American Gods 2x04, la recensione: testa e croce del dio Denaro

La recensione di American Gods 2x04: The Greatest Story Ever Told è un episodio denso e politico, in cui appare un nuovo personaggio al centro del conflitto divino.

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American Gods: Ricky Whittle e Orlando Jones nell'episodio The Greatest Story Ever Told

Venerazione o rigetto. Fede o sfiducia. Questa recensione di American Gods 2x04, così come tutte quelle che l'hanno preceduta, prende atto che la serie tv tratta dal visionario romanzo di Neil Gaiman non conosce vie di mezzo. Sì, perché American Gods ha una trama più verticale che orizzontale, preferisce andare in profondità, alle radici dei suoi personaggi, dei suoi luoghi e dei suoi feticci, trascurando spesso la linearità di una sceneggiatura spesso circolare, talvolta persino immobile. Non fa molta eccezione questo The Greatest Story Ever Told, che sin dal titolo ammette quanto la serie pubblicata su Prime ami rispolverare vecchi miti, mettere a sedere lo spettatore e affascinarlo con ataviche leggende. Avevamo lasciato il nostro Shadow Moon sulla soglia di una villa di Cairo, cittadina americana dal nome alquanto sibilino ed evocativo.

La sua sosta sarà breve, giusto il tempo di capire che si tratta di un'antica agenzia funebre legata all'antico culto egizio della morte e di giacere con una misteriosa creatura femminile capace di leccargli le ferite. E poi riecco il solito Mr. Wednesday col suo solito vizietto: prelevare Moon e costringerlo a seguirlo. Per quanto questa dinamica possa sembrare ripetitiva, questo giro di boa della seconda stagione ci conferma una volta per tutte che Shadow è come lo spettatore: frastornato, confuso, alla disperata ricerca di risposte. Quella rara confessione di Odino, con il dio che ammette di averlo scelto in quanto uomo senza niente da perdere e con nessuno a aspettarlo (sulla Terra come nell'aldilà), secondo noi, non dice affatto il vero.

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American Gods: Ricky Whittle e Ian McShane nell'episodio The Greatest Story Ever Told

Di vero c'è che la guerra di American Gods è ormai in pieno atto, nonostante sembri sempre in procinto di iniziare. Questo è un conflitto immateriale come gli dei, uno scontro che non ha bisogno solo di armi, sangue e muscoli per mettersi in atto. American Gods è stata, resta e sarà soprattutto una battaglia dialettica, una guerra di frasi, promesse e minacce, un conflitto dove manipolati e manipolatori sono tutti devoti al dio della parola.

American Gods 2x03, la recensione: nuovi burattini per vecchi burattinai

L'America ai piedi del dio Danaro

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American Gods: Ian McShane e Ricky Whittle nell'episodio The Greatest Story Ever Told

Fedeli e dei come burattini e burattinai. Sono parole chiave che usiamo spesso per parlarvi dell'anarchico show targato Starz. I due grandi marionettisti di American Gods sono senza ombra di dubbio Odino e Mr. World, abili strateghi a capo delle due fazioni di antichi e nuovi dei, destinate a scontrarsi in un'America scissa tra tradizione e innovazione. Questa seconda stagione ci sta presentando spesso personaggi chiave, in quanto perfetti aghi della bilancia all'interno della guerra divina. La scorsa settimana è stato il turno di Argo, il dio cieco della sorveglianza ammazzato da Laura Moon (su ordine di Odino) in quanto doppiogiochista. Questa volta siamo al cospetto del Dio più amato d'America (ma forse sarebbe meglio dire d'Occidente): il Dio Denaro. Il dio del dollaro è potente perché venerato, amato, con le persone in grado di fare qualsiasi cosa pur di ottenere le sue grazie monetarie. Una divinità antica eppure sempre al passo coi tempi, che è stato capace di raccontarci una delle storie più vecchie del mondo (ovvero quella dà il titolo all'episodio).

