Bif&st 2014: il cinema secondo Cristina Comencini

Il nostro racconto della Lezione di Cinema tenuta dalla regista, scrittrice e sceneggiatrice al Bari International Film Festival, un'analisi lucida ed appassionata della sua tentacolare carriera ma soprattutto di quel che è stato, di quel che è e di quel che sarà del cinema fatto dalle donne.

Figlia dell'indimenticato regista di Pane, amore e fantasia, Tutti a casa e Lo scopone scientifico Luigi Comencini (scomparso esattamente sette anni fa, il 6 aprile del 2007), Cristina inizia la sua carriera come assistente del padre in alcune produzioni televisive e inizia a scrivere sceneggiature fino al suo debutto alla regia nel 1988 con Zoo. Parallelamente ha sempre portato avanti anche la sua carriera di scrittrice di romanzi (tra gli altri ricordiamo Matrioska, Pagine strappate e Passione di famiglia fino al recente Voi non la conoscete, uscito il 26 marzo scorso) e autrice teatrale con Libere, Due partite e Est-Ovest. Tra i suoi film più noti ricordiamo Va' dove ti porta il cuore, tratto dal best seller di Susanna Tamaro, Bianco e nero, La bestia nel cuore, rappresentante italiano agli Oscar 2006, e Quando la notte. Al termine della proiezione de Il più bel giorno della mia vita, film drammatico diretto dalla Comencini nel 2002 e che vede impegnati Virna Lisi, Margherita Buy, Sandra Ceccarelli e Luigi Lo Cascio, la regista ha tenuto una lezione di cinema ad ingresso gratuito al Teatro Petruzzelli parlando del suo nuovo film dal titolo Latin Lover, le cui riprese inizieranno proprio in Puglia tra pochi giorni, del suo impegno come portavoce del movimento Se non ora quando? che si batte per la dignità e il rispetto delle donne, ma soprattutto dei mestieri del cinema, mestieri predominati dagli uomini, in cui le donne faticano ad imporsi nonostante dimostrino un enorme talento. Stasera, sempre sul palco del prestigioso e affascinante Teatro Petruzzelli, Cristina Comencini riceverà da Ettore Scola e da Felice Laudadio il Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence.

Cristina e le donne
Sposata con il produttore Riccardo Tozzi e madre di tre figli, Cristina è una donna dalle mille risorse, dai mille impegni, dalle tante carriere, una donna multitasking che ha studiato ed ha avuto i figli in giovane età, insomma una delle poche che ce l'ha fatta ad imporsi nel difficile mondo dello spettacolo e dell'arte: "Le donne fanno tante cose nella vita, ed è proprio quando sul lavoro sono costrette a prendere decisioni importanti e a gestire tante cose insieme, che nella vita riescono a fare bene" - ha spiegato la Comencini sorridendo - "non è facile gestire i rapporti umani e al contempo i propri desideri". Non a caso una delle fonti di ispirazione più grandi per quel che riguarda la letteratura è stata per lei Marguerite Yourcenar, autrice di Memorie di Adriano, che in un'intervista dichiarò "se mentre scrivo suona l'idraulico alla porta io faccio una pausa e gli faccio il caffè": "La Yourcenar incarnava alla perfezione una prerogativa del tutto femminile e cioè quella di riuscire ad aprire e chiudere i cassetti della creatività come se niente fosse" - ha spiegato la regista e scrittrice - "le donne hanno una grande potenza che è però sfruttata pochissimo in ogni campo della vita sociale e culturale del nostro Paese".

Il mestiere di scrivere
Cinema, teatro e letteratura, tre ambiti artistici diversi in cui le storie prendono strade spesso parallele ma qualche volta anche perpendicolari, tutto sta nel saper capire dove si vuole arrivare e a chi: "Quando scrivo un racconto non so mai dove mi porterà, scrivo spesso anche solo dei personaggi singoli o solo una trama, ma mi affido totalmente alla scrittura" - ha spiegato con dovizia di particolari Cristina Comencini - "quando un racconto si risolve a da solo e riesce ad avere una degna conclusione nelle parole allora capisco che si trasformerà presto in un libro. Non c'è volontà in questo processo creativo né razionalità perché sono i personaggi a condurmi dove la storia vuole andare, tutto quello che ho fatto nella mia carriera è focalizzato su di loro, all'incarnazione della mia immaginazione nel corpo degli attori. Col teatro senti che si instaura un rapporto unico tra le parole scritte e la voce dell'attore che sta sul palcoscenico". Per un artista non è mai facile spiegare agli altri il proprio processo creativo, anche perché spesso si ha voglia di fare una pièce e meno di fare un film o viceversa: "Mi accorgo mentre scrivo se ho voglia di fare una cosa o un'altra, a volte i desideri si sono mischiati oppure ho scritto un qualcosa che ha fatto nascere in me suggestioni raccontabili solo attraverso il cinema, come è successo per La bestia nel cuore che nasce come romanzo ma poi è diventato un film proprio perché avevo voglia di vedere sullo schermo la scena della confessione tra fratello e sorella".

