Recensione Brokers - Eroi per gioco (2008)

Un professore della città si ritrova in un piccolo borgo della Liguria, Zuccarello, dove trasmetterà a tutti gli abitanti la passione e la frenesia del mercato azionario.

Alti e bassi per la borsa di Zuccarello

Se pensate a Brokers - Eroi per gioco come un film girato tra il chiuso della sala delle contrattazioni, un locale alla moda di Wall Street e un attico sulla quinta strada, così come suggerirebbe il titolo, siete lontanissimi dall'ultima pellicola, la prima per il grande schermo, di Emiliano Cribari.
Anzi, il regista toscano al contrario sceglie come location il paese di Zuccarello, piccolo e grazioso borgo medioevale ligure, che diventa in breve il vero protagonista di una storia che si nutre di piccole cose, luoghi nascosti, della semplicità di uno dei tanti borghi nascosti d'Italia, al punto che è stato proprio il regista ad identificare con la sinergia con le piccole realtà della provincia italica il vero futuro del cinema, o per lo meno del suo cinema.

Ma facciamo un passo indietro: come siamo arrivati a Zuccarello?
Iniziamo a percorrere le strade acciottolate del caratteristico paesino a metà tra mari e monti seguendo la strana storia del professor Carlo Marzìa, uno stimato docente universitario che, per una consulenza andata male, perde tutti i soldi che aveva investito giocando in borsa.
Decide così di mollare tutto, e di ritornare nel luogo che aveva dato i natali al padre, dove lo attendono i personaggi più strani e caratteristici: il sindaco Orazio, il farmacista Nicola, la bella Lucia, lo strambo Joe, il piccolo genio Tonino. L'arrivo del professore scombussola la piccola comunità, fino al punto del diffondersi del contagio frenetico dell'investimento borsistico: in breve tutti iniziano a puntare, finchè l'intero paesino non diventa attore nei più importanti mercati azionari.
Una favola surreale quella diretta da Cribari - già visto all'opera con Tuttotorna - ma soprattutto scritta da Riccardo Leto, vera anima del progetto e sponsor primo della pellicola, che mescola tutti i buoni stereotipi del cinema dei "cantastorie" con quelli, un pò trascurati dal cinema odierno, della tradizione popolare della provincia italiana.

Il giovane professore fallito, il buon sindaco, padre e mentore della comunità, il tuttofare dall'estro poliedrico, il burbero ma simpatico bidello, il farmacista scontroso, l'insegnante di italiano con la testa fra le nuvole. Tutta la sceneggiatura costruisce idealtipi e si muove saltellando dall'uno all'altro, usandoli come strumenti di rilancio della narrazione.
Però, saranno la ristrettezza di mezzi, sarà una certa imperfezione di scrittura, ma Brokers si colora di un'ingenuità che spesso sconfina nella confusione, nella faciloneria di risoluzione dei problemi posti man mano che si va avanti nella storia, che non viene aiutata da una confezione che sa di televisivo al susseguirsi di ogni inquadratura.
La partnership con Gioco del Lotto, AAMS Gioco sicuro e Il Sole 24 Ore, veri produttori di un film che altrimenti difficilmente avrebbe visto la luce, non aiutano uno scorrimento leggero di una sceneggiatura che spesso si incarta in un didascalismo pubblicitario che va ben oltre il normale product placement che siamo abituati a vedere sul grande schermo.

Forse le troppe pretese penalizzano una favola che, se scritta con più semplicità, avrebbe potuto costituire un piccolo caso, come quello creato da Guendalina Zampagni e del suo Quell'estate presentato alla stessa kermesse romana.