Berenice Bejo e Michel Hazanavicius a Cannes con The Search

Il dramma della Cecenia filtrato attraverso lo sguardo di un bambino e raccontato dal regista e dall'interprete di The Artist. Il film, presentato nella selezione ufficiale di Cannes, fa discutere la critica e scuote le coscienze.

Dopo aver dipinto con freschezza e vivacità la Hollywood del muto in The Artist, mettendo in campo uno sguardo tutto europeo e un gusto per il garbo e il citazionismo cinefilo, Michel Hazanavicius fa ritorno a Cannes, nella selezione ufficiale, con un'opera completamente diversa. The Search è un film altamente drammatico, ambientato durante il conflitto ceceno. Qui Carole, la moglie e musa del regista Bérénice Bejo, una volontaria che si occupa di diritti umani per conto dell'Unione Europea, stringe amicizia con un bambino di nove anni che, traumatizzato dagli orrori del conflitto, che gli ha strappato la famiglia, non parla più.

A spiegare il cambio di passo rispetto al precedente e pluripremiato lavoro è lo stesso Hazanavicius. "La molla che mi ha spinto a girare questo film è parlare del conflitto ceceno, una guerra di cui al cinema non si parla e di cui si sa ben poco. E' qualcosa che sfugge agli sguardi occidentali, le informazioni sulla Cecenia vengono filtrate e censurate. Eppure ha tutti gli ingredienti di una guerra moderna, con l'80% di perdite tra i civili e solo il 20% militari. Per riuscire a realizzare The Search mi sono affidato al produttore di The Artist che si è fidato ancora una volta di me. Cambiare genere non è stato facile, perché mi sono trovato di fronte a una miriade di problemi, ma The Search è un film che nasce da una necessità, da un desiderio preciso. Il problema principale è stato rispettare la storia e le persone di cui parlavo e al tempo stesso rispettare il cinema".

The search: il regista Michel Hazanavicius durante le riprese
The search: il regista Michel Hazanavicius durante le riprese

Dare voce a chi non ne ha

Pur non prendendo una posizione precisa dal punto di vista politico, The Search risponde a un'urgenza profonda, quella di denunciare gli orrori di un conflitto consumatosi nel cuore della moderna Europa. Inevitabile, per Hazanavicius , fare una scelta di campo scegliendo il punto di vista attraverso cui raccontare questa storia. "Quello che ho cercato di fare", spiega il cinesta francese, "è stato fare un film sulle persone esposte al dramma del conflitto, sia che siano soldati che civili. Le vittime di guerra sono da ogni lato, perciò non volevo schierarmi da una parte o dall'altra. Mi sono documentato a lungo e sono venuto a conoscenza delle brutalità e delle violenze perpetrate dall'esercito russo sulla popolazione civile. All'epoca era composto per lo più di mercenari. Io ho cercato di mettere in scena la realtà senza menzogne né prese di posizione". Il passaggio da un film comico e fantasioso a una vicenda reale ha spinto il regista a reiventare se stesso nell'approccio con la materia. Come lui stesso spiega "finora ho diretto opere comiche. Nel mio lavoro cerco sempre di dare il massimo, ma la mia preoccupazione era soprattutto intrattenere il pubblico. Quando si racconta una vicenda realmente accaduta, facendo i conti con la storia, le priorità cambiano. Non volevo spettacolarizzare la violenza, ma ho comunque dovuto mostrare le conseguenze della guerra. Per questo ho dovuto far fronte a difficoltà tecniche nella ricostruzione delle violenze restituendone l'orrore, inoltre ho cercato di amalgamare gli attori professionisti, come Berenice e Annette Bening, con i non professionisti. Berenice e Annette hanno fatto un lavoro incredibile per risultare credibili in un contesto in cui erano circondate da interpreti russi e ceceni. La loro abilità recitativa mi ha sbalordito".

