24, Day 7: Jack Bauer sbarca a Washington

L'avvio della settima stagione del serial con protagonista Kiefer Sutherland, che cambia scenario e formula per riproporre le avventure del tribolato ex agente anti-terrorismo.

Dopo il breve assaggio di 24 - Redemption, che faceva da ponte con gli avvenimenti della sesta stagione (Day 6), torna 24, ovvero una delle serie più acclamate ed innovative dell'ultimo decennio. Torna dopo un'assenza di quasi due anni - interrotta con il già citato film TV dello scorso novembre - dovuta allo sciopero degli sceneggiatori del 2008 che ha visto proprio in 24 - a causa del poco flessibile format che ha fatto la fortuna del serial - la sua vittima più celebre, tanto da costargli un'intera stagione di sosta. La ripartenza non è stata ovviamente indolore, i quattro episodi andati in onda il 12 e il 13 gennaio negli USA hanno riportato ratings e ascolti di tutto rispetto ma anche un significativo calo (intorno al 20%) rispetto alla premiere della stagione 6 di due anni fa: ma si tratta di un calo già previsto e probabilmente inevitabile per una serie che ha basato molto del suo successo sul ritmo e la tensione che caratterizzano i suoi plot, una carica di adrenalina che si sussegue instancabile per ventiquattro episodi e che per anni ha rappresentato il massimo esponente dele genere poliziesco/thriller della stagione televisiva americana.

Una pausa così lunga che arriva dopo la stagione più debole della serie e coincide così con una manciata di cambiamenti quasi radicali sull'intelaiatura dell'intero concept: innanzitutto il cambiamento di setting dall'abusata Los Angeles all'inedita Washington, un passaggio intelligente considerato il forte legame che da sempre c'è tra le avventure di Jack Bauer e quelle interne alla Casa Bianca e in più una tabula rasa per quanto riguarda la CTU (Counter Terrorist Unit) e la collaborazione di Bauer con il governo degli Stati Uniti.
L'inizio della stagione è proprio dedicato ad un processo a cui Bauer viene sottoposto dal Presidente del Senato Blaine Mayer (la guest star Kurtwood Smith) per avere più e più volte infranto la legge lavorando per la CTU - ormai smentellata da diversi anni - finendo addirittura con il torturare per informazioni un gran numero di cittadini americani e non. Bauer non nega le accuse che gli vengono rivolte ma semplicemente le giustifica con i risultati ottenuti, ma la sua deposizione viene interrotta da un'agente FBI (Annie Wersching) che prende in consegna Bauer e se ne assicura i servigi per una missione di grande importanza: fermare un gruppo di terroristi che si è impossessato di un congegno in grado di superare i firewall di tutte le infrastrutture governative del paese. Perchè Bauer? Semplicemente perché a guidare questa cellula terroristica domestica c'è una sua vecchia conoscenza, ovvero il Tony Almeida che per cinque stagioni è stato il suo più valido alleato ma che è stato creduto morto per anni.
Non una grande sorpresa per gli spettatori, visto che la notizia era già trapelata più di un anno fa; d'altronde la morte di Almeida (uno dei personaggi più amati dell'intera serie) era sempre stata al centro di molte discussioni tra i fan: in tanti non credevano alla scomparsa di Tony a causa della mancanza del silent clock che normalmente accompagna tutte le morti più importanti e tragiche della serie. Il personaggio interpretato da Carlos Bernard quindi torna per la gioia di molti, ma torna in versione molto più dark e dalla parte opposta a quella di Bauer. Quello di Almeida è l'unico personaggio storico della serie - con l'esclusione di Bauer ovviamente - a comparire nei primi due episodi, mentre ci vengono presentati nuovi elementi quali i membri dell'FBI che si occupano della caccia ai terroristi o i nuovi abitanti della Casa Bianca.

L'agente speciale Renee Walker è colei che è a capo dell'investigazione, in cui è coaudivata dagli esperti informatici Janis Gold (Janeane Garofalo) e Sean Hillinger (Rhys Coiro), ma deve rispondere al capo Larry Moss (Jeffrey Nordling) che fin da subito non vede di buon occhio la sua alleanza con una testa calda come Bauer.
Sul fronte politico invece c'è una novità, ovvero un nuovo presidente degli Stati Uniti, o meglio una Madam President: agli autori di 24 è sempre piaciuto essere precorritori, e infatti nelle prime stagioni ci avevano presentato un presidente di colore, David Palmer. Nell'era di Barack Obama (ma ricordiamo che questa stagione dello show avrebbe dovuto andare in onda l'anno scorso, in piena campagna elettorale) 24 anticipa i tempi sulla prima presidente donna. Allison Taylor è dunque il primo cittadino degli States, ed ha già dimostrato di sapere il fatto suo attraversando una terribile esperienza personale, il suicidio del figlio, senza trascurare il suo lavoro. Suo marito, il first gentleman, non sembra aver elaborato la tragedia, anzi è convinto che il figlio non si sia ucciso. E le sue manovre per fare chiarezza sulla vicenda iniziano a interessare i servizi segreti.
La gatta da pelare della potente consorte è altrettanto tragica, ma su scala ben più vasta: la presidente

intende fermare il genocidio che è in atto in un fittizio paese africano, il Sengala, e per questo sta preparando un'azione militare di ampio raggio. Ancora una volta quindi, siamo nella rovente situation room, nel circolo chiuso in cui si decidono le sorti del mondo intero.

Queste le premesse gettate con i primi due episodi di questo Day 7: con i due show successivi, come è consuetudine in 24, le cose si complicano, gli assunti iniziali sono rovesciati con rivelazioni sosprendenti, e l'azione torna ad essere protagonista. Bisogna ammettere, però, che nonostante le novità nell'impianto per il momento non vi è sentore di freschezza e autentica originalità: i temi sono quelli a cui siamo abituati, con un gruppo terroristico che minaccia la nazione, doppiogiochisti e spie per ogni dove e funzionari governativi corrotti. Ad ogni modo, abbiamo ancora dinanzi a noi 20 episodi e 4 mesi senza pause in compagnia di uno show che, pur avendo perso la brillantezza degli esordi, rimane una visione piacevolissima.