Mafia Mamma, la recensione: su Prime Video una commedia stereotipata

La recensione di Mafia Mamma, film dove Toni Collette veste i panni di una donna americana che da un giorno all'altro si ritrova a capo di una famiglia mafiosa calabrese, con tutte le conseguenze del caso.

Mafia Mamma, la recensione: su Prime Video una commedia stereotipata

Donna di mezz'età, Kristen è una scrittrice a tempo perso che per guadagnarsi da vivere lavora presso una ditta di cosmetici. Sposata in un matrimonio ormai finito e madre di un ragazzo adolescente, riceve un giorno una chiamata dall'Italia: dall'altro lato della cornetta vi è Bianca, che la sta contattando dalla Calabria per informarla che un nonno mai conosciuto è improvvisamente scomparso. Spinta a partecipare al funerale, anche dopo aver scoperto il tradimento del marito, alla susseguente lettura delle volontà testamentarie del parente, Kristen si ritroverà coinvolta in un'incredibile (dis)avventura.

Come vi raccontiamo nella recensione di Mafia Mamma, quell'eredità che all'inizio sembra consistere soltanto in un vigneto diventa qualcosa di ben più importante e pericoloso: Kristen ha infatti il compito di succedere al defunto come nuovo capo della famiglia mafiosa dei Balbano, in guerra aperta con i rivali Romano. La donna rifiuta categoricamente il suo nuovo ruolo ma una serie di circostanze la obbligheranno a prendere almeno momentaneamente il comando, con conseguenze imprevedibili per tutti...

Un'Italia da cartolina stonata

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Toni Collette a spasso per Roma

Non è un caso che la protagonista si trovi più volte a citare delle pellicole romantiche ambientate nel nostro Paese come Sotto il cielo della Toscana (2003) e Mangia prega ama (2010), salvo dichiarare tranquillamente di non aver mai visto un capolavoro come la trilogia de Il padrino. D'altronde anche in questo caso si segue la cifra stilistica di un cinema nazional-popolare di basso livello, pronto a restituire per l'ennesima volta su grande schermo una serie di stereotipi sul BelPaese osservati da uno sguardo tipicamente americano. Fin dall'approssimativo, grossolano, titolo, Mafia Mamma non fa nulla per nascondere la sua essenza di futile divertimento a tema, ma se l'operazione non si rivela un disastro totale è esclusivamente grazie all'impegno della protagonista, nonché produttrice, Toni Collette, che cerca di sopperire con brio e simpatia alle falle di un racconto che si perde su stereotipi ormai abusati che non fanno ridere più nessuno.

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Niente di nuovo sotto il sole

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Toni Collette e Monica Bellucci

Gag e battute in serie che si susseguono nel corso dei cento minuti di visione, andando a segno in rarissime occasioni in quest'ennesima variazione del gangster movie virato al femminile, con tanto di sparring-partner interpretata da una spenta Monica Bellucci, a guidare un cast di interpreti nostrani che finiscono per vestire i ruoli delle canoniche macchiette d'ordinanza. La violenza di stampo mafioso è sempre attigua a quell'anima ilare-grottesca che caratterizza l'operazione, pronta a trascinarsi su soluzioni via via più improbabili e su colpi di scena altrettanto mal gestiti. Non mancano controversi riferimenti al processo nei confronti di Amanda Knox e il classico discorso sull'emancipazione femminile, con questa donna che prende il potere in un ambiente solitamente ad ambito patriarcale: il tutto è naturalmente in tono leggero e superficiale, al punto da essere ancor più forzato del previsto.

Da Hereditary all'eredità

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Ancora Toni Collette in una scena

Nevrotica, esaurita e in cerca di rapporti occasionali dopo tre anni di digiuno sessuale per via di un marito fedifrago: Kristen è una figura volutamente sopra le righe, classica scheggia impazzita pronta a cacciarsi sempre nei guai ma al contempo a risolverli con un buon mix di ingegno e fortuna da principianti. Nonché l'unico motivo di parziale divertimento di un film altrimenti scialbo e banale, che ricicla un immaginario consolidato senza ispirazione ed equilibrio, ad uso e consumo di un intrattenimento che più inerme non si può. Dietro la macchina da presa troviamo Catherine Hardwicke, che dopo gli interessanti esordi con Thirteen - 13 anni (2003) e Lords of Dogtown (2005) si è persa tra un Twilight (2008) e un Cappuccetto rosso sangue (2011): qui pur alle prese con un filone del tutto diverso non trova il bandolo della matassa e si limita, dal punto di vista registico, a un compitino semplice semplice, risultando paradossalmente il male minore di un'operazione sgangherata quando non offensiva.

Conclusioni

Il vero crimine non è uno dei tanti commesso - più o meno volontariamente - dal personaggio di Kristen, bensì aver sprecato il talento di Toni Collette in una commedia così floscia e stereotipata, tanto volgare quanto incapace di pungere sul vivo. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Mafia Mamma, la protagonista si ritrova di punto in bianco a capo di una famiglia malavitosa, salvo pensare continuamente al sesso mentre cerca di sistemare i conti con le gang rivali. L'attrice principale offre un'interpretazione frizzantina, ma nulla può in una sceneggiatura popolata di momenti scult che banalizza ancora una volta gioie e dolori del BelPaese, per un intrattenimento vacuo e fintamente femminista.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
2.7/5

Perché ci piace

  • Toni Collette ha verve e carisma...

Cosa non va

  • ... ma il suo personaggio, come del resto tutti gli altri, sono semplici macchiette.
  • Una sceneggiatura ricca di fastidiosi stereotipi sul nostro Paese.
  • Messa in scena anonima.