Berlino celebra Ian McKellen

L'attore britannico, insignito del premio alla carriera, si concede generosamente alla stampa accreditata e parla della sua carriera e dei suoi progetti

Sir Ian McKellen, sorridente e in gran forma, incontra la stampa acrreditata a Berlino per la conferenza stampa organizzata soltanto per lui, Orso d'oro alla carriere dell'edizione in corso della rassegna tedesca.

Mr. McKellen, lei è uno dei più grandi attori inglesi di tutti i tempi e se la Berlinale la premia con l'Orso d'oro alla carriera, il suo paese le ha già tributato il cavalierato 15 anni fa. Ian McKellen: Sì, fu un grande onore e ho un ricordo piuttosto divertente al riguardo. Proprio in quei giorni terminava finalmente il governo di Margaret Thatcher, io ero a Parigi per lavoro e guardavo sulla televisione dell'hotel i preparativi della sua partenza dal 10 di Downing Street. In quel momento squilla il telefono: "Mr McKellen? E' il 10 di Downing Street." Io, pensando ad uno scherzo di uno dei miei amici, sbotto, "Visto, finalmente la vecchia strega trasloca!"
"No, Mr. McKellan, è davvero il 10 di Downing Street. Volevamo informarla dell'intenzione del governo di offrirle il cavalierato." Lì per lì risposi "Grazie, ci penserò". Nel frattempo in TV comparve la Thatcher, che stava uscendo da Downing Street in lacrime. Non credo che piangesse a causa della mia maleducazione, ma mi colpì il fatto che una delle ultime cosa che aveva fatto da Primo Ministro era stata chiedere al suo segretario di telefonarmi. Forse non sapeva bene cosa stava facendo...

E questo premio della Betrlinale cosa significa per lei? Ian McKellen: Ho due pensieri al riguardo, uno è molto positivo: questo è un onore che arriva da persone che sanno quello che fanno. Ricevere un premio da un Festival come questo dice molto sulla carriera di un attore. Allo stesso tempo però penso che lo fanno perché mi trovano così decrepito da temere che presto io non sia più in grado di fare il viaggio da Londra. Sono molto felice del riconoscimento, ma intendo vivere ancora un bel po' e sono in piena attività!

Quali sono stati i momenti migliori della sua carriera? E quali i suoi prossimi progetti? Ian McKellen: Il film che è stato proiettato qui stasera (Riccardo III), basato su una rappresentazione teatrale, è stato un momento chiave per il mio lavoro. Non avevo mai fatto niente di simile prima di allora. Scrissi la sceneggiatura, cioè adattai Shakespeare, e produssi il film oltre a intepretarlo; passai due anni a raccogliere i fondi per relizzarlo. Non solo fui molto soddisfatto del risultato, ma per la prima volta pensai a me stesso come ad una attore cinematografico e non solo teatrale, e iniziai ad avere numerose parti a Hollywood in piccoli e grandi film. Seguirono subito L'allievo e Demoni e dei. Questo è un altro film molto importante perché mi diede la possibilità di mostrare seriamente la vita di un uomo omosessuale. Sono molto orgoglioso del film di Bill Condon.
Per quanto riguarda il futuro, sono tornato a teatro, tra una settimana partiamo con un dramma a Londra. Quest'anno apparirò in X-Men 3 e sperò di girare un film dal titolo Colossus in Sud Africa.
Il prossimo anno terrò un profilo più basso, perché sarò impegnato nelle prove di King Lear, e Lear è l'Everest di ogni attore inglese. A questo progetto guardo con un certo nervosismo, perché l'Everest è una montagna molto alta...

Pensa che il successo de I segreti di Brokeback Mountain possa cambiare il modo in cui il cinema guarda ai gay? Crede che cambierà qualcosa in termini di parti che le vengono offerte? Ian McKellen: Non è facile rispondere a questa domanda, ma farò presenti solo due fatti: è molto, molto difficile per un attore americano americano che vuole una carriera nel cinema rivelare di essere gay - ancora di più se è una donna. L'industra cinematografica californiana non è aperta e progressista come Broadway, dall'altra parte del continente.
Secondo fatto: la mia carriera nel cinema mainstream ha spiccato il volo solo dopo il il mio coming out, quindi...