Arrow: Squadra suicida, commento all'episodio 16 della stagione 2

Mentre il nostro Oliver è impegnato in una gara contro il tempo per fermare la terribile vendetta di Slade Wilson, gli autori di Arrow regalano ai fan un episodio in cui anche Diggle ha molto spazio.

Il plot

In seguito allo scoperta che Slade è vivo e più pericoloso che mai, Oliver cerca in tutti i modi di rintracciarlo ed eliminarlo prima che possa compiere la propria vendetta, anche nei confronti di Sara. Nel frattempo Diggle viene contattato da Amanda Waller e dalla A.R.G.U.S. per fermare un narcotrafficante afghano con cui ha avuto a che fare in passato. John accetta di partecipare ma non sa che sarà costretto a collaborare non solo con l'ex moglie, ma anche con una nuova squadra di pericolosi criminali, la Squadra suicida (Suicide Squad).

Cosa ci è piaciuto di questo episodio

Codename Freelancer. John Diggle è ormai da tempo un personaggio con poco spazio in una serie che episodio dopo episodio continua ad aggiungere elementi ad un universo giù molto ricco. Sono stati in molti a richiedere un maggiore spazio per il personaggio interpretato da David Ramsey e gli autori hanno accontentato i fan con questo episodio Diggle-centrico, che va ad esplorare il suo passato, il suo rapporto con l'ex moglie Lyla e con la sua nemesi Deadshot. In realtà non tutto funziona come dovrebbe, e l'avventura in stile James Bond non è particolarmente coinvolgente, ma questo personaggio funziona su più livello, soprattutto quando ad emergere è l'aspetto più morale: Dig è colui che più di tutti si ferma a porsi domande, a chiedersi fino a dove sia lecito spingersi anche quando si agisce in nome del bene. In un mondo di supereroi e superpoteri, John è uno dei pochi a poter contare solo sulla sua umanità e sul suo essere "normale", ma riesce comunque a brillare.

Nice jammies. Abbiamo detto che siamo felici di vedere Diggle come protagonista per una volta, ma in realtà ribadiamo che secondo noi funziona perfettamente anche soltanto come spalla di Oliver. E la simpatica scena iniziale di questo episodio dimostra che lo stesso vale anche per Felicity, anche con uno spazio ridottissimo questi due personaggi, i due membri storici di un Arrow Team ormai sempre più affollato, riescono non solo a strapparci sempre un sorriso ma anche a dimostrare un affiatamento e una profondità che è merce rara in una serie TV action. Ma è anche un elemento che quando è presente è forse il maggior punto di forza di un prodotto seriale.

Deadshot is a go. L'avevamo recentemente reincontrato nell'episodio Keep Your Enemies Closer, e già lì si era capito che il rapporto con Diggle era ben più interessante e profondo di quanto era stato lasciato intendere nella prima stagione. Costretti ancora una volta ad essere alleati forzati, i due si dimostrano una coppia molto ben bilanciata e dalle grandi potenzialità. Michael Rowe dimostra di essere ancora una volta un perfetto Floyd Lawton, e non vediamo l'ora di vederlo nuovamente in azione.

Oliver Lost. Siamo abituati ad un Oliver dalle idee chiare e pronto a tutto, ma dopo l'incontro a sorpresa con Slade Wilson, tutte le sue certezze sembrano venir meno ed è per questo che agisce in modo avventato con amici e alleati, bruciando ponti forse importanti (come quello con la Bratva) e finendo con il quasi alienare la sua compagna e più importante alleata. D'altronde Deathstroke ha pregustato la sua vendetta per 5 anni, e infestare i suoi sogni con paura e senso di colpa è in realtà soltanto l'inizio.

Cosa non ci è piaciuto di questo episodio

This ain't no task force. Se l'idea della CW era quella di provare a "vendere" questo episodio come una sorta di backdoor per un nuovo spinoff della Suicide Squad, ci dispiace ammetterlo ma noi siamo solo parzialmente convinti di un'eventuale riuscita. Diggle forse potrebbe funzionare abbastanza bene come leading man e il rapporto con Deadshot garantirebbe quantomeno una coppia interessante, ma The Bronze Tiger continua a lasciarci piuttosto indifferenti così come il resto del gruppo. Senza contare poi che lo Shrapnel di Sean Maher pare sia stato fatto fuori senza troppi fronzoli. Ma su questo non ci metteremmo la mano sul fuoco.

Il passato afghano. I flashback dell'episodio riguardanti John Diggle non hanno aggiunto molto, anzi, non hanno aggiunto nulla alla backstory del personaggio o al suo rapporto con l'ex moglie Lyla. Il personaggio di Gholem Qadir è ben poco significativo e - a parte il fatto che ci viene svelato come colui che voleva comprare il prototipo della macchina per terremoti nell'episodio di qualche settimana fa Tremori (Tremors) - poco più di un semplice espediente narrativo.

Note a margine

Oltre ai soliti simpatici richiami ad alcuni nomi noti per gli amanti dei comics DC (The Ostrander Hotel _e _Giffen Street rimandano entrambi a fumettisti degli albi originali della Suicide Squad), il cameo che ha suscitato un grande clamore è stato quella della bionda prigioniera della A.R.G.A.S. che offre una sua consulenza da "terapista qualificata". Si tratta evidentemente di Harley Quinn, spalla e fidanzata storica di Joker, per di più con la voce di Tara Strong, attrice che in passato e in più occasioni ha interpretato questo ruolo. Ci sarà maggiore spazio per lei in futuro o si trattava solo di un simpatico easter egg? Al momento non ci è dato saperlo, ma di sicuro Marc Guggenheim non ha mai nascosto la sua predilezione per l'universo di Batman e continua a farlo sempre con maggiore insistenza.

What's Next

Oliver torna al centro dell'attenzione, o quanto meno lo faranno le "sue" donne, visto che in Uccelli rapaci (Birds of Prey) (altro nome che non può che far venire in mente il giustiziere di Gotham City) vedremo il ritorno di Helena Bertinelli/The Huntress che prenderà come ostaggio un gruppo di persone tra cui Laurel, e ovviamente Sara farà di tutto per salvarla. Ben tre ex in un colpo solo, povero Oliver!

Movieplayer.it

3.0/5