Una testimone nel cuore del conflitto

The search: Bérénice Bejo in una scena del film
The search: Bérénice Bejo in una scena del film
Dopo la Palma d'Oro conquistata lo scorso anno con l'interpretazione di una donna volubile e tormentata nel bel Il passato di Asghar Farhadi, Berenice Bejo fa ritorno a Cannes con un altro ruolo complesso e doloroso. Alla domanda se Michel l'abbia spiazzata proponendo un film e un ruolo di questa portata, l'attrice risponde: "No, ormai comincio a conoscere il suo modo di pensare. Anche se sembra folle, riflette a lungo su ogni progetto in cui si tuffa e questa è la ragione per cui le sue opere hanno sempre una qualità unica. Carole, il mio personaggio, è una testimone. Rispetto al cuore del dramma resta sullo sfondo fino al momento in cui incontra il ragazzino con cui crea una relazione speciale che la aiuterà a riscoprire la propria umanità". Dopo un ruolo da star, nel vero senso della parola, il marito le ha regalato una parte complessa, ma meno centrale. E' stato difficile farsi da parte lasciando spazio ad altri attori più giovani? La Bejo nega di aver sofferto, anzi sottolinea che "ciò che mi piace di questo film è la scelta di porre un'occidentale ai margini della vicenda. Di solito nei film di guerra gli occidentali sono coloro che sanno tutto. Carole non è un'eroina, ma una testimone. Al centro della vicenda ci sono i civili che hanno subito le conseguenze e le perdite della guerra. E' un film sulla resistenza umana. Ciò che amo di più del mio personaggio è la sua capacità di comprendere che, per influire a livello globale, occorre agire nel piccolo cambiando la realtà che ci circonda".

Realtà e cinefilia

The search: il regista Michel Hazanavicius sul set del film
The search: il regista Michel Hazanavicius sul set del film
Anche quando si misura con la realtà dei fatti e con la storia, Michel Hazanavicius non riesce a fare a meno di ispirarsi a riferimenti cinematografici. Dopo Cantando sotto la pioggia, la fonte di ispirazione per The Search proviene dal grande cinema bellico hollywoodiano. Il tutto a testimonianza della sua profonda passione per la settima arte. "Oltre ad essermi documentato sulla Cecenia, ho riscoperto un film di Fred Zinnemann intitolato Odissea tragica. La storia narrata è simile alla mia, in entrambi i casi al centro del plot troviamo un bambino coinvolto in una guerra, ma nel suo caso fuggiva da un campo di concentramento e veniva aiutato da un soldato americano. Io ho cercato di essere più concreto, mettendo in relazione un bambino ceceno con un soldato russo che è poco più grande. I loro visi si somigliano. I loro destini si incrociano in un momento preciso, ma avrebbero potuto trovarsi l'uno al posto dell'altro". Mentre nel film di Zinneman l'esercito tedesco viene sconfitto, la Russia continua ad essere al centro dell'attenzione mediatica per la politica aggressiva nei confronti di alcune ex repubbliche sovietiche come la Cecenia e, più di recente, l'Ucraina. Un argomento scottante con cui anche Michel Hazanavicius ha dovuto fare i conti. "Ho letto molti libri sull'esercito russo e sulla sua durezza scritti da giornalisti e da testimoni della guerra. Io ho scelto di parlare di persone che non hanno convinzioni politiche precise. Riguardo al modo in cui l'esercito russo viene dipinto, non credo di aver tradito il quotidiano dei soldati. Ho inventato delle scene, ma è un dato di fatto e tutti sanno che i soldati russi, in Cecenia, sono stati colpevoli di orribili massacri".

Un dramma universale che diventa personale

The search: Maksim Emelyanov in una scena
The search: Maksim Emelyanov in una scena
Un'esperienza a contatto con una realtà drammatica come quella della guerra, anche in un contesto fictional come il cinema, può toccare nel profondo. Ne è testimone Berenice Bejo che riflette sull'esperienza personale che la lega alla vicenda narrata nel film: "Prima di conoscere Michel conoscevo già la questione cecena perché ho incontrato persone in fuga dalla nazione. Io provengo dall'Argentina, un paese che ha sperimentato la dittatura. I miei genitori hanno lasciato il paese portando via mia sorella e me per darci un futuro migliore, perciò l'argomento del film mi ha toccato a livello personale. E' fantastico poter lavorare a un film di questa portata". Oltre alla Bejo, il pensiero di Michel Hazanavicius va all'altra interprete del film, Annette Bening. "Come nel caso di Fred Zinneman, anche Annette proviene da quel cinema americano che amo", spiega il regista. "Mi piaceva l'idea di un'attrice di Hollywood a contatto con una realtà tutta europea. La presenza di Annette nel film è stata fondamentale perché ha fornito una perfomance convincente, in più è venuta sul set da sola, si è accontata della sistemazione che lo offrivamo e ha sposato fin da subito lo spirito del film".