Bates Motel: La casa folle

Bates Motel, su Rai 2 dal 13 settembre, evoca i personaggi del romanzo del 1959 di Robert Bloch, Psycho, spostando l'azione a oggi e approfondendo l'adolescenza di Norman Bates e la sua insana relazione con la madre.

Serial killer in chiaro. È un'altra mossa lodevole, dopo Hannibal su Italia 1 (dal 12/9), e che onora il pubblico seriale spesso maltrattato dalle reti free, quella di trasmettere in chiaro la prima assoluta di Bates Motel, su Rai 2dal 13 settembre. Con Dexter in dirittura d'arrivo, l'interesse ludico e un po' morboso degli spettatori nei confronti dei serial killer slitta con successo (entrambe le serie sono state rinnovate, rispettivamente da A&E e NBC) su questi due prequel di cult cinematografici dall'ascendenza letteraria.
Bates Motel evoca i personaggi del romanzo del 1959 di Robert Bloch Psycho - poi trasposto nel cult hitchcockiano con Anthony Perkins - spostando l'azione a oggi e approfondendo l'adolescenza di Norman Bates e la sua insana relazione con la madre fragile. La prima stagione, concentrata in dieci episodi, segue il piccolo nucleo familiare, appena trasferitosi nel famigerato hotel della twinpeaksiana White Pine, mentre muove i primi passi per integrarsi nella nuova comunità.
Bates Motel si immerge immediatamente nell'oppressione e nella frustrazione del rapporto morboso, pieno di gelosia, attrazione e repulsione tra il giovane Norman e la madre, donna bellissima e sola, fragile e prevaricatrice. Thriller psicologico quasi estenuante sulla genesi della follia, la serie è soffusa dell'orrore ordinario della psicosi, e compie un'operazione molto più difficile della visionaria Hannibal, dove l'impatto spettacolare delle immagini materializzate di menti assassine stregano facilmente lo spettatore.

In Bates Motel, meno clamorosa dunque e più inquietante, la follia è fuoco sotto la cenere che serpeggia nell'intimo di un ragazzino paralizzato dalla gelosia - corrisposta - nei confronti della madre e invidioso di un fratellastro che, a differenza sua, sa sfogare il disagio con la violenza. Il diciassettenne Norman, ai primi segni di squilibrio, non è capace di esplodere, è attratto dalla morte ma il suo rapporto con l'omicidio è solo indiretto; la sua quotidianità è un susseguirsi di implosioni che traspaiono negli occhi e nelle mani, e sullo schermo si traducono in silenzi snervanti e inquadrature statiche di un ritratto ripugnante e affascinante al tempo stesso.
La serie indugia su eventi terribili eppure ordinari, come gli incidenti, le violenze in famiglia e gli stupri e il loro impatto sulle vite delle loro vittime, per poi soffermarsi sulle reazioni intime degli individui coinvolti e la rabbia e i dolori repressi.
Nei primi episodi è Norma (la candidata all'Oscar per Tra le nuvole Vera Farmiga, tornata alla serialità dopo il curioso poliziesco Touching Evil) il fulcro della storia: lei, magnetica, squilibrata e seducente donna che si crede capace di obliterare il passato, creatura infelice che mente a sè stessa e agli altri. Norma è una provocatrice incapace di valutare le conseguenze delle sue azioni, dal rapporto disturbato con gli uomini, un personaggio femminile narrativamente potente che gode dei tempi dilatati della serialità per sfoggiare tutte le sue sfaccettature. Lo show poggia sulla recitazione dei due protagonisti, e nel caso di Norma il suo sfuggente fascino è ampiamente accresciuto della sua interprete.
Il giovane Norman, sconcertato e sconvolto fino al blackout dalle prime sensuali allucinazioni omicide, è un adolescente degli anni 10, liceale anonimo con l'iPhone che tenta i primi approcci con le ragazze. Il serial killer in nuce, spaventato dai flash di allucinazioni oscene immortalate da una fotografia gelida, ha il volto dell'ex bambino prodigio Freddie Highmore. Il 21enne mette insieme una filmografia da protagonista fin dall'infanzia che comprende La musica nel cuore, La fabbrica di cioccolato e Neverland - Un sogno per la vita; ennesimo britannico in trasferta americana, si scrolla di dosso il passato cinematografico di bambino positivo e ottimista per abbracciare un ruolo televisivo ambiguo da assassino in erba.
Una mossa azzeccata, perché Bates Motel, se da una parte è una serie difficile da seguire per il ritmo faticoso, dall'altra ha dalla sua il potere dell'insinuazione, la capacità di mettere in scena momenti di tensione psicologica agghiaccianti e due protagonisti degni di empatia oscuri quanto difficili da ignorare.