Recensione Non è un paese per vecchi (2007)

Che ci troviamo di fronte ad un Coen autentico lo si capisce da subito, dal voiceover che ricorda l'incipit di 'Lebowski', ma soprattutto dalla straordinaria caratterizzazione dei personaggi che appare evidente fin dalla prima sequenza.

Bentornati Coen!

Cominciamo col dire che No Country for Old Men non solo è un bellissimo film, ma è in realtà il film che tutti gli amanti del cinema dei fratelli Coen aspettavano, perché rappresenta contemporaneamente un ritorno al cinema più noir e sanguinolento del primo periodo (Sangue facile, Crocevia della morte) ma allo stesso tempo non rinuncia ai personaggi eccentrici e così profondamente vitali (e divertenti) dei vari Fargo o Il grande Lebowski. Tratto dall'omonimo romanzo di Cormac McCarthy, ma non si direbbe vista la perfetta aderenza del soggetto al resto della cinematografia dei Coen, lo script prende avvio in Texas con il ritrovamento da parte di Llewelyn di due milioni di dollari appartenuti a dei trafficanti di narcotici, e si trasforma presto in una caccia tra gatto e topo, in cui si inserirà un serial killer psicopatico e, ovviamente, la polizia locale.

Che ci troviamo di fronte ad un Coen autentico lo si capisce da subito, dal voiceover che ricorda l'incipit di Lebowski, ma soprattutto dalla straordinaria caratterizzazione dei personaggi che appare evidente fin dalla prima sequenza. Quanto più la storia è semplice e lineare, tanto più i due fratelli possono sfruttare le loro straordinarie doti narrative nel pennellare dialoghi memorabili e personaggi eccentrici (se non completamente folli) come da migliore tradizione, ma al tempo stesso reali, così come reali sono le problematiche che si portano appresso, come la stanchezza di vivere e l'ineluttabilità della morte, non solo degli uomini stessi ma anche dei valori in cui essi credono.
Nel finale emerge anche tutto questo, soprattutto grazie alla figura del vecchio sceriffo interpretato dal sempre bravissimo Tommy Lee Jones, ma nelle due ore si mescolano soprattutto sangue e ironia.

A risaltare è soprattutto lo suo spietato killer psicopatico (interpretato da uno straordinario Javier Bardem) che tra una sosta e l'altra del suo inseguimento al malloppo uccide tutti quelli che incontra con una bombola di aria compressa, incutendo timore e allo stesso tempo regalandoci risate con sguardi, silenzi e battute di straordinaria immediatezza. Llewelyn (un perfetto Josh Brolin) è invece il tipico anti-eroe che si trova immischiato in vicende molto più grandi di lui ma reagisce alla situazione con grande determinazione e intuito ma soprattutto con straordinaria freddezza ed impassibilità, un po' quasi come un novello Drugo (nel senso coeniano del termine) privo del fedele compare Walter ma con una passato da veterano del Vietnam alle spalle.

Sono tanti gli elementi che risuoneranno familiari per i conoscitori del cinema dei terribili fratelli minnesotani, ma si tratta di piacevoli richiami, mentre il film comunque mantiene una sua indipendenza e scorrevolezza nonostante le due ore piene di durata. Molto d'atmosfera i paesaggi splendidamente fotografati dal fedele Roger Deakins, che come sempre hanno un ruolo di grande rilevanza per un cinema profondamente calato nella provincia americana come quello di Joel Coen e Ethan Coen.

Movieplayer.it

4.0/5