche dei due capitoli diretti da Tim Burton. Neanche 15 milioni di dollari lo convinsero a ritornare a Gotham, così Joel Schumacher si rivolse a Val Kilmer per il suo Batman Forever, film disastroso, detestato da critica e pubblico. Ebbene, forse Iñárritu ci mostra come sarebbe andata a finire la carriera di Keaton se avesse girato quel terzo Batman: nel baratro. Proprio come accade al suo Riggan, pentito di aver abusato della fama di un franchise collassato su se stesso con il pessimo Birdman 3, il cui poster ossessiona il protagonista come nei peggiori incubi di Dorian Gray.

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4. Si scrive "Birdman", si legge "Batman"

Nella sua manifesta critica all'abusato genere cinecomic, Birdman si focalizza proprio sul celebre personaggio-simbolo della DC Comics. I punti di contatto tra Birdman e Batman sono diversi: l'assonanza dei nomi, il concetto di supereroe alato e una maschera che lascia intravedere il mento all'ombra di un naso (becco) uncino. Un altro elemento caratteristico dei due eroi è la voce, camuffata e roca per esasperare il vissuto di un personaggio oscuro e tormentato.

5. Il vero Uomo-Uccello

Correva l'anno 1967 e, mentre il goffo Batman di Adam West prendeva a pugni i cattivi in tv a suon di onomatopee colorate, sugli schermi americani planava un nuovo supereroe animato. Birdman and The Galaxy Trio è stato uno sfortunato cartoon prodotto dalla Hanna-Barbera che vedeva all'opera un supereroe piuttosto kitsch, esteticamente molto simile a quello ideato da Iñárritu. Andata in onda per soli due anni in quaranta episodi, la serie animata seguiva le gesta dell'Uomo Uccello, capace di volare, di emettere raggi solari dalle mani ma vincolato da un grande punto debole: doversi ricaricare alla luce del sole per non perdere del tutto i suoi poteri.

6. Vendetta anti Marvel

Per par condicio, Birdman non si focalizza soltanto sul supereroe DC Comics, ma allarga il suo sguardo ironico anche su dei capisaldi dell'universo Marvel. Il più preso di mira è sicuramente Iron Man, citato dal font della locandina di Birdman 3 (speculare a quello di Iron Man 3), rappresentato dal vero Robert Downey Jr. (dipinto come star di successo detestabile dall'invidioso Thomson) e intento a prendersi a pugni con uno dei Transformers di Michael Bay. I riferimenti non si fermano soltanto a Tony Stark, infatti Spiderman si manifesta come goffa apparizione, Jeremy Renner (alias Occhio di Falco) viene tenuto in scarsa considerazione e Michael Fassbender preso in giro in quanto troppo impegnato nel prequel del prequel degli X-Men.

7. L'irascibile Norton

Birdman: Michael Keaton sfida Edward Norton in una scena del film
Birdman: Michael Keaton sfida Edward Norton in una scena del film

Nel film è descritto come un artista ingestibile, un inguaribile egocentrico che sul palco pretende autenticità e pochi passi più in là, dietro le quinte, ritorna bugiardo, spaccone, infedele. Seppur esasperato, il personaggio interpretato da Edward Norton fa il verso ad una nomea poco felice che l'attore si è cucito addosso nel corso della sua carriera. Ancora una volta ogni riferimento ai supereroi è puramente voluto. Quando Norton interpretò Bruce Banner ne L'incredibile Hulk diretto da Louis Leterrier, entrò subito in polemica con la produzione, criticandone qualsiasi aspetto, dalla sceneggiatura alla locandina, e rifiutandosi di partecipare alla promozione del film. A rincarare la dose, alla vigilia dell'annuncio di The Avengers, ci pensò anche Kevin Feige, il presidente dei Marvel Studios, che dichiarò Norton inadatto ad un lavoro di squadra costruttivo, preferendogli Mark Ruffalo nei panni di Hulk. Qualche anno fa lo stesso Norton ha ammesso di aver temuto l'eccessivo ingombro di quel ruolo nella sua carriera, considerato anche troppo impegnativo a causa della ferrea continuity che l'universo narrativo Marvel impone ai suoi interpreti.

8. Teatro e musica: l'arte del precariato

Alejandro G. Iñárritu con Emmanuel Lubezki sul set di Birdman (o Le imprevedibili virtù dell’ignoranza)
Alejandro G. Iñárritu con Emmanuel Lubezki sul set di Birdman (o Le imprevedibili virtù dell’ignoranza)

Oltre ad un ritratto pietoso dell'essere attori, Birdman si aggira tra i claustrofobici corridoi del teatro, nei meandri del retroscena, svelando le frustrazioni dell'intera industria dello spettacolo, non quella luccicante come Times Square, ma un mondo fatiscente e scricchiolante, sempre ad un passo dal collasso. Una condizione esistenziale precaria vissuta da Iñárritu in prima persona nel corso della sua giovinezza, contraddistinta da stenti, sacrifici e povertà, nella quale ha lavorato anche come mozzo sulle navi. Prima di approdare al grande cinema d'autore, il regista messicano si è dedicato alla musica, prima come annunciatore radiofonico in un'emittente messicana, poi come compositore per il cinema nazionale. Il teatro arriva qualche anno dopo, agli inizi degli anni Novanta, quando si dedica alla regia di diversi spettacoli, poco prima di cimentarsi nella direzione di cortometraggi. Palcoscenico e musica sono due elementi autobiografici che in Birdman ritornano con prepotenza, fungendo da unico habitat naturale della sua storia e sottolineando i momenti topici della pellicola a suon di percussioni jazz e stranianti apparizioni di batteristi.

9. Il debole di Emma Stone

Emma Stone in Birdman (o Le imprevedibili virtù dell’ignoranza)
Emma Stone in Birdman (o Le imprevedibili virtù dell’ignoranza)

Emma Stone seduta sui tetti di New York che osserva un supereroe volteggiare tra i grattacieli. Una situazione familiare, già vista sul grande schermo nei due capitoli di The Amazing Spider-Man, dove Stone ha interpretato Gwen Stacy, il primo grande amore di Peter Parker. Ma più che con la carriera della gracile attrice, Iñárritu sembra volersi soffermare sulle vicende private che la riguardano. In Birdman, Stone interpreta la problematica e fragile figlia di Riggan che dietro le quinte dello spettacolo paterno flirta con Mike Shiner (Edward Norton). Una situazione già vissuta dalla bella attrice statunitense che sul set del reboot dedicato all'Uomo Ragno ha appunto dato inizio alla sua relazione con Andrew Garfield.

10. Sul piano di Scorsese

In una scena focale del film, il manager di Thomson (Zach Galifianakis) scuote il collega da un momento di grande sconforto, promettendogli una parte in un film di Martin Scorsese, un grande traguardo che poi si rivela essere una bugia utile solo per far tornare in scena il suo assistito. Il celebre regista italo-americano non viene scomodato a caso, in quanto uno degli autori che nel corso della sua carriera ha utilizzato più volte il piano sequenza, tecnica madre di Birdman. Su tutti vale la pena ricordare la mitica entrata nel Copacabana in Quei bravi ragazzi e l'affollata scena finale di Hugo Cabret, un altro grande film dedicato all'amore per il cinema.