Recensione Chi nasce tondo (2008)

Un po' scollato nella trama e spesso sboccato, il film viene tenuto assieme da un Valerio Mastrandrea dal personaggio frustrato ma determinato, che dimostra ancora una volta un efficace spirito di adattamento.

Andata e ritorno 'ner core de Roma'

Secondo lungometraggio del regista Alessandro Valori, Chi nasce tondo uscirà il 16 Maggio in diverse sale di Roma e provincia. E' la storia di due cugini trentenni, Mario (Valerio Mastandrea) e Righetto (Raffaele Vannoli); il primo inquadrato ed in procinto di sposarsi con la figlia del titolare della ditta di antifurti per la quale lavora, l'altro scalcagnato e cialtrone che sbarca il lunario occupando edifici ed affittandoli a disgraziati e senzatetto. Le loro vite, ormai separate da anni, si incroceranno di nuovo con la scomparsa della loro nonna ultraottantenne, Italia, fuggita dalla casa di cura nella quale era ricoverata dopo averne svaligiato la cassa. La loro avventura sarà caratterizzata dall'incontro con personaggi talvolta comici, talvolta grotteschi, che aiuteranno i due cugini a svelare i misteri sul passato di nonna Italia, non senza colpi di scena.

L'evocazione un po' forzata della Roma delle osterie, dei dritti, derelitti e infami dei quartieri popolari fanno da scenario ad una trama che nel complesso risulta essere non troppo convincente non tanto per la sua struttura, piuttosto classica e già goduta in lavori come Al lupo, al lupo, ma per la scelta dei toni, esasperati dalla rappresentazione di scenari sicuramente reali ma improbabilmente rappresentati sul finire di questi anni 2000, Le osterie con i ceffi che le frequentano che giocano d'azzardo a 'zecchinetta' tra motti di spirito e mortacci, i poco di buono che dal Granicolo parlano ai loro 'colleghi' detenuti a Regina Coeli, il prete di periferia parolacciaro ma di buon cuore vengono presentati e rappresentati tutti in modo piuttosto chiassoso e tagliato con l'accetta. Un po' scollato nella trama e spesso sboccato, Chi nasce tondo viene tenuto assieme da un Valerio Mastandrea dal personaggio frustrato ma determinato, che dimostra ancora una volta con la sua maschera un efficace spirito di adattamento. Tuttavia la sceneggiatura dimostra di avere anche grandi momenti di ilarità suscitata dai dialoghi 'botta e risposta' tipici del cinema e della commedia romana, supportati anche dai simpatici camei di Sandra Milo, nei panni di una stagionata maîtresse di una casa di appuntamenti e del suo cliente, l'indimenticabile "Feribbotte" Tiberio Murgia. Un film, quello di Valori, che in modo volutamente (si spera) caricaturale eleva personaggi umili e meschini a eroi contemporanei, paladini di un mondo infame celebrati da una romanità ormai scamuffa da 'core de Roma'.