Alessandro Roja, emergente senza vincoli

Sostiene di 'Non appartenere a nessuno' e di fare il suo lavoro soprattutto per amore, ed è questo che lo tiene lontano da vincoli artistici che gli impedirebbero di esprimersi al meglio. Lo abbiamo visto nel ruolo del Dandi nella serie di Romanzo Criminale e adesso è nelle sale con 'Tutto l'amore del mondo'.

Nato a Roma, ma di madre lingua spagnola, Alessandro Roja è uno dei giovani attori italiani più interessanti e promettenti. Diplomatosi nel 2003 al Centro Sperimentale di Cinematografia, si è subito fatto conoscere in TV partecipando ad Incantesimo 7 nel 2004. Ma è solo nel 2009 che la popolarità l'ha raggiunto, con il ruolo del Dandi di Romanzo criminale - La serie, che proprio in questo periodo è tornato a vestire sul set della seconda stagione della produzione Sky, che vedremo dal prossimo autunno.
Nel frattempo è nelle sale in Tutto l'amore del mondo di Riccardo Grandi, accanto a Nicolas Vaporidis ed Ana Caterina Morariu, ed il mese prossimo in televisione in uno dei nuovi episodi di Crimini, Neve sporca diretto da Davide Marengo, regista che abbiamo già apprezzato lo scorso anno con Il commissario Manara ed ora con la stagione 3 di Boris. Il tutto senza trascurare esperienze che sottolineano la sua voglia di libertà nell'approccio alla professione, come la partecipazione a L'Erede, co-produzione francese che segna il debutto del regista Michael Zampino.

Dopo la notorietà raggiunta con Romanzo Criminale - La serie, Tutto l'amore del mondo ti ha dato la possibilità di cimentarti in qualcosa di completamente diverso: come hai affrontato questa nuova esperienza?

Cercando di sentirmi come ci si sente dopo aver fatto un po' di capriole. Mi spiego: cerco di disorientarmi, di non darmi riferimenti, e di mantenere quella insicurezza che ti dà entusiasmo e ti rende curioso. Quando ho incontrato il regista Riccardo Grandi per questo film, ho capito che avrei avuto la possibilità di fare una cosa completamente diversa dalle altre che mi avrebbe fatto divertire. Ed ho provato a farla.

In Tutto l'amore del mondo interpreti il personaggio di Ruben - che come hai anticipato è un ruolo brillante - e affianchi Vaporidis in qualità di fotografo. Vuoi parlarci del tuo personaggio e del modo in cui ti sei preparato a interpretarlo?

Ruben Sebastiani è l'elemento caotico all'interno della storia, un personaggio naive, che dà l'impressione di essere totalmente fuori dal mondo, ma che forse vive il mondo a modo suo. Il personaggio si è delineato insieme al regista ed alcune suggestioni condivise da entrambi legate a comici americani e non solo, che ci han fatto da faro. Primo tra tutti John Belushi.

Nel film si dà ampio spazio al concetto di viaggio, che viene affrontato con la scusa della stesura di una guida turistica. Ti piace viaggiare e, se sì, quali luoghi consiglieresti, se dovessi parlarne in una guida?

Sì, trovo che viaggiare sia molto importante e stimolante. Consiglierei l'Australia, ci sono stato ed è come un pianeta diverso dal nostro. E' stupenda, almeno la parte che ho visto io, enorme.

In una recente intervista Vaporidis ha sottolineato un certo affiatamento con il cast e il team tecnico del film. Tu come hai vissuto questa esperienza, tra difficoltà ed aspetti positivi?

Sì, è vero, sul set si stava bene, ma in generale io cerco di avere sempre un buon rapporto con tutti, perchè la convivenza pacifica su un set è fondamentale. Inoltre ci siamo divertiti molto tutti assieme, non lo posso negare, e questa è una prova del grande affiatamento.

Tornerai presto in TV in Neve sporca, l'episodio girato da Davide Marengo per la stagione 2 di Crimini. Ci parli dell'episodio a cui hai preso parte?

