Berlino 2006: Giorno 1

Apre i battenti l'edizione 2006 del festival di Berlino con una giornata interlocutoria, come ogni primo giorno di un grande festival esige. Una manciata di film divisi nell'arco di tutta la giornata a coprire tutte le numerose sezioni del programma.

L'apertura del concorso è affidata all'inglese Snow Cake (storia di un uomo che distrutto dai tragici fatti della sua vita ritrova il valore delle cose a contatto con una donna autostica molto particolare) diretto dal regista di My Little Eye Marc Evans ed interpretato da Alan Rickman, Sigourney Weaver e Carrie-Anne Moss. E' proprio la buona prova del cast l'elemento più positivo di un film gradevole e minimale ma nel complesso poco consistente.

Per ciò che riguarda la sezione Panorama, spetta ancora ad un film inglese l'apertura: Brothers Of The Head, riporta Keith Fulton e Louis Pepe, a Berlino dopo il successo di Lost in la Mancha. E' ancora il docu-fiction la forma attraverso la quale i due autori raccontano una storia di sicuro appeal. Peccato che nello specifico la forma si dimostri pretestuosa e fuori luogo, facendo galleggiare un pò nell'anonimato l'intrigante racconto di due gemelli siemesi antisignani del punk rock londinese.

Decisamente più numerosa l'offerta Forum (la sezione in assoluto maggiormente dedicata ai cineasti emergenti) con sei film presentati. Pollice alto per il giapponese Strange Circus iperbolico racconto di pedofilia e metanarrazione a firma di Sono Sion. Nonostante alcuni eccessivi simbolismi ed un'inopinato finale dall'irritante disgiunzione dei piani temporali, Sion centra il bersaglio con un dramma dall'estetica horror sulla pedofilia e l'abuso sistematico. Decisamente sconclusionato invece il polacco The Perfect Afternoon, film privo di attrattiva e personalità, senza originalità o interesse nello sviluppo dell'intreccio.

Gradevole, invece, l'israeliano Close to Home, che racconta con leggerezza l'amicizia di Smadar e Mirit, due ragazze diciottenni, impegnate nel loro servizio presso l'esercito. Il film ha il pregio di raccontare il rapporto tra le due ragazze, dalle incomprensioni iniziali allo sviluppo di un forte legame, senza giudicare, condannare od analizzare la situazione sociopolitica del loro ambiente, usandola solo come sfondo per le vite e le vicende delle protagoniste.
Per la prima volta, la situazione israeliana è vista dal punto di vista femminile.
John and Jane è un documentario indiano che si concentra su sei ragazzi che lavorano a Bombay in call centre americani, lavorando di notte in una realtà virtuale che li pone a metà strada tra due mondi, riducendoli a vivere contemporaneamente in India e negli Stati Uniti.

Particolarmente deludente, invece il film di Ulrich Kohler Windows on Monday: la storia di una donna che abbandona la sua famiglia durante lo svolgimento dei lavori nella nuova casa che divide con suo marito e la loro bambina. Il tentativo di voler dare all'opera una certa naturalezza affonda e il tutto risulta spesso confuso ed incomprensibile.

Infine segnalazione doverosa per l'affascinante retrospettiva Dream Girls. Film Stars of the Fifties che, vi ricordiamo, quest'anno è dedicata alle dive del cinema anni'50: la rassegna apre le danze con È nata una stella di George Cukor splendidamente interpretato dall'incantevole Judy Garland.