Recensione Collateral (2004)

Mann regala ancora una volta sprazzi di inarrivabile tecnica in ogni fase del film: dai momenti di dialogo, nei quali pianta la sua camera sui volti nei personaggi quasi per sondarli e farne conoscere i posti più nascosti dell'anima, alle caotiche sparatorie girate in modo esplosivo.

Anime in rotta di collisione

Come costruire un capolavoro prendendo due personaggi opposti e infilandoli in una livida notte losangelina, dove l'abisso è in ogni momento a portata di mano, pur immaginando facilmente quale sarà l'epilogo: la lezione è di Michael Mann, ormai indiscusso re di quel sottile confine tra noir e crime-movie uno contro uno, che il regista di Manhunter - Frammenti di un omicidio, Insider - Dietro la verità e Heat - La sfida ha più volte esplorato con maestria.

Nella notte di Los Angeles, illuminata magicamente dalla fotografia di Dion Beebe e Paul Cameron e dalle riprese in digitale ("ho girato il film così perché solo questa tecnica poteva catturare tutte le luci di una notte in questa città", ha spiegato il regista), piomba Vincent (Tom Cruise), un killer spietato e glaciale fin dall'aspetto, capelli e anima grigia, abito color metallo, disincanto totale per il mondo e con l'unico obiettivo di portare a termine il suo lavoro: uccidere in poche ore cinque persone, tutte testimoni-chiave di un'inchiesta. Nulla di più, nulla di meno.

Per farsi portare nei cinque "luoghi di lavoro", sale su uno delle migliaia di taxi di Los Angeles, uno a caso. Il tassista è Max (Jamie Foxx), un personaggio tranquillo, gentile, timido, tanto da indugiare nel regalare alla sua ultima cliente (l'avvenente Jada Pinkett Smith che lo ha preso subito in simpatia) una cartolina di un luogo esotico, il suo sogno dove rifugiarsi dalla grigia realtà. Ma appena lasciato il sogno, il tassista si ritrova nell'incubo, e quel passeggero salito a bordo non resterà una delle tante facce che passano nello specchietto retrovisore della sua auto.
L'inesorabile killer (lui sì, senza alcun sogno) e il mite tassista partiranno insieme per una notte che li cambierà per sempre, nella quale dovranno addirittura collaborare e dove l'agnellino sarà salvato proprio dallo spirito di emulazione per il lupo.

Mann offre ancora una volta sprazzi di inarrivabile tecnica in ogni fase del film: dai momenti di dialogo, nei quali pianta la sua camera sui volti nei personaggi quasi per sondarli e farne conoscere i posti più nascosti dell'anima, alle caotiche sparatorie girate in modo esplosivo. Tom Cruise si inventa un personaggio inedito che non regala mai un sorriso (proprio lui, che si è concesso un giorno al Lido con il sorriso stampato in faccia), Jamie Foxx viaggia in modo incredibilmente lieve nella trasformazione progressiva di Max. Le buone prove di Mark Ruffalo e Jada Pinkett Smith completano un cast dal quale Mann ha cavato tutto il bene possibile, aggiungendoci un personaggio in più: la frenetica Los Angeles notturna, che fa da maestoso sfondo a una contesa dai toni epici.

Colonna sonora, come sempre con Mann, poeticamente integrata alle immagini, montaggio serrato e perfettamente funzionale alla storia, finale d'antologia: tutto a disegnare una cornice perfetta per due esistenze entrate in rotta di collisione. Per caso, in una notte, a Los Angeles.

Movieplayer.it

5.0/5