E' un noir con risvolti da commedia nera, con un cast molto articolato e di qualità. Il mio personaggio è quello di Fabrizio, un facchino che lavora in un albergo e che accidentalmente trova una "cosa" di valore; se ne appropria pensando così di poter cambiare la sua vita, ma si rivela un goffo tentativo, innescando un domino che porterà a delle conseguenze inaspettate.

Sei attualmente sul set per girare la nuova stagione di Romanzo criminale che vedremo in autunno, puoi anticiparci qualcosa di quello che ci aspetta e dell'evoluzione del Dandi?

Posso solo dire che il lavoro che sto facendo è molto duro, da numerosi punti di vista. E che stiamo indagando le parti più profonde dell'animo del personaggio, seguendo dinamiche sempre più intricate ed oscure. Ci saranno delle sorprese e spero che il grande lavoro paghi.

Il successo di Romanzo criminale ha sicuramente contribuito a farti conoscere dal grande pubblico. Quanto è difficile in Italia imporsi ad un certo livello per un giovane attore?

E' molto difficile, specie se non vuoi appartenere a nessuno ed essere libero di fare quel che vuoi. Prima di Romanzo Criminale ero sempre io, ma facevo la mia gavetta tra luci e ombre. Poi la serie ha acceso un faro ed è stata una gran fortuna, ma il mio pensiero rimane quello di sempre: voler essere libero di sbagliare e riuscire senza dover dar conto a nessuno che non sia il libero giudizio del pubblico o della critica onesta. Non voglio perdere il piacere di fare il mio mestiere, per un attore emergente è come per un funambolo, passo dopo passo in un equilibrio precario. Però in questa difficoltà si crea anche la fascinazione per questo mestiere, almeno per me.

Sia Romanzo Criminale che Crimini sono due esempi di buona televisione italiana, due serie che emergono rispetto alle produzioni medie del nostro paese. Credi che possano contribuire alla crescita qualitativa delle fiction nostrane ed a dare maggior coraggio ai produttori nel selezionare i progetti futuri?

Onestamente non credo, sono due casi molto rari, delle piccole isole felici, ed io mi sento fortunato ad avervi partecipato, ma onestamente non mi sembra che in Italia ci sia il desiderio di migliorare il livello della serialità e dei film tv, ed è un peccato perchè ci sarebbero tutti gli strumenti per farlo ma, ripeto, credo che non ci sia la volontà di fondo per impegnarsi in questa direzione. Spero chiaramente di essere smentito il prima possibile!

Nel tuo futuro non manca il cinema ed hai preso parte alla coproduzione francese L'Erede, opera prima di Michael Zampino. Ci dai qualche dettaglio in più sul progetto?

Partecipare al progetto del regista Michael Zampino è stato per me solo un modo di rimanere coerente con il senso di non appartenenza a nessuno, se non al personale amore per questo lavoro. In antitesi con Tutto l'amore del mondo, L'erede è un progetto molto piccolo scritto dal regista con lo sceneggiatore Ugo Chiti; si tratta di un noir con differenti sfumature che indaga la natura degli esseri umani in momenti dell'esistenza in cui i limiti vengono forzati, ed in cui la violenza fisica e psicologica diventa unico strumento di comunicazione. A volte ricevere una splendida villa in eredità non è poi così meraviglioso, specie se nella villa ci son già degli inquilini...

Cinema e televisione hanno ritmi ed esigenze diverse: in che ambito ti trovi più a tuo agio?

A dir il vero, io ancora non ci ho capito nulla: se prendo Romanzo criminale come esempio, non fa testo perchè non è la televisione e nemmeno il cinema: si punta sulla qualità, ma fondendola con ritmi pseudo televisivi. Se penso a L'erede, ha il respiro del cinema d'autore con la pressione di una serie tv. Forse non so rispondere, ma so cosa desidero: fare un film dove per raggiungere la massima qualità si possa attingere ad un buon serbatoio di tempo.