Recensione La canzone di Carla (1996)

Ken Loach racconta una storia di amore e di impegno politico con la consueta essenzialità di stile e la consueta partecipazione civile.

Amore e morte in Nicaragua

La storia di un uomo comune che, per caso e per amore, prende coscienza (e conoscenza) di drammi lontani da sé; all'improvviso, si indigna; combatte; diventa più consapevole; ma, anche la storia di una donna con molti fantasmi nel proprio passato; sradicata dal suo Paese di origine; legata, cuore e cervello, ad una realtà che non riesce a dimenticare; pronta a rischiare la morte per un ideale.
Ken Loach racconta una storia di amore e di impegno politico con la consueta essenzialità di stile e la consueta partecipazione civile.

In una Glasgow tranquilla ed indifferente, George, autista di autobus di linea, conduce un'esistenza ordinaria e senza scossoni. Prossimo al matrimonio, incontra per caso Carla, una ballerina di strada diffidente ed inafferrabile che, nasconde più di un segreto. Innamoratosi di lei, l'uomo scopre che che la ragazza ha un trascorso di combattente con i Sandinisti in Nicaragua e una storia d'amore ancora aperta con Antonio, un dissidente che è scomparso, forse catturato dai Contras. Deciso ad aiutare la ragazza a sciogliere i nodi del suo passato ed a liberarsi dalle sue ossessioni , George parte con Carla alla volta del Nicaragua e lì, scopre che povertà, scontri civili, violenza, morte, e paura, sono la 'normalità' di quel martoriato Paese. Accompagnato da Bradley (una sorta di Virgilio nell'inferno della guerra civile in Nicaragua), ex-agente Cia ora con i Sandinisti, George si avventura in un viaggio allucinante, pieno di ingiustizie e crudeltà che sconvolgono la sua esistenza di 'uomo tranquillo' .

Ken Loach conduce il film su due piani distinti e contrapposti e, divide idealmente, il film in due parti: la prima parte è quella più propriamente sentimentale e si svolge nella grigia ed anonima Glasgow. Assistiamo alla descrizione della vita di George (lavoro, fidanzata, famiglia, amici, pub), al suo incontro con Carla; alla nascita, lenta e sofferta, del loro amore; alle inquietudini della ragazza che sfociano in un drammatico tentativo di suicidio; alla decisione impulsiva ed irrazionale (da parte di George) di partire per il Nicaragua. Una prima parte, vibrante ed emozionante, resa tale dalla capacità straordinaria di questo regista di sublimare i sentimenti e di rendere universali e poetiche le storie comuni.

La seconda parte è, invece, tutta incentrata sulla guerra in Nicaragua (siamo nel 1987, e lo scontro sanguinosissimo tra Contras e Sandinisti è al culmine), ed è filmata con uno sguardo profondamente politico e militante. Ken Loach adotta una visione forse un po' troppo manichea per descrivere le tensioni sociali e la realtà del Nicaragua e, finisce per dare un'impronta forte del suo pensiero politico al film (invece di lasciare che ci si crei un' opinione propria). I Contras diventano i demoni, la piaga da debellare; la CIA viene descritta, come al solito, in maniera negativa ( è esplicitamente accusata di armare segretamente i Contras contro i Sandonisti); e i Sandonisti, pur nella violenza delle loro azioni, vengono giudicati (aprioristicamente) in modo positivo . Ken Loach ha un preciso punto di vista e, in questo film, dimentica la neutralità, e si schiera apertamente a favore di una causa. Ma, purtroppo, la semplificazione storica e la superficialità del giudizio politico rendono la seconda parte del film meno sincera e valida.

Malgrado ciò il film ha un'alta valenza sociale e politica perché mostra con grande realismo un conflitto, una guerra tra poveri in Nicaragua, dimenticato da larga parte dei media e della cinematografia in generale. Ken Loach sa come raccontare storie che disturbano la coscienza e inchiodano alla riflessione. Risulta potente e drammatico il confronto tra il grigiore tranquillo della vita a Glasgow contrapposto al sangue ed alla follia del Nicaragua, così come non possono non far riflettere le immagini e le descrizioni delle sevizie compiute ai danni dei prigionieri di guerra.
Scritto da Paul Laverty (che ha vissuto quasi due anni in Nicaragua), un avvocato scozzese che sarà lo sceneggiatore anche di un altro film di Loach (My name is Joe), ed interpretato ottimamente dal miglior attore inglese in circolazione, Robert Carlyle, il film, pur con le sue imperfezioni, resta un'opera imprescindibile per chi ama il cinema d'impegno politico.