Being Human: Umanità soprannaturale

Un vampiro, un licantropo e un(a) fantasma uniscono le forze per ritrovare l'umanità perduta nel quasi cult britannico Being Human.

Saran le lande brumose, sarà il tedio delle incessanti giornate di pioggia, saran certi castelli da brivido, fatto sta che gli inglesi sono i maestri delle espressioni letterarie più memorabili dell'orrore e in particolare del gotico. L'amante del genere ricorda con un lieve timore e un sottile piacere racconti di fantasmi, vampiri e orribili delitti perpetrati a causa di vendetta, cupidigia e parenti serpenti. Con l'avvento della Settima arte, le atmosfere agghiaccianti che caratterizzavano i racconti del terrore hanno trovato il mezzo di rappresentazione più consono grazie alle illimitate possibilità offerte dalla cinematografia. Vampiri, lupi mannari, fantasmi e altri mostri hanno invaso il grande schermo e, successivamente, sono approdati in TV, regalando allo spettatore uno sguardo sul soprannaturale, su un mondo distante anni luce dalla quotidianità di affitto, bollette, scuola e lavoro. Finché nel 2008 Toby Whithouse, attore e sceneggiatore britannico poco più che trentenne, ha intrecciato in Being Human i destini di tre creature soprannaturali che raramente si accompagnano l'una all'altra e mostrato come anche loro debbano sbarcare il lunario per sopravvivere. Come se la vita di un comune essere umano non fosse già abbastanza dura, per chi non lo è più le cose sono ancora più ardue, tra difficoltà di integrazione e turbamenti soprannaturali. Ne è dolorosamente consapevole Mitchell, vampiro squattrinato tormentato dalle tentazioni del sangue, e lo sa ancora meglio George, timido licantropo terrorizzato dal suo incontrollabile lato oscuro, e infine Annie, fantasma complessato con problemi di visibilità.

Trasmessa, contro ogni previsione, anche in Italia su Steel, la serie BBC Being Human, per ora composta di due stagioni e già in odore di - ahimé - remake americano, mette in scena le esistenze di tre ex umani ventenni residenti a Bristol che rincorrono l'umanità perduta.

Come Twilight e True Blood insegnano, il mondo è pieno di vampiri che vanno in rehab e tornano convertiti all'astensione ematica (anche se un goccetto ogni tanto è inevitabile). Mitchell (Aidan Turner, Desperate Romantics) non fa eccezione: per quanto i suoi connotati prendano le distanze dai canoni della bellezza "vampirica" classica - si veste malissimo, si impiastra i capelli con chissà cosa e non sembra particolarmente amico dell'acqua - il ragazzo è di bell'aspetto e con il suo fascino ferino non ha difficoltà a incontrare l'interesse delle donne locali. Dopo anni di svenamenti ed eccidi, Mitchell ha rinunciato al sangue umano e ora si sforza di mantenere un profilo il più basso possibile che gli permetta di vivere assieme agli umani senza essere smascherato. Per questo, assieme all'amico e coinquilino George (Russell Tovey, Doctor Who, Ashes to Ashes), ha scelto un lavoro "invisibile", una professione - uno fa il barelliere, l'altro le pulizie in ospedale - che fa passare entrambi inosservati. Anche George invidia l'altrui umanità - la sua l'ha persa da poco - e spera di liberarsi in qualche modo della maledizione che lo trasforma in lupo mannaro nelle notti di luna piena. Anche la sua personalità e il suo aspetto tradiscono lo stereotipo del licantropo: come Mitchell è poco affine al diafano e sofisticato vampiro cinematografico, George non è il tipico omone animalesco, anzi, è buffo, ossessionato dall'ordine e dalla pulizia, impacciato e intelligentissimo. Annie (Lenora Crichlow, Material Girl), bella e complessata, è un fantasma dalle caratteristiche curiose: a seconda dell'umore, è in grado di rendersi corporea e del tutto simile a un essere vivente. I tre sono i protagonisti della serie di Channel Four da due brevi ma folgoranti stagioni.

