Days Gone, anteprima del videogioco PS4: on the road tra The Walking Dead e Sons of Anarchy

Abbiamo passato 3 ore in compagnia di Days Gone, il nuovo videogame open world di Bend Studio, in arrivo il 26 aprile solo su PlayStation 4.

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La schermata di caricamento è nera come la pece. Poi guardi in basso a destra e noti un dettaglio che fa tutta la differenza del mondo: un anello che gira e rigira. Il giocatore attende Days Gone fissando questo piccolo oggetto dal valore inestimabile per il suo protagonista vagabondo. Un indizio confermato dal prologo della nuova esclusiva PlayStation 4, firmata Bend Studio e in arrivo il prossimo 26 aprile. Days Gone si apre gettandoci senza troppe remore in un mondo impazzito. Frenesia, caos, gente che fugge, città infestate, panico collettivo. Una pandemia spiazza l'umanità che prova a contenerla come può. Sul tetto di un edificio c'è un elicottero dei soccorsi pronto a partire.

Ed è qui che facciamo la conoscenza del nostro Deacon St. John, il protagonista assoluto di Days Gone. Personaggio schivo e taciturno assieme al quale passeremo almeno una trentina d'ore di dolorosa e malinconica sopravvivenza. Sul tetto del palazzo si consuma un arrivederci al sapore di addio: Deacon saluta sua moglie, le dona il suo anello e le dice che pretende di riaverlo quanto prima. Adesso è facile capire perché, nei momenti di attesa, saremo in compagnia di quell'anello che gira, ruota, ci ricorda il senso di tutto.

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Parte così l'open world Days Gone, mettendoci subito nella prospettiva di un legame affettivo perduto, di una persona che ha un motivo molto semplice e preciso per lottare ancora. Dopo questo frammento di passato, saranno soltanto asfalto e foreste in cui muoversi come predoni alla ricerca di materie prime come armi, benzina, cibo e oggetti di ricambio. Ammesso che i Furiosi (in originale chiamati Freakers in modo più suggestivo), immonde creature trasformati dal virus in mostri erranti, siano d'accordo.

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Il mondo dopo la fine: la violenza di Deacon

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Ogni apocalisse mette fine al coraggio. Perché chi resta, chi rimane, chi è costretto ad abitare uno scenario post-apocalittico fa tutto perché deve farlo, mosso soltanto da quella molla chiamata disperazione. Nelle prime ore di gioco che abbiamo passato in compagnia del motociclista trasandato di nome Deacon, abbiamo capito che sono le scelte a determinare che tipo di persona sia diventata il nostro protagonista. Lo vediamo ammazzare Furiosi con dimestichezza, impugnare ogni tipo di arma, fabbricare molotov, maneggiare mazze da baseball con disinvoltura. E poi ammazzare un uomo (non senza un pizzico di rammarico riflesso nei suoi occhi). Perché, come altri racconti post-apocalittici ci hanno insegnato così bene, sono sempre gli umani il nemico più pericoloso da affrontare. Forse Deacon con la violenza ci ha sempre avuto a che fare. Forse è un territorio che conosceva bene anche prima che il mondo andasse a pezzi.

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Laddove altri hanno preferito trincerarsi dentro accampamenti di fortuna, Deacon (in compagnia di un fedele compagno di scorribande su strada) preferisce errare, vagabondare, spostarsi e muoversi per mantenere intatto un legame con la vita di prima. Moto, tatuaggi, smanicati, anelli: è evidente che Deacon facesse parte di una banda di biker. Ed è molto probabile che ne abbia ereditato il codice morale assieme a un sistema di valori utili in una situazione così disperata. Proprio come Jackson "Jax" Teller, il protagonista di Sons of Anarchy, il nostro Deacon è scisso tra una vita privata in grado di mostrarci il suo lato più sensibile e una fiera esistenza da biker duro, ispessito, impermeabile. Se è vero che la parte narrativa di Days Gone occuperà il 20% dell'esperienza di gioco, siamo certi che percorreremo ancora questo binario che scorre dentro Deacon: un po' innamorato, un po' balordo. Un po' legato al passato, un po' pronto a tutto per guadagnarsi il domani.

Il paesaggio che parla

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In un mondo dominato dalla sopraffazione e dalla diffidenza, è impossibile fidarsi di qualcuno. Ecco perché la migliore amica di Deacon è la sua fedele motocicletta. Nelle prime ore di gioco la usiamo soltanto per pochi minuti (la fisica del mezzo è forse l'unica cosa che non ci ha convinto molto) ma è chiaro che la cura e la personalizzazione della due ruote darà vita a un rapporto simbiotico degno di un cowboy e del suo destriero. Quello che ci ha colpito è l'atmosfera sporca in cui è calata questa storia di rottami, briciole e stenti. Attraverso una regia dinamica, che alterna adrenaliniche sequenze action e momenti di quiete esplorativa, Days Gone ci porta per mano dentro un mondo imbastardito in cui muoversi è l'unico modo per non marcire. Proprio come i protagonisti di The Walking Dead, resettati dopo l'apocalisse, anche Deacon viene messo alla prova nelle scelte morali, sempre davanti a un bivio che insegue il giocatore durante le fasi di gameplay.

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Durante la missione in cui dovevamo recuperare un oggetto prezioso per il nostro eroe, ci siamo accorti di un mondo di gioco dominato da un contrasto perenne e feroce: brutalità e bellezza, violenza e quiete. Se la natura umana è ormai compromessa, la Natura domina la scena con gli incontaminati scorci di un Oregon ancora rigoglioso e verdeggiante. Il che rende il paesaggio il vero co-protagonista della storia. Non ancora arresa alla fine, la Natura si fa contemplare, concede a Deacon attimi di riflessioni per ragionare sui suoi giorni "andati" e sulla sua di natura, forse ancora aggrappata a un pizzico di umanità. Per capire che strade prenderà Days Gone, dovremo aspettare il 26 aprile. Per adesso è stato come vedere un buon pilot di una serie tv di genere, in cui l'apocalisse tasta il polso e il cuore di una persona. Staremo a vedere. E a giocare.