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American Gods: Ricky Whittle nell'episodio The Greatest Story Ever Told

È una storia che ci ha ammaliati tutti, che ci ha sottomessi con un inganno da abile prestigiatore: credere che un pezzo di carta valga qualcosa, aver concesso a banche senza fisicità di possedere i nostri risparmi sempre più immateriali ed evanescenti. Grazie a dialoghi sempre curati ed efficaci, American Gods 2 ci ricorda quanto il valore dei soldi sia un'antica fiaba a cui tutti amiamo credere, una dittatura a cui ci siamo sottomessi per convenzione. Però il dio Denaro è un perfetto bivio per la guerra tra Antico e Nuovo della seria: perché il nostro mondo crede ancora in monete e contenti, ma è anche devoto a bancomat, carte di credito, spese on line e transizioni contactless. Insomma è un dio che incarna il dilemma tra concreto e astratto. Un dio eletto grande burattinaio dalle stesse persone diventate i suoi fedeli burattini.

La guerra nella guerra: la questione razziale

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American Gods: Bruce Langley nell'episodio The Greatest Story Ever Told

Nell'antichità come nel futuro, c'è un'arma fondamentale per le sorti di qualsiasi guerra: le informazioni. Dopo la morte di Argo, Technical Boy decide si appellarsi a un suo giovane amico dal grande talento informatico, talmente in gamba da aver digitalizzato il talento di Bach, trasformando le note in codici binari. Ottenere informazioni, però, è forse la più facili delle imprese nel mondo contemporaneo, pieno zeppo di utenti che concedono milioni di dati senza battere ciglio. Mail, indirizzi, gusti, preferenze d'acquisto, volti, ricordi, passioni e interessi: tutto è a portata di click, tutto concesso gratuitamente da tutti noi. Però, sotto il tappeto del conflitto tra nuovi e antichi dei alla disperata ricerca di informazioni, adepti e alleati, serpeggia un inedito malessere. È quello espresso da una delle sequenze più intense e drammatiche dell'episodio (e dell'intera seconda stagione), dai violenti risvolti razziali.

Accade tutto a Cairo, quando la regina Bilquis incontra Mr. Ibis e Mr. Nancy, volto del dio Anansi. Il dio africano dell'inganno svela ai suoi colleghi "di colore" quanto il razzismo sia esso stesso un culto ben radicato in America. Il razzismo nei confronti degli afroamericani ha i suoi riti, le sue tradizioni, i suoi pregiudizi, la sua storia difficile da cambiare. E allora, forse, siamo davanti a una guerra nella guerra, a un malessere intestino delle divinità africane che lottano contro la prepotenza dei bianchi. A quattro episodi dalla fine di questa seconda stagione, lo show ci presenta un interessante colpo di scena che potrebbe sconvolgere gli equilibri delle forze in gioco. Noi possiamo solo assicurarvi che saremo sempre qui a recensire, vivisezionare e digerire con voi una serie complessa e affascinante come poche. Sempre fedeli ad American Gods.

Conclusioni

Settimana dopo settimana, rimaniamo sempre più affascinati da questa serie. Nella recensione di American Gods 2x04 abbiamo ammesso quanto la serie distribuita da Amazon Prime Video sia anarchica nel suo essere molto verbosa e piena di digressioni, poco lineare e per questo assai coraggiosa. In questo episodio, che segna il giro di boa della seconda stagione, entriamo in contatto col dio Denaro, nuovo ago della bilancia dello scontro tra Nuovi e Antichi dei, ma soprattutto entità amata e venerata dall'umanità. Però, al di là di questo conflitto ormai noto, The Greatest Story Ever Told ci presenta anche il malessere delle divinità afroamericane, ormai stanche del culto del razzismo.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La scelta di inserire divinità (come Argo e il Denaro) a metà strada tra tradizione e innovazione.
  • I dialoghi sempre curati e raffinati.
  • La messa in scena curata nei minimi dettagli.

Cosa non va

  • La confusione di Shadow inizia a essere un po' troppo ripetitiva.
  • La narrazione è così densa e promettente, che otto episodi ci appaiono troppo pochi per sviluppare tutto.