Bellucci oltre la donna fatale ne Le deuxieume Souffle

La diva e il regista presentano alla seconda Festa di Roma il noir tratto dall'opera di José Giovanni.

Monica Bellucci è la prima diva a illuminare la seconda edizione della Festa del Cinema di Roma: accanto a Daniel Auteil, la splendida marchigiana è protagonista di una tragica storia di crimini e d'amore, Le deuxième souffle di Alain Corneau. La Bellucci accompagna il regista in conferenza stampa per la presentazione di questo film di apertura del concorso della seconda edizione della Festa del cinema di Roma.

Ci potete raccontare in poche parole la storie della realizzazione di questo film che è nato come omaggio ad uno scrittore, José Giovanni, ma è anche il remake del capolavoro di Jean-Pierre Melville. Come nasce questo film?

Alain Corneau: Ovviamante il film di Melville è un'opera eccezionale, che non ha bisogno di rimaneggiamenti, ma l'esigenza che abbiamo sentito è stata quella non di rifarlo, ma di raccontare in maniera moderna una storia chiema in causa valori universali, una storia che deve molto alla tragedia greca con questa metafora del gangster che serve ad affrontare molti temi universali. Tra l'altro lo stesso Melville aveva auspicato che dopo 20-30 anni ci fosse una nuova visione di questa storia. Noi abbiamo mantenuto la vicenda ambientata nel periodo originario, ovvero nei tardi anni '50. E' un film che si relaziona ad un'epoca ma in modo atemporale.

Una differenza con il film di Melville c'è anche per quanto riguarda il personaggio di Manouche, che al tempo doveva essere interpretato da Simone Signoret; il ruolo fu notevolmente ridimensionato e quindi lei rinunciò.

Alain Corneau: All'epoca avevano scelto di ridimensionare questo personaggio femminile che però ha una grande importanza ed è trattato in un modo moderno in un mondo di maschi.

Monica Bellucci: Manouche è un autentico regalo che mi è stato fatto da un grande regista: è una donna molto femminile ma anche una donna d'affari: manouche significa gitana, lei nel romanzo viene chiamata così perchè perché ballava in strada e veniva dalla strada. E' bionda ma con l'evidente ricrescita scura per fare capire che non è bionda vera ma si tratta di un'immagine che si è costruita. In realtà lei è una selvaggia, anche per come ama anche se nel momento in cui il suo uomo va verso la morte lei si avvicina a un altro gangster, più rassicurante. Manouche è anche una donna che si dedica molto alla sua femminilità e ha bisogno di un uomo al suo fianco. E' un genere di donna che non esiste più. Oggi abbiamo più diritti ma forse abbiamo perso un po' di questo tempo che dedicavamo a noi stesse, per la bellezza ma anche per la famiglia.

Che cosa racconta a noi oggi questa storia?

Alain Corneau: José Giovanni, che era davvero un ex delinquente e un evaso, diceva che i personaggi che metteva nei suoi romanzi li aveva conosciuti anche se sapeva bene che nei suoi libri non erano come nella realtà, altrimenti il sarebbe un lavoro giornalistico. Nei suoi romanzi i loro codici morali che non sono necessariamente quelli che avevano nella vita. E' vero che la malavita è cambiata negli anni anche a causa degli stupefacenti che sono stati una catastrofe per tanti motivi. Abbiamo visto sul campo come funziona il lavoro della pulizia, tradire gli altri è diventato la norma. Oggi è anche più semplice rimetterci la pelle. Questi codici esistevano ma oggi sono completamente scomparsi, pur essendo valori eterni: l'onore significa ancora quelcosa per noi.
In molti polizieschi si dice che il mondo era meglio prima, ma non è un modo di dire: quello che ho cercato di dire che nessuno può essere veramente felice in questo mondo, siamo tutti pesci fuor d'acqua.