La britannica Four ha già distribuito Skins (per E4) e Misfits (pronta a sbarcare su Bonsai a giugno) e tante altre serie inedite che ci auguriamo vengano omaggiate dal mercato italiano, come il trittico di Red Riding (presentato a Festival Internazionale del Film di Roma) e la quadrilogia di Devil's Whore, prodotti diversissimi (il primo è la raggelante cronaca di una serie di infanticidi ambientato tra gli anni 70 e 80, il secondo è un cupo dramma in costume sulla Guerra civile inglese) ma accomunati da sceneggiature solidissime e volte a inscenare uno spaccato crudo e realistico della società. Being Human, nonostante appartenga al genere fantahorror, non tradisce lo spirito umanista delle produzioni sopracitate, anzi,

l'alterità delle tre creature delimita i contorni che definiscono l'umanità stessa. Mitchell, pieno di odio e risentimento per i suoi simili e costantemente prostrato dall'astinenza, George, insicuro e schiacciato dall'avversione per il proprio lato animalesco, Annie, bisognosa dell'accettazione altrui e incapace di riconoscere il fallimento della sua relazione con il fidanzato (che, per inciso, è proprio una brutta persona) soffrono problemi e complessi analoghi a quelli degli avi umani. Nella conversione alla soprannaturalità non sono stati liberati dagli umani tormenti, ne hanno solo guadagnati di nuovi, peculiari delle loro specifiche nature, che si sono impilati su quelli preesistenti. Inoltre, la società nella quale cercano di integrarsi è restia ad accettarli, e quando non si limita ad allontanarli, tenta di distruggerli. Le due stagioni affrontano, nel dipanarsi degli episodi - sei la prima e otto la seconda - due aspetti speculari della loro ricerca di umanità, nei quali il termine di confronto è sempre la società: la prima stagione illustra come le tre creature si pongono nei confronti di questa, ovvero come cerchino di integrarsi e venire accettati, nella seconda la serie illustra la reazione della comunità umana, che rifiuta e cerca di distruggere i mostri.

Being Human, essere umani: gli sforzi di Mitchell di non bere sangue e di difendere i cittadini di Bristol dai vampiri assatanati di Herrick costituiscono la sua modalità dell'umanità; il coraggio del nervoso George di combattere la propria natura animale e il desiderio di formare a una famiglia rappresentano il suo modo di essere umano;

l'altruismo e il rifiuto di Annie di lasciare il mondo dei vivi aggrappandosi con tutte le sue forze ai propri amici e alla propria casa esprime la sua umanità intrinseca. Anche nelle minuzie, nelle idiosincrasie e nelle piccole abitudini, i tre ci sembrano persone qualsiasi; Mitchell e George adorano la TV spazzatura, Annie non riesce a smettere di preparare tazze di tè anche se non può berle, George non rinuncia all'ordine neanche quando si deve trasformare in lupo, e lascia gli indumenti perfettamente piegati nei boschi. L'amicizia dei tre, basata sulla tolleranza della specificità delle loro differenti nature e delle paturnie individuali è il segreto della loro capacità di non perdere la propria umanità. Gli altri "mostri" che restano soli, o si uniscono a gruppi di loro simili prima o poi soccombono alla loro natura liminale.

Nella seconda stagione la solidarietà del trio viene meno e le conseguenze sono tragiche: se gli intenti dei tre perdono coesione e ognuno segue un percorso singolo, tutti sono inevitabilmente destinati a venire distrutti dal gruppo, sia esso composto di propri simili - i vampiri assassini del covo di Mitchell - o di umani - la setta deviata della dottoressa Lucy e di Kemp. Le comunità incontrate in Being Human, sia umane che soprannaturali, sono invariabilmente incapaci di accettare la diversità del singolo, e a farne le spese sono gli outsider: Mitchell, che è caduto nella tentazione di unirsi al branco, George, che nel tentativo di farsi una famiglia si è staccato dai compagni, Annie, incapace di stare da sola, e la fidanzata di George, Nina, illusa con false promesse.

L'orrore della seconda stagione non si dispiega in ambientazione gotiche (quanto gotiche possono essere la periferia di Bristol, sorta di Sunnydale di Albione, e le casette tappezzate con la carta da parati di David gnomo?), ma negli uffici e nei laboratori dove Lucy e Kemp studiano gli esperimenti per "liberare" i mostri della loro essenza. Saranno quegli stessi mostri a rigettare odio e rabbia e brama di vendetta dimostrandosi molto più umani dei loro antagonisti. Alla fine della seconda stagione, non stupisce che, mentre i vicini di casa accusano di pedofilia Mitchell solo perché fa amicizia con un bambino e una coppia di fanatici votano le proprie esistenze alle epurazioni etniche, il covo di Mitchell si sforza di riformarsi e gli altri fantasmi proteggono Annie dalle forze dell'aldilà. Il messaggio di Being Human è chiaro: i mostri sono gli umani e gli umani sono i mostri.