40 sono i nuovi 20: se la crisi diventa riscoperta

Una piccola commedia romantica che punta tutto sul magnetismo di Reese Witherspoon ma avrebbe potuto osare di più, affrontando con più coraggio il tema dell'empowerment femminile al di là dei cliché.

A Hollywood una donna, il giorno del suo quarantesimo compleanno, e probabilmente tutti quelli che seguono, non può far altro che tremare, oscillando sull'orlo del baratro. Lacrime, rimpianti, depressione, e infine la rassegnazione a entrare in una nuova fase della vita in cui dovrà combattere per non diventare invisibile e inerme, perché l'unico potere che le è stato concesso di esercitare - quello legato alla sua gioventù e alla sua bellezza - è ormai un ricordo.

40 sono i nuovi 20: Michael Sheen e la regista Hallie Meyers-Shyer sul set del film
40 sono i nuovi 20: Michael Sheen e la regista Hallie Meyers-Shyer sul set del film

Il quadro è ancora più deprimente, ovviamente, se in questo momento critico la signora perde anche la "sicurezza" del rapporto col coniuge, e la relativa rispettabilità sociale. Per lo meno nel caso di 40 sono i nuovi 20 il marito di Alice Kinney (Reese Witherspoon) interpretato da Michael Sheen, non la lascia per una donna più giovane. È lei a piantarlo a New York per tornare con le figlie nella nativa Los Angeles, dopo alcuni anni di matrimonio infelici e costellati dai tradimenti (di lui).

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In quanti sotto un tetto?

40 sono i nuovi 20: Reese Witherspoon e Nat Wolff in una scena del film
40 sono i nuovi 20: Reese Witherspoon e Nat Wolff in una scena del film

Naturalmente Alice ha anche la fortuna di aver conservato il suo fascino in barba al certificato di anzianità conclamata appena consegnatole dalla società e dai media; e questo fa sì che, in un bar, attiri l'attenzione di un bel giovanotto ancora ben sotto i trenta.
Tra l'emozione del rientro a L.A., l'euforia della conquista, e ovviamente qualche bicchiere di troppo, Alice si lascia andare e una cosa tira l'altra... fino all'inattesa batosta. Nuovamente sobria e molto imbarazzata, la mattina dopo Alice si ritrova il mancato amante e i suoi due amici installati in casa, o meglio, nella splendida villa con dependence pagata con i successi del padre regista - per quale lo sceneggiatore del trio, George (Harry è una sorta di ingegnoso tutto fare e Teddy un attore) ha una devota ammirazione. Conquistati dalla simpatia reciproca e decisi a vietare le complicazioni sentimentali, i quattro si accordano affinché i giovani restino ospiti di Alice mentre scovano un produttore per il loro film. Fino a che il marito di Alice non decide che è giunto il momento di farsi vedere a Los Angeles...

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40 sono i nuovi 20: Reese Witherspoon e Pico Alexander in una scena del film
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Aggiungi un posto a tavola

40 sono i nuovi 20: Jon Rudnitsky in una scena del film
40 sono i nuovi 20: Jon Rudnitsky in una scena del film

Se le premesse del film non sono certo delle più solide o promettenti, lo sviluppo difficilmente potrà fare miracoli. In questo caso lo script di Hallie Meyers-Shyer, qui all'esordio sia come sceneggiatrice che come regista, non riesce a decidere sul da farsi: raccontare una donna in un momento decisivo della sua vita, sottolineare il contrasto tra la disillusione di una coppia di mezza età e l'entusiasmo della generazione appena successiva, esplorare i paradossi e le dinamiche di un matrimonio logoro? Alla fine Meyers-Shyer si risolve a fare ben poco di organico e il suo film si rivela un palcoscenico per interpreti amabili e avvenenti alle prese con un intreccio già debole che si fa sempre meno credibile con l'avanzare del minutaggio.

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Reese Witherspoon, per fortuna, è attrice di razza che riesce a sostenere un film che non la sostiene, e rendere piacevole anche il dialogo più fiacco e prevedibile e la soluzione narrativa più sterile; tutto sommato il film non manca di momenti che strappano una risata, anche se li dobbiamo per lo più all'interazione sia con le due bambine che con gli "uomini della sua vita".

Le sirene di Hollywood

40 sono i nuovi 20: Candice Bergen in una scena del film
40 sono i nuovi 20: Candice Bergen in una scena del film

La natura irrisolta e immatura della pellicola è particolarmente evidente nella gestione di quelli che avrebbero potuto essere gli elementi più incisivi della sceneggiatura: l'esplorazione della condizione di una donna che si affranca da un marito invadente e fedifrago non per andare a letto coi ragazzini, ma per muovere i primi passi in una dimensione più autonoma, e il carattere metacinematografico che il piacevole flashback iniziale dedicato al padre regista di Alice sembrava indicare come fondamentale. Invece i legami della vicenda con Hollywood, i suoi paradossi e le sue lusinghe, il suo presente e il suo passato sono superficiali, posticci e di conseguenza irritanti, un po' come la bella, lussureggiante dimora losangelina che, come il film, non prende mai vita per davvero.

Movieplayer.it

2.5/5