Uno spirito avventuriero
"Penso che l'Oscar vinto da Paolo Sorrentino sia stato molto importante per quelli come me e come lui che hanno sempre puntato molto sullo spirito d'avventura"- ha dichiarato la regista chiamata a rispondere sul coraggio che hanno oggi i cineasti contemporanei nel raccontare storie anche dolorose e argomenti scottanti - "non bisogna mai smettere di cercare e di sperimentare, in questo mestiere ti devi buttare con la consapevolezza che potresti anche fare un salto nel vuoto. Io ho avuto fortuna, il successo col pubblico mi ha aiutata, ma questo non accade sempre". Diciamo che è più facile che accada quando hai avuto due grandi insegnanti come la celeberrima sceneggiatrice Suso Cecchi d'Amico e la scrittrice Natalia Ginzburg, due miti assoluti, due donne che hanno sempre creduto nel loro talento e non hanno mai smesso di incoraggiarla a continuare, ad inseguire i suoi sogni.

Donne e potere
Jane Campion e Kathryn Bigelow, due nomi femminili che si sono imposti a livello mondiale, la prima anche nella letteratura oltre che nel cinema, la seconda vincendo il primo Oscar americano femminile della storia con The Hurt Locker. "Fare la regista è anche una questione di potere e io preferisco vivere" ha dichiarato qualche tempo fa Jane Campion, e la Comencini sembra essere d'accordo al 100% con lei: "Ho insegnato al Centro Sperimentale e ho incontrato molte più donne desiderose di intraprendere altri mestieri piuttosto che la regia perché non è facile per le donne di oggi avere un rapporto sano con il potere e con la gestione del comando e quando fai il regista sei alla guida di una truppa". A parlare è una donna la cui cultura è stata pesantemente influenzata da tutto ciò che era maschile nonostante gli insegnamenti di papà Luigi che hanno permesso alle tre figlie di inseguire i loro sogni: "La cultura per me è stata sempre e solo quella espressa dagli uomini, è per questo che amo così tanto i film d'azione e i film con John Wayne. Non c'è mai stata quando ero giovane un'espressione tangibile della cultura delle donne e ancora oggi è impensabile un avanzamento delle donne che non coinvolga in maniera importante anche gli uomini, in ogni ambito". L'obiettivo è quello di arrivare ad avere tra i generi un rapporto alla pari, ma la cosa necessita ancora di moltissimo tempo: "Tutto ha origine dal modo in cui in passato gli uomini hanno amato le donne che è un modo che non può cambiare così da un giorno all'altro, pensate a Ingmar Bergman che sposava tutte le donne con cui lavorava a stretto contatto, era per lui un modo per impossessarsi del loro talento" - ha dichiarato sorridendo la regista.

Luigi, mio padre
"Era maschilista, soprattutto lo è stato con nostra madre, ma sapeva essere anche uomo" - ha detto Cristina Comencini di suo padre Luigi durante la lezione - "ha sempre avuto un rapporto molto libero con noi figlie, ci ha lasciato la libertà di poter decidere della nostra vita e ci ha trasmesso il concetto fondamentale dell'importanza del lavoro per le donne, però il suo rapporto con il mondo espressivo delle donne è stato sempre un po' strano, tant'è vero che quando uscì Incompreso, i cui costumi erano stati curati da mia madre, papà non volle mettere il nome tra i credits. Resta il fatto che era un uomo di un'altra generazione e per la mia carriera è stato importantissimo poter lavorare con lui".

Al via in Puglia le riprese di Latin Lover
Il prossimo film diretto e scritto da Cristina Comencini sarà una commedia il cui personaggio principale è un grande divo, un uomo che ha seminato figli e mogli in giro per il mondo. Nel decennale della morte tutti si riuniscono nel paesino di origine per celebrare la ricorrenza e succede l'inimmaginabile. Le riprese partiranno il 5 maggio e si svolgeranno tra Cinecittà e S. Vito dei Normanni, un paesino in provincia di Brindisi, e porteranno in Puglia un cast davvero stellare: Virna Lisi e Marisa Paredes nel ruolo rispettivamente della vedova italiana e di quella spagnola, Donatella Finocchiaro e Valeria Bruni Tedeschi nei panni delle figlie, una italiana l'altra francese, e l'attore palermitano Francesco Scianna (Baarìa, Il più bel giorno della mia vita) nel ruolo del latin lover. "Mi sono innamorata di questo posto splendido e assolato che mi ricorda tanto le ambientazioni scelte da Pietro Germi" - ha spiegato la Comencini - "penso sia il luogo perfetto per raccontare una storia incentrata sull'immobilismo italiano e sulla subalternità femminile e sul rapporto coi nostri padri. L'Iitalia un paese malato di nostalgia, di quella che non è sana ma che serve solo a mettere in serio pericolo il nostro futuro".